Giovedì 28 Marzo 2024

Una porta da varcare: i risultati della ricerca partecipata (Video)

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L’attesa per i risultati della ricerca epidemiologica partecipata, palpabile in quanti ieri hanno preso parte all’evento organizzato dal Comitato Ambiente-Salute nell’aula consiliare del nostro Comune, è stata a sufficienza ripagata: dopo anni di polemiche; accuse; mancate ammissioni di colpa la nostra città ha avuto, per la prima volta, la possibilità di conoscere, dall’alto dell’autorevolezza propria delle carte di scienza, quali sono state (e in previsione quali potrebbero essere) le conseguenze dei disastri ambientali prodotti dall’attività, non solo quindi dall’esplosione del 26 settembre 1976, dell’Enichem. Se vogliamo un riconoscimento post-mortem alla stessa memoria di chi, Nicola Lovecchio in testa, ha sempre creduto nella necessità di far chiarezza nel presente su quanto accaduto nel passato, per progettare un futuro migliore per la comunità intera. Ma procediamo con ordine: come sostenuto, in apertura , dal prof. Annibale Biggeri, analizzando la nostra realtà si è trovato quello che all’inizio della ricerca partecipata era stato ipotizzato come scenario 3 ossia, in estrema sintesi, una criticità collegata al problema inquinante (ancora presente) unito alla necessità di realizzare una completa bonifica. La correlazione tratteggiata da Biggeri, elemento tra i più interessanti ripreso anche dagli altri relatori (prof. Marco Cervino; prof. Gianicolo), è stata al centro dell’esposizione della dott.ssa Maria Angela Vigotti. Nei dati da lei presentati emerge come nel corso degli anni si sia perso quel “vantaggio di salute” che la nostra città mostrava in passato rispetto al resto della Puglia: si continua a morir di meno in riva al golfo rispetto alla media regionale ma non più nelle dimensioni pre-anni ’80. Sono, in correlazione a questo dato, aumentati i casi di morte per infarto del miocardio oltre che per tumore ai polmoni; morti strettamente legate ad un inquinamento prolungato che, purtroppo, potrà ancora manifestarsi nei prossimi decenni.                                                                                                                    Essendo una ricerca partecipata, tuttavia, non ci si è soffermati solo sui pur importanti elementi scientifici ma si è data centralità anche alla prospettiva esperienziale, umana. Come sottolineato dalla storica Malavasi per scandagliare il passato della nostra città in merito alla “faccenda Enichem” si sono rese necessarie nuove categorie d’analisi perché, oltre al danno subito (a livello ambientale), vi è stato anche un danno ingoiato (il non detto). La fotografia tratteggiata dalla prof.ssa Malavasi è un sunto, del resto, della politica industriale post-boom: uno sviluppo ricattatorio (basato sul diktat lavoro o salute) e ignorante (in molti non sapevano pienamente l’attività e le conseguenze della complesso industriale) con un disastro i cui effetti sono ancora tangibili a livello socio-economico ( come nel resto d’Italia, specie al sud, anche a Manfredonia alla scomparsa dell’industria è seguito un vuoto ancora non colmato).                                                                             Una sofferenza ,quella subita dalla cittadinanza, prolungata, dunque, in grado però di suscitare una resistenza altrettanto prolungata. Nelle parole della prof.ssa Rosa Porcu, portavoce del Comitato Ambiente- Salute, questa ricerca non è infatti meta ultima ma solo passaggio transitorio: molto e tanto è ancora da farsi, da un possibile osservatorio e centro studi permanente alla necessità di completare l’operazione di bonifica del nostro territorio. Con la speranza di una sempre maggiore partecipazione: con la ricerca partecipata, come ribadito in chiusura dal prof. Biggeri, la porta, fra team di esperti e cittadinanza è stata aperta; sta ai cittadini adesso varcare l’ingresso di questa porta e riempire la stanza della ricerca!

Domenico Antonio Capone

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ManfredoniaNewsTV · News

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