Giovedì 28 Marzo 2024

CHI INQUINA IL NOSTRO MARE?

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La società civile sembra aver preso coscienza che occorre riunirsi per manifestare a tutela del rispetto dei nostri diritti spesso violati dal peggior male che affligge la vita politico-sociale italiana: la burocrazia. Un male che può creare dei danni irreversibili. Il sintomo va curato immediatamente, meglio sarebbe la prevenzione ma se è troppo tardi occorre intervenire d’urgenza, il tempo, in questi casi, riveste un ruolo importante. La nostra città vanta diversi movimenti a tutela di quell’equilibrio ambientale per salvaguardare e tutelare l’integrità del territorio in cui viviamo e le sue risorse naturali. L’Associazione Lavoro&Welfare, il coordinamento NO TRIV, il movimento InApnea, il comitato CAONS, il Centro Cultura del Mare, solo per citarne alcuni, sono sentinelle spaventate da quell’invasione che subimmo negli anni ’70 per mano proprio di quello Stato che ci avrebbe dovuto tutelare. Deep Sea Carrier, impianti Eolici Off-Shore, Energas, Trivellazioni petrolifere, mali che la città cerca a tutti i costi di allontanare, prevenendoli, poiché ancora ferita e lesa nella propria dignità di popolo da una fabbrica che ancora oggi fa danni e che purtroppo lasceremo in eredità ai nostri figli. L’avvenimento di questa estate, che ha portato il primo cittadino ad inibire la balneazione in un tratto costiero di Siponto, in piena stagione estiva, è stato l’apice toccato da quel fenomeno che tanto danno procura al nostro mare: il mal funzionamento del depuratore di Manfredonia, il quale, senza un corretto trattamento dei reflui fognari, scarica indisturbata nel fiume Candelaro, che poi sfocia a ridosso delle spiagge che frequentiamo d’estate, nel mare che produce quel pesce che poi mangiamo. La situazione è maggiormente aggravata dall’immissione nel Caldelaro di due corsi d’acqua, il Cervaro ed il Contessa nei quali scorrono le acque impure sversate negli stessi da altri depuratori, tra i quali quello importante di Foggia che seppur ammodernato recentemente, pare funzioni non alla perfezione. La Comunità Europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dello stato di salute del fiume Candelaro, ciò significa che se gli enti preposti non intervengono tempestivamente alla risoluzione del problema, subiremo sanzioni importanti per la violazione ambientale. Il bello è che a pagare le conseguenze sono e saranno sempre i cittadini. Lo scorso giugno il Comune di Manfredonia ha indirizzato alla Procura della Repubblica la segnalazione del grave fenomeno d’inquinamento. Competente e responsabile della mala gestione della depurazione delle acque di scarico è l’ente pubblico Autorità Idrica Pugliese, responsabile della manutenzione dei depuratori è l’Acquedotto Pugliese. Responsabile dell’assenza di risposte ai piani d’intervento urgenti chiesti dal Comune di Manfredonia è la Regione Puglia che probabilmente non ha capito la gravità della situazione, oltre che ambientale, lede la nostra salute devastando il lavoro di quegli operatori turistici che operano sul territorio, con ripercussioni anche su tutto l’indotto. Non ne parliamo della nostra immagine lesa. Raccapricciante è questo immobilismo regionale che nonostante la presenza nell’organico politico di Governo, di autorevoli personaggi di Capitanata e sipontini, nonostante le interrogazioni parlamentari portate in parlamento dai 5 stelle proprio sul caso Candelaro, non fornisce quelle risposte che non possono seguire un normale iter poiché viviamo in uno stato di emergenza sociale. Lo scorso maggio la Giunta Comunale di Manfredonia approvò uno studio di fattibilità “Riutilizzo delle acque reflue civili dell’impianto di depurazione di Manfredonia”, progetto che eliminerebbe completamente lo sversamento nel Candelaro dei reflui fognari pretrattati riutilizzando le acque depurate in agricoltura evitando in tal modo l’uso della preziosa acqua potabile, presente nelle riserve dei nostri bacini, per irrigare le campagne. Secondo la stima di questo piano di fattibilità, per il completamento dei lavori e l’avvio all’esercizio delle opere saranno necessari almeno 36 mesi. Chi non ha tempo non aspetti tempo, in questo caso bisogna curare e non prevenire. Il paziente è il nostro caro mare che bagna la nostra pelle e nutre il nostro corpo.

Raffaele di Sabato

foto in anteprima di Bruno Mondelli

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Commenti

  • Per ora questo progetto è aria fritta. L’acqua scaricata dal depuratore si può utilizzare per scopi irrigui solo se affinata, cioè con un indice di qualità superiore a quello previsto dallo scarico attuale nel Candelaro. Ci sono procedimenti giudiziari in corso in quanto lo scarico non rispetta gli attuali limiti meno restrittivi. Vedi ultima denuncia delle Guardie Ambientali di Marasco e le segnalazioni dell’ARPA Puglia per il superamento dei parametri di legge. Anche i 36 mesi sono una favola: 36 anni sono più realistici. Il revamping del depuratore in corso è iniziato il 2007, cioè 9 anni fa e non si è ancora concluso.

    Francesco 13/09/2016 20:53 Rispondi

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