Mercoledì 24 Aprile 2024

Ci ha lasciato Renzo Rinaldi II

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Riportiamo un’intervista rilasciata da Renzo (recentemente scomparso), in occasione degli 80 anni del Manfredonia Calcio, e che sarà prossimamente pubblicata in un saggio sul calcio sipontino.

Lorenzo Rinaldi II, classe 1944, è stato un elemento importante per la storia del calcio sipontino. Approdato in prima squadra nel 1965, e proveniente dalle giovanili del Foggia, era un terzino sinistro, ma quasi tutti gli allenatori lo impiegavano a destra. Molto duttile in campo, preferiva le incursioni sulle fasce, ma precorreva i tempi, per cui le sue velleità venivano spesso mortificate.

Uno degli allenatori con il quale mi sono trovato meglio, è stato Dante Pagni, a Cerignola. Un uomo perbene, che amava il calcio, ritenendolo un lavoro a tutti gli effetti, e pertanto bisognava prenderlo con molta serietà”. La sua esperienza in terra sipontina – nato a Monte Sant’Angelo, ma residente a Foggia – è stata di quattro campionato: “il miglior torneo è stato l’annata 1969-70; avevamo uno squadrone che stava per andare in C. Purtroppo venne favorito il Martina Franca, alla quale venne a mancare il Presidente, componente del direttivo della Lega Semiprofessionisti. La formazione tarantina ogni domenica aveva un regalo dall’arbitro. Noi purtroppo, contro di loro subimmo dei torti arbitrali, e così perdemmo una partita decisiva. Negli spogliatoi ci furono dei tafferugli e botte, e così la nostra squadra venne decimata dal Giudice Sportivo, e la vittoria finale sfumò. Proprio quell’anno io ritornai a Manfredonia dopo due anni a Cerignola. Fu mio fratello Matteo (la roccia del Gargano), ormai a fine carriera, a convincermi di tornare in terra sipontina, dove poi conobbi mia moglie. Ricordo la forza di mio fratello, tutti i palloni di testa erano i suoi. Ogni tanto il portiere Maurini diceva se facevamo giocare anche lui. Avevamo una difesa di ferro con Sasà, Tannoia, Gaetano Totaro, Belluna, mio fratello. Ma ripeto quell’anno siamo stati sfortunati”. I ricordi di Lorenzo Rinaldi, vanno anche a quella vittoria del campionato 1966-67: “la nostra era una bella squadra, avevamo Castriotta che era un fuoriclasse, l’esperienza e la sagacia tecnica di Di Bari il quale era in pratica il nostro allenatore; Del Re ci dava dei suggerimenti, ma era Donato che fungeva da trainer. Una delle partite più brutte fu proprio quella contro l’Acquaviva. Loro segnarono per una nostra distrazione difensiva, e ci innervosimmo. Poi riuscimmo a segnare. Ma quell’anno non ce n’era per nessuno. Si giocava con dei ruoli prestabiliti, e tutti facevano alla perfezione il proprio compito”. Chiudiamo il colloquio con Rinaldi, ricordando l’ultimo anno a Manfredonia, 1970-71: “Non mi pagarono per sei mesi, e fu una vera mortificazione. Poi l’anno successivo ritornai a Cerignola, poi a San Severo ed infine ad Orta Nova. Ho smesso di giocare a trent’anni, anche perché dovevo seguire il mio lavoro”. Lasciamo Renzo Rinaldi ai suoi ricordi, in un fresco pomeriggio di metà giugno a Foggia, al circolo Michael, dove i foggiani originari di Monte Sant’Angelo si ritrovano per passare qualche ora giocando a bridge o a briscola.

Ciao Renzo.

Giovanni Ognissanti

da sinistra, Belluna, Tarallo e Rinaldi Renzo

da sinistra, Belluna, Tarallo e Rinaldi Renzo

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Manfredonia calcio · News · Sport
  • Mi ricordo quando durante la gara il fratello Matteo lo rimproverava e gli faceva fare la figura del fratellino piccolo che doveva subire le prepotenze del “grande” e una volta addirittura fu preso a calci nel sedere da Matteo Rinaldi come facevano i nostri vecchi! Che tempi! Dispiace per la sua dipartita e porgo le condoglianze alla famiglia.

    teofilo 20/08/2014 23:30 Rispondi

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