Giovedì 18 Aprile 2024

Cos’è il JOBS ACT? (di Pino Delle Noci)

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di Pino Delle Noci

Jobs Act non ha un significato preciso in italiano, ha semplicemente un “valore evocativo” che richiama il discorso di Obama in occasione del rilancio occupazionale in America, dopo la crisi economica. In Italia si usano queste evocazioni per convincere i beoti persuasi che, avendo funzionato in America, possano funzionare anche in Italia. Solo che l’Italia non è l’America dove Obama, nel suo discorso, dichiarava che l’American Jobs Actera una legge che avrebbe portato nuovi posti di lavoro per gli edili, gli insegnati, i veterani, i soccorritori, i giovani e i disoccupati di lungo periodo e che avrebbe garantito una detrazione fiscale per le imprese che assumono, facilitazioni per i proprietari delle piccole imprese e riduzione delle tasse per la classe media. Inoltre sottolineava che la manovra non avrebbe comportato un aumento del deficit, in quanto sarebbe stata coperta dal taglio alla spesa pubblica di 1.000 miliardi di dollari stabilito da un ambizioso piano di bilancio che, fra l’altro, prevedeva una riforma del sistema fiscale volta a chiedere agli americani più ricchi e alle grandi società per azioni di pagare la loro giusta parte. L’esatto contrario che si fa in Italia. In America, i corrotti, i bancarottieri, gli evasori e i falsificatori di bilanci vanno in galera se non riescono a suicidarsi per la vergogna. In Italia, invece, si entra a far parte della schiera degli impuniti.

Obama, con l’American Jobs Act, non si propone di togliere i diritti ai deboli ma di estenderli. Renzi, plagiando il termine Jobs Act, cancella i diritti, conquistati con lotte e sacrifici, attuandola strategia dei suoi predecessori: mettere le generazioni contro.

Negli ultimi vent’anni, con continue divulgazioni di slogan illusori su tutti gli organi di stampa asserviti, la partitocrazia è riuscita, attraverso il meticoloso e pericoloso contagio delle idee, a convincere le nuove generazioni che la perdita di lavoro in Italia è da attribuire ai vincoli dell’articolo 18 e dello statuto dei lavoratori; cioè dei lavoratori che godono di sacrosanti diritti. Per la partitocrazia, la perdita di lavoro non è da attribuire alla giungla legislativa che alimenta la dilagante pratica della tangente, corruzione, concussione, falso in bilancio, fuga di capitali all’estero, tassazioni vessatorie che inducono gli imprenditori a delocalizzare le proprie aziende etc. Quale imprenditore straniero sarebbe disposto a trasferire le proprie attività in Italia sapendo che, ancor prima di avviarle, deve pagare una o più tangenti al politico e al mafioso di turno? Quale imprenditore sarebbe disposto ad assumere un parente e/o figlioccio del politico o del mafioso locale per non avere guai?  Nessuno ammette che, nonostante il precariato co.co.co., partita iva, co.co.pro., coccodì e coccodè, non solo il lavoro non è aumentato ma diventa sempre più merce rara.

Il nuovo che avanza finge di non conoscere queste dinamiche e si uniforma obbedendo alle indicazioni del padre putativo della comunicazione: il pregiudicato. In questi giorni tutte le tv e la carta stampata fanno a gara per diffondere la ciarla di Renzussolini continuando a dichiarare che: Il Jobs Act da i diritti a chi non li ha. Niente di più falso.  Il partito unico, con il Jobs Act, porta indietro nel tempo, le nuove generazioni, ai livelli di sessant’anni fa, quando si assumeva per appartenenza e per obbedienza. Allora non era consentito ribellarsi al padrone o pensare diversamente da lui. Bisognava lavorare e piegare la testa sulla quale pendeva la spada di Damocle del licenziamento. Il lavoratore che osava ribellarsi era considerato un tiranno. Nulla era sicuro e definitivo, se volevi portare il pane a casa dovevi obbedire, servire a qualsiasi condizione e stare zitto. Il licenziamento, per una qualsiasi rivendicazione o pensiero diverso dal padrone, comportava la chiusura di tutte le porte del lavoro e quindi del reddito.

E’ a questo che le nuove generazioni, seguendo Renzussolini, aspirano? Il partito unico, suggerito dal pregiudicato, con la collaborazione delle varie lobby, sta tentando, con una asfissiante propaganda, di sottomettere le future generazioni. Chi avrà più il coraggio di sindacare l’operato dei soggioganti quando questo progetto andrà in porto?

Il Jobs Act di Renzussolini non è il riconoscimento dei diritti ma il favore ai dritti; queispeculatori avventurieri che si arricchisconosulla pelle dei lavoratori sfruttandoli con continue vessazioni e impugnando l’arma del licenziamento.

Col Jobs Act di Renzussolini l’illecito diventa lecito.

E’ questo il giusto modo per creare posti di lavoro ed estendere i diritti ai lavoratori?

Le nuove generazioni sembrano abbiosciate e rassegnate.

Renzusolini, in un tweet ha dichiarato che sta lì per cambiare. Cambiare si può, in meglio o in peggio; lui sta cambiando in peggio.

Da tali considerazioni scaturisce un appello ai giovani che continuano a credere nel miracolo Renzussolini. Colui che rifiuta contraddittori e obbedisce solo agli ordini impartiti dal pregiudicato agli incontri del nazzareno.

Il Jobs Act di Renzussolini autorizza il datore di lavoro a licenziare anche per un semplice suo capriccio. Non solo per scarsa produttività, per eccessive assenze, per furto e altre attività che ledono l’immagine e la buona conduzione dell’azienda, ma per altro. D’altronde, il licenziamento per giusta causa, è già previsto dalla legislazione italiana  e dallo statuto dei lavoratori.

Il datore di lavoro, con il Jobs Act di Renzussolini, può licenziarti semplicemente perché gli sei antipatico, porti gli occhiali, sei zoppo o pelato, vai tre volte al bagno in un giorno, sei grasso o troppo magro, sei bigotto o ateo, sei iscritto al sindacato non gradito, professi una religione piuttosto che un’altra, hai reagito se ti ha toccato le tette o il sedere, non hai soddisfatto qualche bisogno sessuale o perverso del padrone, non hai detto signorsì a una sgridata e non hai piegato la testa, oppure  nasce l’esigenza di assumere il figlioccio o il raccomandato del politico, dell’amico, del prete, del cardinale etc. etc.  Se sarete licenziati per uno di questi motivi, non denunciate il  datore di lavoro perché questi potrebbe querelarvi per diffamazione. Le riforme costituzionali e le nuove nomine al CSM e alla Consulta hanno lo scopo anche di assoggettare la magistratura al potere politico, per cui diventerà difficile domani, per un magistrato, condannare un datore di lavoro. Si potrebbe verificare, per assurdo e non troppo, che il licenziato debba prostrarsi ai piedi del datore di lavoro supplicandolo di ritirare la querela; in cambio di cosa?

E’ questo che vuole garantire alle future generazioni il Jobs Act di Renzussolini?

Forse fra trent’anni qualcosa potrà cambiare se, tra l’enorme affluenza di disperati che scappano dalle guerre provocate dalla mutazione geopolitica voluta dalle lobby del potere, nascerà qualcuno capace di guidare il riscatto con il motto: Riprendiamoci il futuro da dove lo abbiamo lasciato.

 

 

Pino Delle Noci 

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Commenti

  • Concordo in toto. Bene Delle Noci.

    nu camarillo brillo 24/09/2014 9:17 Rispondi
  • Fino alla primavera del 2015 è lunga… Quante “analisi” sociopolitiche dovremo ancora leggere/ascoltare!
    La domanda nasce spontanea: ma in tutti questi anni questi osservatori-sociologi cosa hanno fatto oltre alle “analisi” preelettorali…
    Ai “posteri” l’ardua sentenza!

    Michela 23/09/2014 22:42 Rispondi
  • Analizzando le varie dichiarazioni di Renzi, trovo delel contraddizioni, per es. Bisogna allargare i diritti dei lavoratori in particolare di chi non li ha o non li ha mai avuti…. e poi si vuole togliere l’art. 18….
    Mia considerazione su tutto ciò e che quando il datore di lavoro sta bene, produce, ha certezza della suo prodotto sul mercato a beneficiare è la società tutto di cui i lavoratori sono la fetta più larga in tutti i sensi… lavoratore, consumatore, utente, contribuente, moltiplicato per il numero dei componenti della sua famiglia … quando e se riesce a farsela….

    semprevigile 23/09/2014 22:22 Rispondi
  • Bravo Delle Noci è quello che ho pensato sin dal primo momento. Attuare il jobs act in Italia sarebbe una catastrofe, non possiamo paragonarci agli Stati Uniti e Germania. Perché invece non si attua una detrazione di stipendi a tutti i dirigenti pubblici, ai segretari comunali, ai consiglieri regionali, ai consiglieri provinciali, ai deputati e senatori, ai dipendenti della Camera e Senato che sono tra i più pagati al mondo (un semplice usciere prende oltre 90.000 euro annui), alle pensioni d’oro, inoltre si potrebbero eliminare tantissimi enti inutili. In questo modo si raccoglierebbero miliardi per creare lavoro abbassando la tassazione.

    Leo 23/09/2014 17:23 Rispondi
  • Sono daccordo, unico problema, questo co..ne lo abbiamo portato noi a governare, ma non si capisce come rimandarlo a quel paese.

    antonella 23/09/2014 14:46 Rispondi
  • Analisi perfetta, che condivido pienamente.
    Bravo Pino

    Pasquale Bisceglia 23/09/2014 13:25 Rispondi

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