Mercoledì 24 Aprile 2024

Una bonifica senza futuro

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L’adesione del Comune di Manfredonia deliberata dal Consiglio comunale, alla Rete dei comuni SIN, Siti di interesse nazionale ma per gli inquinamenti industriali subiti e per le bonifiche non eseguite o non completate, è l’ultima spiaggia, in ordine di tempo, sulla quale sono approdate le speranze di vedere bonificata l’intera area dell’ex stabilimento Eni-Anic-Enichem-Syndial di Macchia, alle porte di Manfredonia ma in agro di Monte Sant’Angelo. Speranze per le quali, ad occhio e croce, è fondato il timore che facciano la fine di tutte le buone speranze accumulate in quest’ultimo ventennio durante il quale quell’area ex industriale si è trasformata in un cantiere per opere di bonifica. Naturalmente siamo i primi a sperare di sbagliarci, di essere smentiti dai fatti, ma… Ma è necessario prendere atto di una realtà che non ha prodotto i risultati attesi e che riguardano la sicurezza e la salute pubblica. Perché questo stato di cose? Perché questo andazzo oltraggioso di ogni buon senso, del rispetto di sacrosanti diritti di intere popolazioni, persino di leggi e ordinanze a vari livelli istituzionali?   Banchina del porto industriale

Le risposte plausibili sono due: o chi di dovere non tiene nel debito conto questo territorio e la gente che ci vive; o i rappresentati di territorio e popolazione riscuotono poco credito, mancano della necessaria autorevolezza per far valere le ragioni di questa terra martoriata da inquinamenti tanto perniciosi quanto subdoli i cui effetti molto verosimilmente seguono il loro maligno corso.

E non crediamo possa valere la scusante che nelle stesse condizioni si trovano altri siti tant’è che si è sentito il bisogno di raccogliersi in associazione come a voler dire aver compagni al duol scema la pena. E’ infatti assai peregrina la prospettiva di fare paura facendo massa. Magari. Avremmo risolto tutti i problemi di questo mondo.

La realtà racconta cose ben diverse. Emblematica di un modo di fare ambiguo, dilatorio, a scarica barile, è la situazione del sito di Macchia-Monte Sant’Angelo-Manfredonia. Sono stati asportati 430mila tonnellate di rifiuti speciali, ma non si sa quanti ce ne siano ancora che covano sotto il suolo e nel mare. E’ assurdo, ad esempio, che si sia, non si sa quanto scientemente, omesso di ripulire una discarica che è lì da quarant’anni, dai primi anni dell’insediamento industriale (1970). Ad ammissione degli esperti, è la più pericolosa per l’accumulo di scorie tossiche e nocive provenienti dalle produzioni degli stabilimenti Anic e Snia viscosa. Si è cercato di nasconderla sotto una “piazza” di cemento fatta passare per “pista per le esercitazioni dei pompieri”. Un espediente tra il grottesco e il macabro che è tuttavia valso, e questo è tanto assurdo quanto inconcepibile, a tenere nascosto il misfatto fino ad un paio di anni fa quando è scattata la denuncia rimasta fino ad ora, manco a dirlo, senza esito: quella discarica è lì con tutto il suo carico di veleni che è del tutto plausibile continui ad inquinare il sottosuolo compreso il mare dal momento che è a pochi passi dal mare del golfo. Il mare appunto: completamente ignorato o addirittura, si è detto anche questo, escluso dalle indagini e dunque dagli interventi.

Situazioni assurde, inconcepibili se si pensa che non mancano le tecnologie adatte per intervenire, i progetti con relative correzioni, le intimazioni ad operare anche dello stesso ministro dell’ambiente in persona: ma non è successo nulla. Che cosa bisogna fare, che deve succedere perché si metta mano seriamente ad un problema che non può non preoccupare. Non è retorica ma semplicemente la presa d’atto di una realtà lasciata in balia di se stessa e evidentemente di poco scrupolosi operatori. Il gioco dello struzzo non vale.

Probabilmente manca il deterrente che è invece valso per le discariche Pariti, vale a dire le penalizzazioni. Per bonificare e mettere in sicurezza Pariti si è lavorato anche di notte per evitare le sanzioni della Comunità europea. Perché lo stesso metodo non viene applicato anche per il SIN di Macchia?

Il consiglio comunale, organo supremo rappresentativo dei cittadini-elettori, dovrebbe porre attenzione a queste problematiche che non sono limitate all’area ex Enichem.

Non si è sentito alcuna voce levarsi, ad esempio, in merito al progetto noto dell’utilizzo del porto industriale come terminal per navi gasiere. Sarebbe opportuno che il consiglio comunale se ne occupasse quanto meno per dire chiaramente si o no ad un impianto che merita una considerazione accurata. Il pronunciamento per affermare, ragionatamente, se si è favorevoli o contrari, deve avvenire oggi, preventivamente, per evitare che a posteriori, quando i buoi sono scappati dalla stalla, si imbastiscano i soliti processi con tanto di difensori e di accusatori, che a quel punto non serviranno a niente. Stesso discorso vale anche per le varie associazioni culturali e ambientaliste. O si deve ritenere, come ammonisce un detto popolare, che “chi tace acconsente”?

Michele Apollonio

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