Sabato 20 Aprile 2024

L’importanza degli errori

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Oggi voglio iniziare ringraziando i lettori che mi scrivono e che partecipano attivamente alla creazione di questa rubrica. Le vostre mail mi aiutano a comprendere quali argomenti approfondire. Siete voi lettori che, inviando le vostre tematiche sulla casella di posta rotalamo@gmail.com , permettete di dare “linfa” a questa rubrica.

Una nostra amica, che chiameremo Giada per preservarne come sempre la privacy, mi scrive perché da qualche tempo, il marito le rimprovera di esser stata troppo “morbida” nell’educare i figli. Secondo il marito di Giada, come conseguenza a questo tipo di educazione, i figli hanno cambiato scuola, non inseguono con tenacia un obiettivo e “sbagliano spesso”. Ovviamente, una marea di obiezioni si potrebbero muovere a questo tipo di approccio: secondo quale parametro si decide che si sta sbagliando troppo? Qual’ è il metro di misura o paragone? Se basato su un paragone personale, si sono considerate le differenze legate ai tempi ed ai contesti sociali che sono senza dubbio diversi? Un genitore può dare “la colpa” della presunta cattiva educazione all’altro escludendosi di fatto dal ruolo educativo che DOVEVA comunque svolgere? Qualsiasi risposta si possa offrire a queste domande, quasi certamente non placherà mai tutte le parti chiamate in causa finendo per generare solo altro conflitto. D’altronde, come ho scritto il giorno in cui ho presentato questa rubrica, non è il mio scopo quello di dare risposte risolutive. Cercherò solo di farvi intuire altri e più utili punti di vista. Partendo da un dato.

Che si tratti di un bambino, un’adolescente o un adulto poco conta: errare è umano. Non solo è lecito, ma è pure utile. Ci fa scoprire nuovi punti di vista, nuovi elementi della realtà che non avevamo considerato prima. Se siamo capaci di far tesoro dai nostri errori e da quello che la vita ci insegna, cambieremo anche il modo che abbiamo di guardare al mondo. In sostanza, riusciremo a mettere in pratica uno dei meccanismi più alti dell’intelligenza dell’uomo sociale. Riusciremo a cambiare idea.

Facciamo un esempio. Il nostro nipotino di 6 anni ha una sua, solidissima, teoria: prima di Natale scrive a Babbo Natale e, la sera della vigilia, un omone vestito di rosso arriva e gli porta proprio i regali richiesti. A sette anni, scopre che Babbo Natale, a casa del suo amichetto, ha il barbone nero invece che bianco ed è mingherlino. Il bambino assimilerà questi dati e accomoderà la sua teoria. Babbo Natale è magico, quindi si fa più magro, e si sporca la barba perché il camino è troppo piccolo. A otto anni nota che Babbo Natale ha un accento “un po’ troppo meridionale” per venire dal Polo Nord. Non sa spiegarsi bene questo dato, non sa assimilarlo alle conoscenze che possiede. Inizia quindi a dubitare della sua teoria. Gli tira giù la barba e scopre che chi gli porta i regali ogni anno non è Babbo Natale, ma suo nonno, suo zio, ecc. La sua vecchia teoria riceve il colpo di grazia. Non è Babbo Natale a portargli i regali! Si scoprirà in errore e la teoria sarà del tutto abbandonata. Se non avesse rielaborato la propria teoria ogni volta che si è scoperto in errore, per rimanere coerente con se stesso il nostro nipotino dovrebbe invecchiare, divenendo nonno a sua volta, e credendo che Babbo Natale ogni anno fa il giro del mondo con la slitta. E’ un esempio volutamente semplice. Tuttavia, credo aiuti a far capire come crescendo, dimentichiamo di quanto eravamo bravi da piccoli a rielaborare i nostri errori e quanto è importante farlo per crescere. Oggi, la società ci desidera “terminator da produzione”. Dimentica spesso però che proprio grazie all’imperfezione dei nostri errori, cambiamo sempre, un pezzetto alla volta, le nostre teorie sul mondo sostituendole con altre più utili ed in grado di spiegarci meglio la nostra realtà. Questo è il motivo per cui abbiamo il dovere, non solo il diritto, di cambiare idea e di sbagliare. Noi esseri umani funzioniamo solo così, se cambiamo idea sulle cose e sulle persone in continuazione accettando l’utilità di ogni idea e di ogni errore. I Terminator sono un’ altra cosa.

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Caro sociologo ti scrivo · News

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