Giovedì 25 Aprile 2024

Autorità portuali, la riforma che non c’è: rinviato il riordino degli scali

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Il Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014 ha epurato l’intero capitolo sui porti dalla bozza del Decreto Sblocca Italia, voluto dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Una decisione che sarebbe stata presa direttamente dal Presidente del Consiglio. E ora la riforma rischia di perdersi nella nebbia.

Fino alla vigilia del Consiglio dei ministri del 29 agosto, che ha approvato il Decreto Sblocca Italia, la riforma dei porti era compresa nel provvedimento. Ma la parte sulla riduzione delle Autorità Portuali da 24 a 15 e sulla loro autonomia finanziaria è sparita dal testo definitivo del decreto, rimandando così la riforma a tempi da destinarsi.
La riforma dei porti subisce così un ulteriore ritardo, a causa dei forti contrasti sui provvedimento previsti dalla bozza emersi sia nel mondo politico, sia in quello imprenditoriale. Contrasti che hanno attraversato anche i partiti, primo tra tutti quello diretto dal Presidente del Consiglio, e la maggioranza. Sul versante dell’opposizione, poco prima del Consiglio dei Ministri, il responsabile Trasporti di Forza Italia, Bartolomeo Giachino, aveva esplicitamente bocciato l’inserimento della riforma nello Sblocca Italia, sostenendo che sulla questione deve decidere il Parlamento.
La riforma, così come presentata nello Sblocca Italia, ha diviso anche Assoporti, l’associazione che raccoglie le Autorità Portuali. Anzi ne ha determinato una spaccatura, con l’uscita di Genova e Ravenna. Ad Assoporti non piace la drastica riduzione delle Autorità Portuali e le modalità di accorpamento, che hanno riacceso vecchi conflitti tra banchine. Ma questa riforma non piaceva neppure agli armatori.
Questi contrasti hanno spaventato Matteo Renzi, che ha quindi deciso di sfilare la riforma dei porti dallo Sblocca Italia. Una decisione che può essere rinforzata dalla prevista autonomia finanziaria, che nella bozza destinava l’uno percento dell’Iva relativa alle operazioni portuale alle nuove Autorità, offrendo così anche un pretesto economico sulla mancanza di copertura alla retromarcia del Governo.
Da questa vicenda escono perdenti i due promotori politici della riforma, ossia il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi e la responsabile dei Trasporti del PD, Debora Serracchiani, ma anche il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, che è uscito da Assoporti proprio perché ha sostenuto il taglio delle Autorità. Ma ne esce minata anche la credibilità di Renzi, rimasta bloccata nell’intrico degli interessi che gravitano intorno alle banchine italiane.

Anche la Confcommercio si schiera contro l’azzeramento riforma portuale. Il vice-presidente di Confcommercio, nonché presidente della Fai, Paolo Uggè esprime la delusione della confederazione per l’eliminazione delle norme sulla riforma delle Autorità Portuali dal Decreto Sblocca Italia.

Ambire a sbloccare l’Italia senza intervenire sui porti e sulla logistica, ovvero sulla rete portante dei flussi di merce che attraversa il Paese è una vera contraddizione in termini“, spiega Uggè, che prosegue: ” Così non si sblocca il Paese, che non ha mille giorni di tempo a disposizione. Così si prosegue solo con la politica degli annunci”. La confederazione ritiene “incomprensibile e irragionevole” la decisione di sfilare la riforma dei porti dal decreto, ” che sembra opera di una regia occulta“.

Tratta da www.trasportoeuropa.it

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  • Da molto tempo si dice “Niente di nuovo sotto questo cielo”…. Caro Renzi fattene una ragione, questi sono i frutti di eventuali accordi (non resi noti) con un noto personaggio che al momento opportuno darà un calcio al tuo passo passo che non collima coi suoi passi passi, e quindi bloccherà tutto, ma molto prima dei 1000 giorni.

    semprevigile 04/09/2014 18:39 Rispondi
  • Che bello

    Dino 04/09/2014 17:43 Rispondi

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