Giovedì 18 Aprile 2024

Un bilancio delle primarie cittadine

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Innanzitutto, il dato lampante dell’alta affluenza alle urne. Oltre 12.300 votanti disposti a fare lunghe file a Palazzo San Domenico si comprendono attraverso una triplice lettura. In primo luogo, indicano un desiderio della cittadinanza di partecipare, di esprimere la propria voce e magari provare a dare una scossa alla politica locale. E’ una positiva manifestazione di vitalità democratica, sicuramente incrementata anche dal periodo natalizio che ha invogliato tanti fuori sede a tornare per il voto. In secondo luogo, viceversa, l’alta partecipazione civile è sempre anche sintomo di istituzioni democratiche immature e di un contesto socioeconomico negativo: i cittadini percepiscono la crisi e si sentono chiamati a fare qualcosa. Infine, il dato ci dice dell’efficacia ben oliata con cui il PD di Manfredonia riesce a mobilitare e a chiamare a raccolta le proprie coorti. Va da sé che in questa competizione hanno votato anche elettori di centrodestra, spinti dal desiderio legittimo di scompaginare il sistema PD.

Ha ragione Angelo Riccardi, intervistato da Raffaele di Sabato alla vigilia del voto, ad affermare che “le primarie rappresentano il fallimento di una classe politica che non riesce a trovare una sintesi”.

Le primarie sono un corpo estraneo made in USA, Paese dove i due partiti esistenti (storicamente solo due: democratici e repubblicani) non sono strutturati “pesantemente”, bensì si limitano fondamentalmente alla funzione di macchine elettorali, cioè meccanismi che entrano in funzione nel momento in cui si rende necessaria la raccolta del consenso, insomma, per il voto.

Negli Stati Uniti i partiti fanno poca politica, per ragioni storiche (forma di stato federale e dimensioni continentali) demandano questa funzione soprattutto agli organi di governo: in assenza di partiti molto “politici”, c’è dunque bisogno di contenitori preelettorali, le primarie appunto, per dare forma democratica (ma anche lobbistica) al consenso su di un candidato.

La storia dei partiti italiani è diversa. Soprattutto a partire dal dopoguerra, il ritrovarsi sulla linea di faglia della guerra fredda ha spinto le fazioni contrapposte ad una lotta senza quartiere per dotarsi di strutture sempre più capillari dell’avversario (nemico), colonizzando ideologicamente i territori e l’immaginario collettivo. I nostri partiti sono pienamente politici, anzi lo erano, visto che subiscono anch’essi il processo di liquefazione dei valori e delle ideologie in corso nell’intero Occidente.

Poiché essi “fanno la politica” e sono più o meno tuttora, anche se in un senso troppo autoreferenziale, il veicolo della politica tra i cittadini e le istituzioni che occupano, potrebbero ben vantare il diritto di scegliersi da soli il proprio candidato, senza passare dalle primarie, in quanto già rappresenterebbero (condizionale obbligatorio) democraticamente e attivamente giorno per giorno i cittadini loro elettori. Ma, man mano che le strutture di partito si allentano, viene meno la loro rappresentatività giorno per giorno e quella capacità di sintesi, cioè di convergere su un nome come sapevano fare in passato.

Eppure, nonostante le primarie siano uno strumento pieno di limiti da ripensare all’interno del PD, guardando al caso particolare, Manfredonia con il suo altissimo coinvolgimento prima e durante il voto, primarie o non primarie, scopriamo che c’era bisogno di questo ulteriore momento di riflessione! Manfredonia sicuramente non corre il rischio di peccare di eccesso di riflessione.

Questa virulenta competizione, che ha avuto momenti grotteschi e deprimenti nelle schermaglie all’ultimo sangue sui social network e nell’eccesso di comunicati stampa mediocri, carenti soprattutto per contenuti informativi (si preferisce lo spot) nonché per dubbie qualità grammaticali, ha avuto il merito di scoperchiare la pentola, o quanto meno di soffermarsi, sui limiti pesanti della città (dei politici e dei cittadini):

  • un’amministrazione comunale accusata di essere troppo poco partecipativa (il dato della partecipazione al voto non va confuso con la partecipazione quotidiana) e chiusa ad innovazioni creative, con un profilo politico efficace praticamente ma intellettualmente grezzo (e la teoria non è acqua).
  • E’ anche un’amministrazione clientelare? O meglio, lo è più delle altre? Chi è a conoscenza di fatti, documenti, situazioni, parli con coraggio. Purtroppo non basta denunciare il malaffare, bisogna anche citare con precisione i fatti. Comunque, è importante tenere presente il valore civile della denuncia, poiché la maggior parte dei cattivi comportamenti pubblici non configurano di per sé reato perseguibile, ma ciò non toglie anzi peggiora la gravità di un atto politicamente e socialmente immorale: il rispetto di una legalità puramente formale è un tipico paravento. Il problema vero è però che tutti quanti noi siamo clientes, lo siamo da millenni. Il gioco umano crea potenti e deboli che devono chiedere il loro favore: il deficit dello stato nazione italiano degenera poi in una spirale consociativa senza fine.
  • Come già accennato, povertà di veri contenuti informativi nei comunicati stampa da parte di alcuni consiglieri e assessori, basta leggerli per farsi un’idea, polemici all’inverosimile ma privi della capacità di circostanziare con fatti e cifre le loro “tesi”.
  • Il tasto dolente: un certo numero di consiglieri passa dalla parte di Prencipe prendendosi il lusso di bollare con un “non fatto” tutto il programma di Riccardi. A parte, per l’ennesima volta, la carenza nell’argomentare quanto si dice limitandosi alle populistiche “bollature”, questi consiglieri non hanno votato tutto fino all’altro ieri? E’ vero che un consigliere non ha grossi poteri decisionali e questa amministrazione ha una stanza dei bottoni piuttosto ristretta, ma loro quando hanno levato una voce dissonante? In ogni caso, in democrazia, desiderare un’inversione di passo non è un crimine, a patto che ora si impegnino con coerenza a costituire una voce alternativa.
  • L’assenza di un’opposizione di centrodestra farebbe quasi tenerezza se non fosse scandalosa: è talmente assurda questa situazione che non si riesce a capire se si tratti di collusione con il centrosinistra per bassi fini spartitori o della pura incapacità di formulare un pensiero e una prassi politiche di spessore. O entrambe le cose. Sicuramente Forza Italia sconta l’assoluta mancanza di formazione politica ereditata geneticamente dall’imprenditore populista Berlusconi. Comunque, a giudicare dall’alta affluenza alle urne, si deduce che anche parecchi elettori di centrodestra siano andati a votare per cercare almeno di mescolare le carte.
  • In generale, una città che fa tanta polemica ma produce molto poco, con una sensazione collettiva di degrado che dalle alte sfere si riverbera fino al gradino più basso.

Poco più del 58% dei voti consegnano a Riccardi una vittoria abbastanza netta ma di sicuro non schiacciante; nelle ipotesi dei giorni scorsi era stata sì prevista alta affluenza ma non in questa misura straordinaria e, inoltre, il vantaggio di Riccardi era dato su percentuali più alte: i due dati, messi insieme con lo spessore dell’avversario Prencipe, fanno supporre che proprio i grandi numeri abbiano teso a riequilibrare l’ago della bilancia.

Un risultato del genere, una sconfitta onorevole, potrebbe essere perciò utilizzato dagli sfidanti per far valere il proprio peso.

Riccardi invece si incammina verso le elezioni comunali della prossima primavera certo del consenso di cui gode, consenso che alle amministrative si ricompatterà attorno a lui. Tuttavia, non potrà non tenere presente, nel prosieguo del suo mandato, l’opposizione nata per contestarlo e il forte desiderio di cambiamento manifestato dagli elettori.

Dai vincitori ci si augura dimostrazioni di umiltà, necessaria per la comprensione intellettuale di qualsiasi fenomeno. La città non ha davvero bisogno di assistere a sterili lotte intestine. Ai perdenti, come evidenziava Silvio Cavicchia in un articolo del 19 dicembre, si richiede di non scomparire né farsi inglobare dai vincitori ma di darsi un profilo di opposizione costruttiva, pur all’interno dello stesso partito. Al centrodestra, di emettere un vagito, la città sarebbe contenta di sapere che l’infante respira ancora.

 

Massimiliano Rinaldi

 

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Commenti

  • OHHHH ce dovete stareeeeeeeee lasciate stare le calcolatrici…usatele per le tasse che dovete pagare allo Stato…destra sinistra,,,guardate i risultati…uno ha vinto RICCARDI l’altro ha perso PRENCIPE…i vari Salinari,D’ambrosio,Titta,Traiano…o Troiano nu sacc manco come si chiama tanto vale poco…Scarano…e company..hanno poco peso…calcolando come dite voi Riccardi aveva l’intera citta’ contro…chi ha votato???la stessa gente che quando viene stimolato dal Partito sceglie il male minore…io cittadino non posso farmi guidare da Prencipe…brava persona ma poco concreta..poco coraggiosa..il momento e’ difficile e ci vuole gente decisa..non posso affidarmi a Ridge-Salinari…Scarano e vari..almeno mi affido a gente con esperienza…sti pivelli manco la destra li vota…poi leggere che uno di destra voti Prencipe a me fa davvero pena…quindi ragazzi basta fare conti e’ Natale giocate a tombola..non uscite di casa…fate brutta figura..nascondetevi…e l’anno nuovo na bella lista civica no???

    Lista civica per gli amici di Prencipe 23/12/2014 14:30 Rispondi
  • X l’utente Riccardi-Bordo e Campo minoranza nel PD

    la tua analisi è priva di qualsiasi fondamento.

    Ti metti a contare i voti come se avessi visto personalmente ogni persona chi ha votato. Sottrai a destra ed aggiungi a sinistra, ma in realtà sono solo chiacchiere da bar.

    La destra di Manfredonia, avvolte è inesistente, altre volte è massiccia, a seconda di come fa più comodo.

    Potrei dire sciocchezze anche io…vediamo…, ai 5000 voti espressi dal gruppo Zingariello – La Torre – D’Ambrosio, sottraiamo 3000 voti (voto di protesta) di cittadini delusi dall’amministrazione Riccardi.

    Io sono di destra ed ho votato Prencipe perché per me era il male minore.

    Non ci sarà nessuna scissione, senza il marchio PD, il gruppo di Franco Ognissanti sparirebbe dalle mappe geografiche. Ciò non toglie che ci saranno sicuramente “inciuci” (che gioverebbero ad entrambe le parti) per “ricucire” la frattura.

    Carlo D 23/12/2014 11:16 Rispondi
  • CENSURATO

    Rosa 23/12/2014 9:53 Rispondi
  • L’analisi è molto modesta e di fatto non approfondisce nulla. Superficiale. Sarebbe stato interessante analizzare i flussi elettorali, le indicazioni espresse e il legame con i risultati nell’urna, gli eventi a contorno di tipo significativo (es. massiccia partecipazione di elettorato di centrodestra).

    Detto ciò l’articolo parte dal presupposto che le primarie non servono a nulla in Italia. Presupposto che non condivido affatto. Faccio solo un esempio: senza primarie non avremmo avuto per 10 anni Vendola presidente della Puglia ma nelle sedi di partito sarebbe stato scelto Boccia e forse avrebbe vinto Fitto. Quindi le primarie hanno cambiato il destino della Regione per almeno 10 anni.

    Comunque apprezzo l’impegno.
    Saluti.

    Il giusto 23/12/2014 8:36 Rispondi
  • Un dato, queste primarie, hanno fatto chiaramente emergere: Riccardi, Bordo e Campo sono MINORANZA all’interno del PD. Se ai 6900 voti, infatti, sottraiamo gli almeno 3000 (ma è un dato in difetto) esprissi dall’insieme dei partiti della coalizione di centro-sinistra, il trio Riccardi-Bordo-Campo non ne ha espressi neppure 3900. Dunque decisamente meno dei 5000 espressi dal gruppo Zingariello-La Torre-D’Ambrosio. Che tristezza mi fanno Riccardi, Bordo e Campo, soprattutto quando penso che adesso il primo ad essere sacrificato da Riccardi sarà proprio Paolo Campo, per ovvie ragioni facilmente immaginabili! Paolo Campo alla regione??? Ma, a conti fatti, non lo credo proprio. E’ un rischio troppo alto per Riccardi adesso sfidare Franco Ognissanti. Con 5000 voti sull’altro piatto, Riccardi non avrà mai il coraggio di alimentare la frattura, anzi tenterà di ricucire pur di non dover far davvero i conti con la possibilità che il gruppo di Franco Ognissanti (non accettando la scelta di candidare alla regione Campo al posto di Ognissanti) se ne esca dal PD e presenti un candidato sindaco in opposizione a Riccardi. Abbiate fede, il primo che Riccardi scaricherà sarà proprio Paolo Campo… Riccardi non si aspettava assolutamente di prendere 5000 schiaffi in faccia e non avrà le p…. per sfidare Ognissanti! Vedrete…

    Riccardi-Bordo e Campo minoranza nel PD 23/12/2014 0:20 Rispondi
  • Complimenti. Da condividere in toto.

    fragreg 22/12/2014 23:37 Rispondi
  • Ho troppo da fare, rileggerò con calma l’articolo. Dettò cio io e i miei familiari che di solito siamo indecisi o quasi refrattari al voto siamo andati con un unico scopo: votare contro il Sindaco Riccardi principalmente per le tasse che ci siamo cuccati, una punizione che avrà di nuovo se non cambia lo spartito musicale della mungitura dei nostri soldi.

    Il capofamiglia 22/12/2014 21:40 Rispondi

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