Mercoledì 24 Aprile 2024

Sagra della farrata al Centro Diomedes

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Milleduecento farrate in sei ore, la metà destinate a strutture cittadine che accolgono giovani e anziani.

Sono serviti 85 chilogrammi di ricotta, una cinquantina di farina, grano, qualche montagnetta di sale e pepe, tanta maggiorana e la giusta dose di cannella, ma i veri ingredienti del successo della Sagra della farrata organizzata dall’associazione Centro Diomedes risiedono nei colori e nei sorrisi, nella socializzazione e nella beneficenza, nel ripetersi delle tradizioni.

Sabato 7 febbraio scorso, nell’occasione della festività di San Lorenzo, la sede della Diomedes si è andata riempiendo sempre più di soci, ritrovatisi già dal primo pomeriggio per cimentarsi nell’arte della farrata, la pietanza tipica del nostro Carnevale. Non c’è stato nemmeno il tempo di riposare un attimo dopo il pranzo, ché alle 14 sono cominciate ad arrivare le prime donne, alcune con figli a seguito. Tra queste anche la moglie del primo cittadino Riccardi e sua figlia, oltre che la consigliera Campo. Si è lavorato di gran lena, è proprio il caso di dirlo, tanto da preparare e sfornare milleduecento farrate in sei ore.

“Conoscere le tradizioni, farle proprie e trasmetterle – dice il presidente del Centro Diomedes, Vittorio D’ambrosio – perché non se ne smarrisca la testimonianza e si continui, invece, a custodirle e perpetrarle: è per questo che abbiamo voluto la partecipazione anche dei nostri bambini in questa sagra, giunta ormai alla sua quinta edizione”.

La cospicua produzione di farrate è stata consumata in parte nella sede dell’associazione, in altra parte distribuita tra i vicini e quanti hanno fatto capolino nei paraggi della Diomedes nel corso della serata, e per una metà (quasi seicento pezzi) destinata alle case di riposo “Anna Rizzi” e “Stella Maris”, alla Casa famiglia e alla mensa della chiesa Croce. Gli ospiti delle strutture menzionate hanno visto recapitarsi le farrate a domicilio, manco a dirlo, dagli associati stessi della Diomedes. “Piccoli pensieri gradevoli al gusto, ma soprattutto momenti di allegria – conclude D’Ambrosio – che abbiamo condiviso anche con chi non può respirare, suo malgrado, l’aria carnascialesca”.

Luisa Buonpane

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  • Vittorio sei stato fortunato che non è venuta la “ROSSA” altrimenti ti faceva il verbale e ti faceva chiudere.

    IL BELLO 10/02/2015 18:50 Rispondi

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