Questa mattina (ieri, ndr) con il nostro portavoce in Senato Maurizio Buccarella e i candidati presenti nel “gruppo di lavoro M5S Sanità” (in rappresentanza dell’intero gruppo di lavoro Sanità composto da tanti altri candidati, attivisti e cittadini che in questi mesi hanno fatto un lavoro eccezionale), abbiamo denunciato in conferenza stampa alcune gravi mancanze nella gestione e nell’azione amministrativa, di programmazione e strutturazione della sanità pugliese.
Con questa iniziativa abbiamo voluto dare voce a tutti quei cittadini onesti che lavorano nella sanità pugliese e che non hanno mai avuto la possibilità di fare denunce di questo tipo. Vogliamo una sanità che funzioni che ripaghi i cittadini delle tasse che pagano attraverso un servizio efficiente e funzionale. Non è possibile che, a questi costi, si debbano sommare anche quelli per andarsi a curare in altre regioni come la Lombardia, che ricevono per questo ulteriori fondi. Il nostro obiettivo è porre fine a questo circolo vizioso. Una sanità malata non può curare i nostri pugliesi, una volta in Regione lavoreremo per una sanità “sana” perché i pugliesi possano essere liberi di restare qui a curarsi in Puglia.
In particolare, in seguito ad una indagine interna alla sanità pugliese condotta come detto dal gruppo di lavoro “sanità”, abbiamo puntato l’attenzione sulle scelte organizzative delle diverse ASL regionali che avrebbero dovuto dotarsi, sin dalla loro istituzione, di un “atto aziendale”, che ne definisse e normasse il funzionamento, approvato dalla Regione Puglia. Ciò per normativa nazionale, come dettato dall’art. 3, comma 1-bis, d.lgs. 502/1992 e s.m.i.
In parole povere sulla base di dati epidemiologici che esprimono le reali necessità del territorio, le ASL adottano il loro atto aziendale che pertanto definisce l’intero assetto organizzativo e funzionale della ASL, individuando le strutture operative dotate di autonomia gestionale o tecnico-professionale in conformità alla normativa vigente nonché ad ogni eventuale atto di indirizzo regionale in materia.
Con l’art. 19 della Legge regionale n. 4/2010, infatti, viene definito chiaramente che l’atto aziendale deve essere “motivato” e soprattutto che lo stesso diviene efficace solo “ad avvenuta approvazione da parte della Giunta regionale, anche in relazione ad eventuali modifiche e varianti allo stesso”. Nel 2011, finalmente, si giunge all’emanazione della Delibera regionale 1388 che definisce, in maniera ancora più stringente, come la determinazione delle sotto-articolazioni organizzative previste dall’atto aziendale debba essere effettuata “sulla base del fabbisogno assistenziale”. Un fabbisogno definito da dati epidemiologici e liste di attesa, il tutto nei limiti di bilancio e ridefinendo il numero complessivo delle strutture autorizzabili all’interno di ciascuna ASL.
Ad oggi, però, non risulta che la Giunta regionale della Puglia abbia deliberato l’approvazione di alcun Atto Aziendale nelle province pugliesi. L’assenza dei criteri, però, non ha impedito alle ASL regionali di procedere comunque nella creazione di Dipartimenti, revisione e cessazione di strutture Semplici e Complesse: con una abissale mancanza di trasparenza sulla congruità delle scelte effettuate.
“Il danno derivante da tale persistente illegittimità amministrativa e gestionale – ha dichiarato il portavoce in Senato Maurizio Buccarella (M5S) – consiste nell’impossibilità di verificare l’aderenza delle scelte alle reali necessità assistenziali dei territori, con conseguenze deleterie sul carico economico gravante sui cittadini e sul corretto utilizzo dei fondi destinati. E ricordiamo che si parla dell’80% del bilancio regionale. Com’è strutturata la nostra sanità? Sulla base di quali dati si sono fatte le valutazioni che hanno portato a creare o chiudere strutture? Sulla base di necessità del territorio o sulla base di accordi politici e promesse di posti di lavoro? E a pagarne lo scotto è anche il morale del Personale Sanitario, che percepisce l’arbitrarietà di tale governance come manifesta dichiarazione di inutilità del proprio impegno e fedeltà alla ASL di appartenenza. Il riconoscimento del proprio lavoro, infatti, deriva da molto poco trasparenti manovre e motivazioni non verificabili ma comunque slegate dal merito e dell’efficacia del proprio operato”.
In conclusione, denunciamo una problematica della nostra sanità che è nota da anni alla classe politica (e lo dimostrano alcune interrogazioni isolate presentate da qualche esponente di PD e FI): nonostante ciò si è inspiegabilmente proseguito come se nulla fosse!
COME AL SOLITO NON CI SIAMO LIMITATI ALLE PAROLE MA OGGI (Foto che vi allego) SIAMO ANDATI A PRESENTARE UNA SERIE DI RICHIESTE DI ACCESSO AGLI ATTI, con l’obiettivo di comprendere prima di tutto su quali dati si siano basate a questo punto le valutazioni delle ASL pugliesi nella strutturazione dei loro atti aziendali che, lo ripetiamo, non sono mai stati approvati dalla Regione Puglia.
Oltre a questa prima richiesta vogliamo invitare l’assessore regionale Pentassuglia a chiarire ai pugliesi le motivazioni che hanno spinto la Giunta a non approvare in tutti questi anni gli atti aziendali.
Il nostro impegno per la legittimità e la regolarità dell’azione amministrativa in materia sanitaria è appena incominciato. L’obiettivo del Movimento 5 Stelle sarà garantire un servizio migliore ai cittadini pugliesi, anche attraverso il ripristino della meritocrazia fra gli operatori sanitari.
#PentassugliaRispondi
Comunicato stampa