Giovedì 25 Aprile 2024

Giovanissimo arrestato per droga a Vieste, il genitore accusa la Polizia: “Non avete altro da fare?”

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La Polizia arresta un giovane con oltre cinquanto grammi di cocaina ma il padre difende e coccola il figlio minacciando di morte i poliziotti.

Si sa, «ogni scarrafone è bello a mamma soja» ed i ragazzi italiani sono tutto fuorché emancipati, ma che i genitori se la prendano con la Polizia perché ferma i figli con le tasche piene di cocaina è decisamente troppo. «Siete tutti corrotti, se rovinate mio figlio vi faccio vedere io….indagate sui fatti seri…», ha detto un premuroso genitore ai poliziotti che lo avevano notiziato dell’arresto del figlio nel centro storico di Vieste.

Il personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Manfredonia, coadiuvato da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, a conclusione di una operazione di Polizia, disposta per la prevenzione e la repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, aveva qualche attimo prima tratto in arresto il diciannovenne Pecorelli Gianmarco, resosi responsabile di detenzione ai fini di spaccio di cosiddette droghe “pesanti”, con contestuale sequestro di oltre cinquanta grammi di cocaina, suddivisa in sei involucri pronta per la successiva cessione ad ulteriori spacciatori, per giungere poi ai tossicodipendenti-consumatori finali.

A seguito di attività info-investigativa, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Manfredonia, apprendeva che un collaudato sodalizio viestano, capeggiato da alcuni giovani emergenti malavitosi, era dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti presso una piazzetta posta nella parte bassa del centro storico di Vieste, luogo di difficile accesso alle Forze dell’Ordine a causa di un collaudato modus operandi tipico di realtà criminali molto degradate: il quartiere veniva infatti da tempo protetto da “paletti” che danno l’allarme in caso di controlli.

Dopo numerosi servizi di appostamento, compreso lo svolgersi dell’illecita attività, il Dirigente del Commissariato di Manfredonia, 1° Dirigente Agostino Dr. DE PAOLIS, predisponeva idoneo servizio volto alla repressione dell’increscioso reato: nella prima serata alcuni poliziotti in abiti civili si appostavano fra i turisti ancora presenti nella cittadina garganica, assodato che la droga da spacciare giungeva nel centro storico dalla parte bassa, ossia dalla stradina della Chiesa di San Francesco; lì lo strapiombo sul mare agevola il pusher che, al sospetto di intervento delle Forze dell’Ordine, getta la droga in mare, così come riportato anche da alcune fonti, ossia da residenti del luogo stufi di trovare gli spacciatori perennemente sotto casa.

Uno dei pusher segnalati era Pecorelli Gianmarco, personaggio già noto ai poliziotti per pregresse attività di indagine ed annoverante diversi pregiudizi di Polizia che, secondo quanto appreso, ricevuto un ingente quantitativo di cocaina, l’avrebbe in serata ulteriormente ceduta ad altri piccoli spacciatori del luogo.

Appostati in piazza Vittorio Emanuele i Poliziotti notavano transitare ad andatura sostenuta un’autovettura alla cui guida riconoscevano il Pecorelli, ponendosi al suo difficoltoso inseguimento, in un luogo pericoloso in quanto vi era l’enorme afflusso di turisti in un tratto di zona pedonale. Non distante dalla chiesa San Francesco si interveniva in quanto vi erano meno passanti e minori problemi di sicurezza ed incolumità per le persone; ma notata l’autovettura dei poliziotti e riconosciutoli, il ragazzo accennava ad una fuga in auto, dopo aver lanciato una busta in cellophane dal finestrino destro tentando di buttarla nello strapiombo sul mare, per fortuna non riuscendovi; il PECORELLI veniva immediatamente bloccato rinvenendo la sostanza stupefacente da lui gettata e quindi tratto in arresto.

Nel contempo si allertavano le pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine Puglia di Bari per la successiva perquisizione dell’autovettura e per l’accompagnamento in Ufficio; la droga, fatta analizzare da personale del locale Gabinetto di Polizia Scientifica, risultava essere cocaina pura per un quantitativo di grammi 54,62, suddivisa in sei involucri in cellophane elettrosaldati.

Dell’arresto si notiziavano i familiari e, presso la Polizia Stradale di Vieste, giungevano la fidanzata ed il padre dell’arrestato. Al suo arrivo quest’ultimo, davanti al cancello dell’ufficio di Polizia, inscenava un “teatrino” tale da attirare numerose auto in transito: sbraitava accusando tutti i poliziotti di corruzione e li minacciava pesantemente di morte; alla luce delle sue affermazioni veniva fatto accomodare in Ufficio e deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati commessi. Nel corso della redazione degli atti l’uomo si prodigava per confortare il figliolo arrestato, coccolandolo e rincuorandolo, continuando ad accusare la Polizia: «Non avete altro da fare?», «Ma dai, nemmeno avesse un chilo», «Siete troppo rigidi».

Articolo presente in:
Cronaca · News
  • meno male che sono orfano

    no gas no party 21/09/2015 22:22 Rispondi
  • Forse non avete capito ma la droga era per il padre. Se parla così deve essere in astinenza da parecchio!

    teofilo 21/09/2015 16:25 Rispondi
  • Farebbero bene ad arrestare pure il PADRE e metterli in cella insieme.
    Peccato che non è possibile. Come è cattiva questa ITALIA.

    tonino 01 51 21/09/2015 11:37 Rispondi
  • Ma signori… un povero ragazzo che si vuole comprare l’iphone, andare a bere birra con gli amici al bar cosa deve fare? LAVORARE? Ma non scherziamo!!

    Zebrotto 21/09/2015 11:16 Rispondi

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