Giovedì 28 Marzo 2024

Nella querelle Magno-Riccardi entra pure Pertini: "Infangata la sua memoria"

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Nel Consiglio Comunale del 5 ottobre 2015, il Sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, per autoassolversi non si sa da quale accusa, ha esternato contro i politici del passato, compresi quelli, deduco, del Partito Comunista. Ma essi, com’è noto, non hanno cercato “vitalizi”, avendo dato tutto alla lotta per la dignità, il benessere ed il riscatto dei lavoratori, compresa gran parte dei loro appannaggi.

Ha poi affermato che il debito pubblico è stato figlio del “compromesso storico della politica italiana”; compromesso che, in realtà, è stato voluto da Enrico Berlinguer per mettere al riparo la democrazia italiana dai pericoli di involuzione autoritaria e dalla strategia della tensione, che insanguinava il Paese dal 1969, non certamente per “aumentare il debito pubblico”, come afferma il Nostro.

Ma la cosa grave è che, in questa critica sbrindellata e senza costrutto, priva totalmente di conoscenza storica, egli ha proditoriamente infangato la memoria del Presidente Sandro Pertini, responsabile di “attuare il debito pubblico in Italia”. “Il più amato, adorato” lui ha aggiunto ironico. Ma “poi dimentichiamo che è stato proprio Pertini e il governo di Craxi ad attuare il debito pubblico in Italia. Dunque di cosa parliamo?”

Ebbene, io penso che a questo sindaco occorra dare dei punti di riferimento che lui non ha, per ricordagli il senso del’opportunità e della misura. Quindi gli rinfresco la memoria.

Chi era Pertini.

Durante la Grande Guerra combatté sul fronte dell’Isonzo e per il suo coraggio fu insignito di medaglia d’argento. Nel dopoguerra aderì al Partito socialista e per la intransigente opposizione al fascismo venne perseguitato e fu costretto a fuggire all’estero, dove continuò la sua lotta al fascismo. Una volta rientrato in Patria, fu condannato e poi inviato dal Tribunale speciale al confino.

Laureatosi in Giurisprudenza, fin dall’inizio della sua attività politica fu bersagliato di aggressioni squadriste ed il suo studio di Savona fu devastato parecchie volte. Trasferitosi a Firenze si iscrisse all’istituto di Scienze Sociali, dove ottenne una seconda laurea. Lì entrò in contatto con ambienti vicini a Gaetano Salvemini e anche lì fu picchiato, una volta perché indossava una cravatta rossa ed una volta per aver deposto una corona di alloro alla memoria di Giacomo Matteotti. In seguito a questo, venne accusato di “istigazione all’odio tra le classi sociali” e fu condannato a otto mesi di reclusione.

Per sfuggire alla cattura andò in esilio a Nizza e Parigi, dove si mantenne facendo il muratore, e divenne un esponente di spicco tra gli esiliati, svolgendo attività di propaganda contro il regime fascista. Per questo, fu condannato dal “Tribunale speciale per la difesa dello Stato” a dieci anni e nove mesi di reclusione e a tre anni di vigilanza speciale, per aver “svolto all’estero attività tali da recare nocumento agl’interessi nazionali”. Durante il processo, Pertini rifiutò di difendersi ed alla pronuncia della sentenza si alzò gridando: «Abbasso il fascismo! Viva il socialismo!”. Fu internato al carcere di Santo Stefano e poi esiliato a Turi, Ponza, Tremiti e Pianosa.

Quando la madre fece domanda di grazia alle autorità del fascio, Pertini scrisse un pezzo della sua futura leggenda, rifiutandola con sdegno: “Perché mamma, perché? … mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà…” e così restò in carcere e poi confinato a Ponza e a Ventotene, fino al ’43.

Riacquistata la libertà, ritornò subito a Roma, per contribuire alla ricostruzione del Partito socialista e riprendere la lotta antifascista. Dopo l’8 settembre partecipò ai combattimenti contro i tedeschi per la difesa di Roma. Il 15 ottobre, venne catturato dalle SS e condannato a morte, ma la sentenza non venne eseguita, grazie all’azione dei partigiani che lo liberarono nel gennaio 1944.

Dopo la Liberazione, divenne segretario del Partito Socialista e fu eletto membro della Costituente. Fu poi presidente della camera, guadagnando la stima dell’opinione pubblica come presidente d’assemblea che svolgeva il suo compito in modo non notarile.

Nel 1978, durante il sequestro Moro, a differenza della maggioranza del Partito socialista, fu un sostenitore della cosiddetta “linea della fermezza” nei confronti dei sequestratori, ovvero il rifiuto totale della trattativa con le Brigate Rosse.

Eletto Presidente della repubblica, nel 1980, dopo la sua visita in Irpinia, denunciò pubblicamente l’impotenza e l’inefficienza dello Stato. Assunse sempre un atteggiamento intransigente nei confronti della criminalità organizzata, denunciando “la nefasta attività contro l’umanità” della mafia.

Il suo modo di intervenire direttamente nella vita politica del Paese rappresentò una novità per il ruolo di Presidente della Repubblica, che era stato, fino ad allora, una figura strettamente “notarile”. Quello che in seguito divenne un archetipo della funzione di stimolo del Quirinale nei confronti della politica, il cosiddetto “potere di esternazione”. Grazie all’indubbio prestigio di cui godeva, soprattutto tra i cittadini, fu in genere difficile per i vari esponenti politici non recepire, seppure controvoglia, le sue incursioni. Nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all’estero la sua popolarità. Ricevette lauree honoris causa nelle più prestigiose università del mondo. L’immagine dell’Italia con lui migliorò.

Questo è l’uomo Pertini e non ammette sberleffi di sorte. La dimostrazione che la politica si sia nel tempo sempre più degradata, divenendo solo una ricerca smodata della ricchezza e del proprio potere personale, lo dimostrano certe esternazioni strimpellate ed il silenzio di un PD, un partito morto dentro, che non ha né memoria dei propri uomini né del proprio passato. Tengo anche a precisare che, se pure Pertini è andato in carcere, è chiaro a tutti che vi è andato per motivi di alto valore morale.

Comunicato stampa Italo Magno

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  • Bravissimo Pinucccio !!!! Riferimento l’auree infatti c’e’ il detto ciocciu e prusuntus il nostro caro Sindaco

    Pippo 08/10/2015 8:45 Rispondi
  • Buonasera/buongiorno.
    Da qualche parte è scritto che “chi disprezza la parola si rende debitore”…e un proverbio: “ciò che piace o è illegale, o è immorale, o costa troppo”…a San Paolo è attribuito “…di non avere
    alcun debito se non l’ amore vicendevole…”,
    e quindi?
    Il debito sicuramente non permette una “corretta visione delle realtà”, anche se può diventare un aiuto a chi, con i “classici problemi esistenziali”, trova il senso almeno in ciò che piace…
    I “vertici”, sicuramente, dovrebbero avere la possibilità di “decidere”…ma con la storia che ci troviamo alle spalle, e la storia che viviamo, cosa ci si può aspettare?
    Anche se, nel mio piccolo, mi chiedo ancora come può un comune, uno stato, avere “debiti”…ho studiato un pò di economia,ma “date a Cesare quel che è di Cesare…”, un privato che ha più soldi, ed altro, di una carica pubblica, non dovrebbe subentrare, secondo le sue competenze ed esperienze, a chi non è stato messo in grado di compiere il proprio dovere…o altro?
    Una carica pubblica che compie il suo dovere nel massimo delle forze, non può rendersi debitore, se pur le debolezze…prima di pagare o di “ordinare” bisogna fare i conti…quando non si hanno soldi per pagare il superfluo, bisogna lasciarlo (se non non cercarlo…)…
    Ci sarebbe veramente tanto da scrivere e dire…a morire e a pagare c’è sempre tempo, ma ogni giorno si abbia davanti il conto, economico e di morale…siamo stati avvisati…e uomo avvisato, mezzo salvato…
    Grazie per l’ attenzione e la possibilità d’ intervento…
    ricordo la fede in Gesù Cristo figlio di Dio ed in Dio…
    Domenico Pio La Forgia.

    Domenico Pio 07/10/2015 22:05 Rispondi
  • Antonellona va mitt i buttun!!!!

    Francesco 07/10/2015 17:53 Rispondi
    • Nicola o francesco, fai la persona seria, Perché comincia a stancare con questi commenti idioti, inutili in perfetto stile caprone da quattro lire.

      Antonella 07/10/2015 19:52 Rispondi
  • Magno
    Ricorda la storia a suo uso e consumo.
    Qui nn si discute del ruolo di Pertini da partigiano e poi da padre costituente, qui si analizza Pertini nel suo ruolo da Presidente e uomo del PSI, sicuramente un uomo che nn si è arricchito con la politica, ma un uomo che è corresponsabile nell’aver sponsorizzato Craxi, nella sua ascesa politica, e su questo tema ha sicuramente contribuito eticamente allo sfascio del sistema Paese con l’incremento del debito pubblico, avvenuto nell’era craxiana.

    Pasquale Bisceglia 07/10/2015 17:43 Rispondi
  • Come difendete Pertini così dovete difendere anche Craxi….mi sa che la Costituzione dica che le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica….non ricordo che Pertini abbia mai rinviato una legge alle Camere. Pertanto Pertini=Craxi.

    antonio 07/10/2015 15:20 Rispondi
  • Questa classe politica che abbiamo ha manfredonia non e’neanche degna di nominarla uno come pertini gente che sta’in politica al comune per interesse propio,i fessi siamo noi che li votiamo,

    ribellione sociale 07/10/2015 11:46 Rispondi
  • Grazie Italo per averci ricordato cosa è, e chi è un vero politico, la storia, gli ideali, il vissuto ,la dignità, la rettitudine morale che dovrebbero contraddistinguere gli uomini che fanno politica amministrando la res pubblica, oggi questi valori sono rari, non albergano nei politicanti di oggi la cui storia è più basata sulla quantità del vitalizio che sull’azione politica.

    Antonella 07/10/2015 11:20 Rispondi
  • il periodo più duro della vita italiana del dopo guerra,e credo a parere mio se non ci fosse stato pertini ……..
    questi personaggi non meritano replica.
    manfredonia è sempre più povera.meditate gente

    ANTONIO 07/10/2015 10:58 Rispondi
  • Pertini aveva 2 lauree, l’altro
    non aggiungo altro …..

    Pinuccio 07/10/2015 10:42 Rispondi

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