Giovedì 25 Aprile 2024

Bilanci, alchimie contabili e irresponsabilità (di Pino Delle Noci)

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La richiesta della consegna dei libri contabili alla magistratura contabile ha provocato nell’assessore al bilancio un sorriso sarcastico. Lui sa benissimo che, gli amministratori e i consiglieri comunali, godono di una conclamata impunità a causa della giungla legislativa che li protegge. Sa benissimo che nessun cittadino o consigliere comunale si sognerebbe di segnalare, con una denuncia alla Corte dei Conti (unica autorità legittimata ad intestare e quantificare il danno erariale), la necessità di procedere con la declamazione del danno erariale a carico degli amministratori che hanno espresso voto favorevole all’approvazione del bilancio e del segretario comunale che ha consentito, con la sua presenza in consiglio comunale, l’approvazione di tale bilancio.

Lo studio della complessa materia del bilancio comunale richiede impegno, conoscenze specifiche e dinamiche storiche che determinano certe scelte. Per questo diventa un lavoro arduo certificare, tra i gangli delle alchimie contabili, i possibili danni erariali. Una certificazione, anche se contenuta, è stata fornita dai revisori contabili sul consuntivo 2014.

A rigore di logica, non dovrebbe essere ammessa alcuna ratifica di atti intrinsecamente invalidi né, ad esercizio chiuso, la convalida di atti di gestione viziati nell’elemento obiettivo. Tale convalida, infatti, si risolve sempre con un facile espediente per gli amministratori che dispongono di maggioranza consiliare; specie se bulgare. Per loro diventa facile eludere la responsabilità derivante dal comportamento illecito. Infatti, la legislazione italiana sancisce che, le attività degli amministratori di un ente pubblico, pur se poste in essere al di fuori della normativa vigente, non integrano una ipotesi di responsabilità amministrativa, qualora non abbiano comportato un danno economicamente valutabile per il patrimonio dell’ente. Certezza che spesso genera un uso improprio delle risorse finanziarie e del patrimonio della collettività. Forti di questa consapevolezza gli amministratori si sentono autorizzati a fare e disfare dei beni altrui.

I consiglieri comunali di maggioranza, per votare provvedimenti tra bilanci, debiti fuori bilancio, cessioni, permute, varianti, ed altro, quando prendono posto tra i banchi del consiglio, acquisiscono un potere straordinario: entrano in totale empatia con l’assessore di turno e si rendono edotti del contenuto delle delibere da votare. Grazie ai nuovi poteri acquisiti, i consiglieri comunali di maggioranza, non avvertono l’esigenza di studiare e interpretare gli atti su cui devono esprimere il proprio voto. Quanto poi ci sono maggioranze bulgare, come quelle che si ripetono da tre lustri nella nostra città, l’operazione diventa estremamente agevole.

L’opposizione, dovendo studiare e trattare decine di fascicoli di diversa materia, tra delibere ed altro, un po’ per incompetenza e incapacità, un po’ per carenza di strumenti informativi, a volte per connivenza, si limita ad esprimere un “NO” che spesso fornisce l’opportunità, ad amministratori navigati, di canzonarli.

In questo modo, l’esercizio delle funzioni dei consiglieri comunali, si limita a due atti: votare a favore o contro le delibere e maturare gettoni di presenza. Delibere spesso precucite e preconfezionate ad hoc e gettoni di presenza che maturano tra sedute di consigli comunali, mediamente 1 o 2 al mese, e riunioni di commissioni. Riunioni che, a volte, si indicono e si concludono in pochi minuti con il solo obiettivo di maturare gettoni. A fine mese si può riscuotere il compenso che corrisponde, sempre, all’ammontare di un quarto dello stipendio del Sindaco; soglia oltre la quale con si dovrebbe sforare. Un compenso che, per alcuni, può diventare un salvadanaio per una futura campagna elettorale

E’ opportuno ricordare che in un comune come quello di Manfredonia un sindaco, con la qualifica di libero professionista, percepisce 4131,16 Euro lordi. Cosa diversa sarebbe se il sindaco fosse un dipendente o un pensionato; in questo caso l’indennità si ridurrebbe del 50%. Nei comuni da 30.000 a 250.000 abitanti, un gettone di presenza vale 36,15 euro per seduta, tra consigli comunali e commissioni.

Alla luce di queste considerazioni diventa facile ipotizzare che, i consiglieri comunali, qualora scoprisse qualche illecito, mai sarebbero disposto a sfiduciare il proprio sindaco oppure votare contro un provvedimento presentato dai loro assessori. In realtà la funzione di indirizzo e di controllo politico-amministrativo del consiglio comunale diventa quasi inesistente.

Questo andazzo consente agli amministratori, attraverso un groviglio di numeri e pezze giustificative, il più delle volte incomprensibili, di produrre atti privi di una seria e puntuale programmazione. Lo dimostra il continuo ricorso ai debiti fuori bilancio, alle anticipazioni di cassa e all’uso sovente della cassa depositi e prestiti. Atti che puntualmente vengono approvati dal consiglio comunale senza batter ciglia.

In questo scenario “elegiaco” diventa agevole fare un uso improprio del patrimonio della collettività.

Un singolo dato per comprendere l’entità della problematica. Da oltre quindici anni, fin dall’amministrazione Prencipe, come cittadino sollecitavo un censimento del patrimonio immobiliare del nostro comune. Ancora oggi, i cittadini non conoscono la reale entità di quello che rimane del nostro patrimonio immobiliare. Una precisa violazione dell’art. 58 della legge 133/2008 (riordino, gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare). Nel frattempo, tra usi civici e cartolarizzazioni, permute, svendite e cessioni, il nostro patrimonio immobiliare si è ridotto all’osso, mentre si continua ad eludere una legge dello Stato.

Le amministrazioni che si sono avvicendate hanno sempre sposato il motto di Luigi IV: “Dopo di me, il diluvio”. Un danno enorme per le future generazioni di amministratori che dovranno svendere anche castelli, monumenti e piazze per far quadrare i conti. Se non saranno disposti a rinunciare all’attuale andazzo, dovranno vessare ulteriormente i cittadini con ulteriori aumenti delle tassazioni.

Quando l’onestà tornerà di moda? Con chi e con quali strumenti?

 

Pino Delle Noci

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  • Ma questo Pino Delle Noci chi è? Cosa rappresenta? Il primo che si alza scrive, scrice, scrive!

    nostradamus 09/10/2015 20:23 Rispondi
  • NON FATE ALTRO CHE DIRE LE STESSE COSE DA UNA VITA !!!!!!!!!!!
    POSSIBILE CHE NESSUNO RIESCE ANCORA A CAPIRE E A INTERVENIRE SUL DRAMMATICO PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE !!!!!!!!!!!!!!!! MA VI IMMAGINATE CHE CI SONO INTERE FAMIGLIE CHE STANNO MORENDO DI FAME….AVETE MAI FATTO UN GIRO ALLA MATTINA ORE 08.00 IN CORSO ROMA PRESSO LA CARITAS ???????? LI’ POTRESTE CAPIRE MEGLIO LA SITUAZIONE DI QUESTA STRAMMALATA CITTA’ DOVE CHI HA LA PANCIA PIENA COME TANTI POLITICANTI DI MODA….NON VUOLE CREDERE A CHI STA’ LENTAMENTE MORENDO !!!!!!!!!!!! E VOI….CONTINUATE A PARLARE E A DIRE CAZZATE E CHIACCHIERE ….PRIMA O POI CI SARA’ UNA PRESA DI COSCIENZA DELLA POPOLAZIONE E ALLORA ….SARANNO CAVOLI AMARI PER TANTI RACCONTAFAVOLE !!!!!!!!!!! GIRATE NELLE CASE DELLA GENTE E RENDETEVI CONTO COME VIVONO E POI,PROBABILMENTE CAPIRE DI CHE SI PARLA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Cittadino Indignato !!!!! 09/10/2015 14:37 Rispondi
  • L’onestà tornerà solo con una dittatura, dove ognuno è responsabile di quello che fa o decide.
    Con questo schifo di democrazia non si può più andare avanti, a meno di continuare a indebitarci all’infinito, fino a quando ci sarà un crollo totale.

    tonino 01 51 09/10/2015 10:55 Rispondi
  • Qualcuno dirà : ma di che cosa stiamo parlando ????

    svolta 08/10/2015 20:10 Rispondi

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