Sabato 20 Aprile 2024

Una nuova veste per l’area monumentale della Cittadella Micaelica a Monte Sant’Angelo: un intervento congiunto di restauro e valorizzazione

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All’interno  del  progetto  di  recupero,  adeguamento  funzionale  e  valorizzazione  della  “Cittadella Micaelica”,  progettato  dal  gruppo  di  lavoro  coordinato  dall’arch.  Nunzio  Tomaiuoli  e  diretto   dall’arch.  Lucia Patrizia  Caliandro  (Segretariato  Regionale  per  i  Beni  Culturali  e  Paesaggistici  della  Puglia  e  Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia),  un intervento fondamentale è stato  quello  del  restauro  conservativo  delle  emergenze  architettoniche  ed  artistiche,  in  cui  l’indispensabile collaborazione tra le differenti professionalità interne all’amministrazione (la storica dell’arte Antonella Simonetti ed  i  restauratori  Maria  Letizia  De  Bellis  Vitti,  Vito  Iacobellis,  Francesca  Vescera)  ha  contribuito  ad  una valorizzazione  integrata del complesso di edifici interessati dall’intervento. In particolare, l’area monumentale, di cui fanno parte i tre edifici di San Giovanni in Tumba, San Pietro e  Santa Maria Maggiore, godrà infatti di nuova luce. Oggetto fin dalla fine dell’Ottocento di studi e proposte progettuali, i tre edifici che fanno parte del complesso, sono stati al centro di un dibattito che portò ad  interventi sostanziali  mirati  alla  loro  conservazione.  I  primi  provvedimenti  per  la  tutela  del  complesso  monumentale documentati, secondo quanto emerso dalla ricerca archivistica, sono infatti alcune perizie redatte dal Genio Civile a  partire  dal  1876,  in  cui  veniva  segnalato  il  grave  stato  di  degrado  della  Tomba  di  Rotari.  Fu  prevista  a quell’epoca la demolizione e ricostruzione di tutta la parte superiore dell’edificio, sino al piano del secondo ordine di finestre, utilizzando gli stessi materiali, ossia pietra calcarea estratta dalle cave di Monte S. Angelo, e seguendo le linee architettoniche originarie. Inoltre,  furono  costruiti  nuovi  contrafforti  angolari  di  rinforzo  in  corrispondenza  del  primo  tamburo,  a partire dall’estradosso della prima galleria fino al livello del secondo ordine di finestre, cioè per un’altezza totale di 4,5 metri. E’ invece del 1890 la realizzazione del barbacane di sostegno presso l’angolo sud-est e dei due ordini di catene (fasciature in ferro) collegate a mezzo di telai lignei, in modo da scongiurare la completa demolizione della parte superiore dell’edificio. Interventi  successivi  furono  realizzati  dall’ispettore  Centrale  Giacomo  Boni,  nel  1892,  mentre  nel  1894,  per volontà del municipio, con il pretesto che l’antica chiesa San Pietro fosse pericolante e per isolare la Tomba di Rotari,   la  chiesa  fu  completamente  demolita,  a  meno  dell’abside  terminale,  tuttora  esistente.  Ulteriori  studi, analisi  di  dissesto  e  azioni  modificatorie  risalgono  al  1909,  al  1922  ed  al  1923,  mentre  le  ultime  importanti campagne  di  restauri  dirette  dall’arch.  B.  Apollony Ghetti  nel  1967-73  e  dall’ing.  G.  De  Tommasi  dal  1978  al 1982, oltre che quella ultimata nel 2000, in vista del Giubileo, hanno portato il complesso ad assumere l’aspetto attuale, oggi oggetto di un nuovo importante restauro di tipo conservativo.  Lo spazio a cielo aperto, che conserva i resti della Chiesa di San Pietro e il sagrato antistante la Chiesa di Santa  Maria  Maggiore,  che  si  trovano  a  due  quote  distinte,  erano  fino  ad  oggi  totalmente  separati  da  un  setto murario  con  sovrastante  cancellata.  Il  progetto  prevede  un  nuovo  collegamento  tra  le  due aree,  finalizzato  alla definizione  di  un  unicum  spaziale  ed  effettuato  sia  attraverso  una  breve  scalinata  che  con  una  rampa  per diversamente abili, entrambe poste in prossimità dal portale di accesso del sagrato della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Due nuovi portali   previsti in vetro e profilo in acciaio corten garantiranno il nuovo accesso ed una costante visibilità all’area su cui affacciano sia San Giovanni in Tumba che la Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Le  opere  di  restauro  architettonico  realizzate  consistono  per  San  Giovanni  in  Tumba  nella  revisione  delle apparecchiature  murarie  esterne,  nel  trattamento  deumidificante  delle  pareti  interne  e  nell’integrale  rifacimento della  pavimentazione  interna  in  cocciopesto;  nella   Chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore  è stata  invece  eseguita  la revisione integrale e la pulitura della facciata, oltre che la revisione delle basole poste a copertura della stessa. Anche i portali ed i rilievi scultorei , sono stati ripuliti e restaurati, come gli affreschi interni ai due complessi e gli elementi lapidei erratici presenti internamente a Tomba di Rotari. In  particolare  gli  affreschi  conservati  nella  Chiesa  di  Santa  Maria  Maggiore,  oltre  a  rappresentare  una  chiave importante per l’interpretazione della pittura nella zona nel XIII e XIV secolo, consentono ora più di prima, nella loro rinnovata presentazione estetica, di cogliere elementi importanti per la comprensione della società dell’epoca a cominciare dall’abbigliamento, caratterizzato da tessuti arricchiti di ricami preziosi. Un’attenta progettazione illuminotecnica valorizza l’area evidenziando i resti di San Pietro, gli elementi principali delle facciate di Santa Maria Maggiore e San Giovanni  in Tumba e gli  interni dei due monumenti.  Apparecchi illuminanti  sono  stati  incassati  nella  nuova  pavimentazione  in  pietra  di  Minervino,  per  favorire  una  rilettura planimetrica della Chiesa ed evidenziare i pochi allineamenti dell’antico impianto della chiesa di San Pietro ancora visibili. Gli interventi progettuali hanno tenuto conto, in particolare modo, dei visitatori e della possibilità di offrire loro un percorso  di  conoscenza  e  scoperta.  Durante  le  visite  in  notturna,  un  sistema  di  illuminazione  “intelligente” sincronizzato con un apparato audio, farà rivivere lo spirito del luogo e apprezzare al meglio la storia che permea l’interno di Tomba di Rotari e l’area dell’ex Chiesa di San Pietro, ampliamente raccontata attraverso le decorazioni scultoree, i capitelli, i fregi, caratterizzati da un programma iconografico ricco con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, motivi vegetali e personaggi femminili allegorici. La  riproposizione  e/o  nuova  realizzazione  di  elementi  metallici  (ringhiere,  scalinata  interna,  strutture  a pavimento),  che  ben  si  integrano  con  il  luogo,  completano  l’intervento,  insieme  agli  apparati  multimediali  che accoglieranno e accompagneranno il visitatore nella fruizione e comprensione dei luoghi. I  lavori  hanno  riguardato  anche  la  chiesa  della  Madonna  della  Libera,  che  sorge  poco  distante  dall’atrio superiore  della  Basilica  e  comunque  nel  perimetro  della  medesima.  Essa  fu  costruita  nel  1879  ampliando  il vecchio oratorio di s. Anna e ristrutturando l’area del cortile antistante occupata in parte da un antico cimitero. Nel secolo  scorso,  dopo  la  demolizione  della  chiesa  di  San  Pietro,  fu  sede  per  lungo  tempo  dell’unica  parrocchia cittadina affidata al Capitolo di San Michele. Qui si è operato con un consolidamento statico orientato a liberare gli estradossi degli archi, della volta e della cupola dal carico di materiale di riporto ivi ammassato e costipato, causa  anche  della  presenza  di  quadri  umidi,  oltre  che  con  integrale  revisione  di  intonaci  esterni,  con  la ripresentazione estetica degli interni e con la sostituzione degli infissi. E’ stato inoltre previsto un nuovo impianto di illuminazione, volto ad enfatizzare anche l’interno della suddetta Chiesa ed il rifacimento della pavimentazione antistante la stessa, al fine di intervenire contestualmente per ridurre le infiltrazioni di umidità di risalita e per livellare le numerose asperità e difformità materiche che l’attuale sagrato presenta, pur preservandone l’originario basolato.

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Capitanata · News

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