Venerdì 29 Marzo 2024

Manfredonia: il D.U.P. Documento Unico di Programmazione (di P. Delle Noci)

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Dopo  la  fase  sperimentale  e  rinvii  vari,  la  legge  196/2009  e  successive  modifiche (Legge  di  contabilità  e  finanza  pubblica)  è  entrata  in  vigore.  La  riforma  dovrebbe prevedere,  nel  rispetto  delle  imposizioni  europee,  il  controllo  del  debito  pubblico,  il controllo  del  deficit  e  la  verifica  degli  andamenti  di  finanza  pubblica.  Gli  enti  locali hanno l’obbligo di rafforzare gli  equilibri finanziari e patrimoniali adottando sistemi di trasparenza  ed  attendibilità  dei  bilanci.  Quindi,  l’obiettivo  dichiarato  del  processo  di armonizzazione contabile, dovrebbe essere il rafforzamento della programmazione con le seguenti finalità:  Cosa si vuole realizzare (obiettivi);  Come, cioè con quali mezzi finanziari, organizzativi e gestionali; Quando, a breve (1 anno), a medio (3 anni) o a lungo  termine  (intera  legislatura).  Obblighi  tendenti  a rendere  più  trasparente  e veritiera la situazione finanziaria, economica e patrimoniale degli enti. Quindi,  il DUP con  tutte  le  informazioni  in  esso  contenute,  dovrebbe  essere  un  documento  di rilevanza strategica. Un’amministrazione che ama definirsi democratica e trasparente, ancor  prima  di  portare  il  DUP  all’approvazione  dal  Consiglio  Comunale,  dovrebbe metterlo a disposizione della comunità. Un concetto ammaliante che l’Amministrazione Comunale di Manfredonia ama solo sbandierare. Nella sezione finalità del DUP, analisi delle  missioni  a  pag.  46,  è  scritto:“Particolare  attenzione è  rivolta  nel  programma politico dell’Amministrazione Comunale alla partecipazione dei cittadini incoraggiando le  occasioni  di  confronto…  dall’altra  consentire  la  partecipazione  dei  cittadini  anche mediante giornate della trasparenza…”.  Si ha la sensazione di risiedere nel golfo che non c’è dove, tra il dichiarare e il realizzare, si contrappone sempre il mare. Infatti un documento  di  importanza  rilevante  come  il  DUP,  l’Amministrazione  Comunale  di Manfredonia,  ha  inteso  portarlo  all’approvazione  del  Consiglio  Comunale  il  22 dicembre  2015,  l’antivigilia  di  Natale.   Perfettamente  il  linea  con  il  metodo partitocratico che approva, documenti di rilevanza strategica, nei giorni che precedono il  Natale  e  il  Ferragosto.  Altro  che  incentivare  i  cittadini  alla  partecipazione incoraggiando le occasioni di confronto. Il  contenuto  del  DUP  del  Comune  di  Manfredonia  gronda  di  moltissimi  interrogativi che,  per  documentarli,  necessiterebbero  diversi  volumi.  Comunque  fa  giustizia  nei confronti di chi come me, in passato, ha sollevato alcune questioni. Per questo ritengo opportuno evidenziarne due: Il debito pubblico e l’evasione fiscale. Ipotizzavo e denunciavo un debito pubblico altissimo, intorno ai 15 milioni per difetto. Debito, puntualmente nascosto ai cittadini, che sublimava per giustificare i farlocchi patti  si  stabilità.  Il  metodo  era  consolidato,  si  camuffavano  i  bilanci  con  alchimie contabili attraverso l’inserimento di ipotetiche entrate inesigibili. Finalmente, sperando che  sia  esatto  ed  accertato  nella  sua  universalità,  conosciamo  l’indebitamento  del nostro  comune:  Euro   17.757.740,68  …  Trattasi  d’importo  di  notevole  entità  che rappresenta, in concreto, la volontà dell’Ente di creare un “fondo rischi” e superare le criticità  della  gestione  dei  residui…”  Ciò  al  fine  di  evitare  che  entrate  di  dubbia esigibilità,  previste  e  accertate  nel  corso  di  esercizi  precedenti,  possano  finanziare spese  esigibili  nel  corso  del  medesimo  esercizio.  Il  disavanzo  straordinario  di amministrazione, … è stato ripartito in quote annue a carico dei bilanci comunali pari ad  €  590.030,79  per  trenta  esercizi  e  fino  al  2044.” Eliminando  i  giri  di  parole,  i cittadini onesti di Manfredonia che pagano fino all’ultimo centesimo di tasse devono pagare 590.030,79 in più fino al 2044. Chi invece ha disamministrato, provocando la voragine  finanziaria,  resta  impunito,  non  paga  un  centesimo  e  viene  premiato accedendo  ai  livelli  più  alti  della  politica  per  continuare  nell’azione  devastatrice  del bene comune. Assessori,  dirigenti  e sindaco,  colpevoli  di aver  consentito  alla  Gema s.p.a il furto nei confronti dei cittadini, sono usciti indenni e sono stati perfino premiati dagli  elettori.  Sono  gli  effetti  della  politica  del  clientelismo,  del  nepotismo  e  del mercimonio.

Pagina 46 del DUP, tra le finalità è scritto anche: “Rafforzare il reperimento delle fonti di  entrata  e  la   relativa  riscossione. Superare  le  logiche  di  spesa  incrementale mediante  verifiche  e  confronti.  Redistribuire  il  prelievo  tributario  secondo  canoni  di equità con azioni sinergiche volte a contrastare l’evasione e l’elusione fiscale”. Evviva è  stata  acquisita  la  consapevolezza  che  bisogna  contrastare  l’evasione  e  l’elusione fiscale.  In  che  modo?  Azzardiamo  qualche  ipotesi:  Il  9  dicembre  2016  scade  il contratto tra il Comune e la Gestione Tributi SpA. Nel DUP a pagina 47 (programma 04)  è  scritto:  ”…  L’attuale  sistema  palesa  talune  criticità,  alcune  direttamente collegate  ai  costi  di  gestione.  Entro  la  scadenza  del  Contratto  di  servizio  l’Ente  è chiamato,  a  seguito  di  un’attenta  analisi  costi/benefici  a  valutare  i  diversi  scenari ipotetici  di  gestione  delle  entrate  patrimoniali  e  tributarie  nella  considerazione dell’obbligo  di  attuare  tutto  quanto  occorre  per  contrastare  l’evasione  fiscale  e dell’obbligo  da  parte  degli  enti  locali  alla  realizzazione  degli  obiettivi  di  finanza pubblica …”.

Cosa  faranno  i  nostri  amministratori?  Hanno  a  disposizione  quattro  soluzioni: Riconfermare  l’attuale  gestione,  affidare  la  riscossione  a  Equitalia  o  società  iscritte all’albo  ministeriale  oppure  internalizzare  il  servizio.  La  prima  soluzione  diventa impossibile  a  causa  dei  troppi  obblighi  imposti  dai  vari  d.lgs.  150/2009,  33/2013, 66/2014  e  89/2014;  la  seconda  e  la  terza  sono  da  scartare  per  svariatissimi  altri motivi;  l’unica  soluzione  possibile  è  internalizzare  (metodo  consolidato  per  la sistemazione di politicanti, loro parenti e amici). In che modo? Creare una apposita Gestione in House oppure aggregare la Gestione Tributi a quella già esistente: L’ASE. Questa  soluzione  potrebbe  essere  la  più  gradita  alla  partitocrazia.  Le  maestranze dell’attuale  Gestione  Tributi  di  Manfredonia  sono  costituite,  per  la  stragrande maggioranza, da partitocrate, loro parenti ed amici. Questi vanno “sistemati” fino al raggiungimento della pensione e non si può correre il rischio di lasciarli senza reddito; oltretutto sono portatori di voti. Esattamente come è stato deciso per la gestione del Mercato  Ittico;  una  struttura  che,  da  risorsa  per  la  città,  è  stata  trasformata  in voragine finanziaria. I responsabili di tale voragine non hanno pagato un centesimo e continuano ad essere retribuiti con le tasse dei cittadini. La  scelta  di  affidare  all’ASE  la  Gestione  Tributi  presenta  però  alcune  criticità.  Se l’attuale  Gestione  Tributi  non  è  riuscita  ad  avviare  una  seria  lotta  alla  elusione  e all’evasione fiscale, possono le stesse maestranze fare quello che non hanno fatto per otto  anni?  Una  struttura  legata  alla  partitocrazia  non  può  permettersi  il  lusso  di indispettire amici e clienti con il vizio dell’elusione e dell’evasione fiscale. Questo però potrebbe impensierire non più di tanto i nostri amministratori. Dopo i sette milioni di euro  circa  di  profondo  rosso  dell’ASE,  per  coprire  i  quali  si  è  dovuto  cedere  un patrimonio immobiliare di notevole valore, e dopo il buco di oltre un milione di euro provocato  dalla  Gestione  Mercato  Ittico,  per  il  quale  nessuno  ha  pagato,  tutto  si  è “acchetato”; trasferire la Gestione Tributi all’ASE potrebbe essere la soluzione ottimale per  continuare  con  le  politiche  di  sempre.  Tanto  a  pagare  le  voragini  finanziarie saranno  sempre  e  solo  i  cittadini  onesti.  Infatti,  il  servizio,  svolto  in  house,  dal concessionario  costituito  con  una  società  a  controllo  pubblico  deve  prevedere  forti poteri di indirizzo della gestione da parte del comune, pena la sua illegittimità. Questa in buona sintesi è la massima della decisione del TAR Toscana, Sez. I. Il potere del controllo è nelle mani del controllato. La  legge 196/2009 e successive modifiche, come tutte le leggi italiane, impone degli obblighi  ma  non  prevede  pene  per  gli  amministratori  che  sbagliano  previsioni  e programmazioni. Ogni sei mesi possono fare, disfare e strafare senza dare conto dei loro orrori amministrativi; è sufficiente una semplice correzione.  Tanto c’è sempre il pagatore: PANTALONE. A chi serve una legge con simili varianti? A chi la propone, l’approva  e  la  rigira  a  convenienza:  cioè  alla  partitocrazia  che  deve  continuare  a gestire il potere e vessare i contribuenti. Dalle  analisi  possono  scaturire  opportune diagnosi.  Una  corretta  diagnosi  può suggerire  tre  soluzioni:  Una  raccomandazione,  una  cura  e,  in  casi  estremi,  una discectomia.  E’  di quest’ultima  che abbisogna  la politica  italiana,  dal  livello  locale a quello nazionale. Un taglio netto con la gestione finanziaria diretta degli enti pubblici. Questo non significa privatizzare ma affidare ad esperti autonomi, di indubbio valore conoscitivo,  professionale,  gestionale  ed  esperienziale, la  gestione  della  finanza pubblica. Una  legge  rispettosa  delle  esigenze  dei  contribuenti  dovrebbe  prevedere oltre agli obblighi anche precise responsabilità e pene per chi disamministra e depreda la  cosa  pubblica.  Gli  amministratori  incapaci,  a  qualsiasi  livello,  dovrebbero  essere allontanati dalla gestione del Bene Comune e pagare per i propri errori.  Se così fosse, amministratori e politici verrebbero scelti con criteri ben diversi da quelli adottati dalla partitocrazia. Gli amministratori dell’ASE, del Mercato Ittico e della Gestione Tributi di Manfredonia,  sono  sempre  stati  scelti  con  il  sistema  spartitorio  e  clientelare  dalla paritocrazia;  in  barba  ad  ogni  principio  di  professionalità,  competenze,  capacità  ed esperienza. L’amministratore che dovrebbe provvedere alla gestione e/o al recupero delle risorse finanziarie di una comunità dovrebbe essere scelto per concorso. Il vincitore dovrebbe essere l’autore di un progetto che indichi obiettivi, tempi e modi. Il progetto dovrebbe essere  pubblico  e  prevedere  scadenze  a  breve  termine  (annuali)  e  medio  termine (massimo  triennali)  per  le  opportune  verifiche.  Se  da  tali  verifiche,  che  dovrebbero essere  pubbliche,  risultassero  non  rispettate  le  indicazioni  progettuali, l’amministratore  dovrebbe  essere  rimosso  senza  se  e  senza  ma.  Il  compenso dovrebbe essere parificato a quello di un impiegato, della struttura in cui opera, con il livello  più  alto.  Allo  stipendio  andrebbe  aggiunto  un  premio  di  risultato  da corrispondere al termine delle verifiche se sono stati raggiunti gli obiettivi. Il premio dovrebbe  essere  proporzionale  all’obiettivo  raggiunto  rispettando  tre  componenti: miglioramento  dei  servizi,  risparmio  per  i  cittadini  e  recupero  di  risorse  finanziarie ottenute. Purtroppo  il  sistema  politico  italiano  è  malato,  al  suo  capezzale  trovano  posto stregoni, masciare e lestofanti che indossano manti per apparire santi.

Pino Delle Noci

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Commenti

  • Tu li scrivi e tu li leggi. Ma non riesci a spiegare con parole potabili e senza scrivere romanzi?

    Alternativa 20/01/2016 12:01 Rispondi

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