Giovedì 25 Aprile 2024

Lino Trigiani, memoria del Carnevale manfredoniano, si racconta… (VIDEO INTERVISTA)

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Sovente l’uomo dimentica di avere un grande dono, la capacità di conservare nella propria mente, fatti, esperienze del passato. Ridestarli significa restituire alle generazioni future le proprie origini sulle quali costruire il futuro. Raffaele Trigiani, per gli amici Lino, 87 anni compiuti, portati magnificamente e una lucidità mentale da fare invidia a un diciottenne. Con molta enfasi ci ha raccontato, come in una favola, delle origini del Carnevale manfredoniano, quale massima espressione di spensieratezza, di come, nei giorni di Carnevale, si riusciva ad esprimere le proprie emozioni, superando qualsiasi inibizione, indossando una maschera. “Ciò che distingueva e qualificava il carnevale sipontino – ha sottolineato Lino – non era soltanto ‘u balle pe chése’, vera essenza dei tre giorni di festa, ma l’occulto desiderio degli uomini (giovani e meno giovani, anche sposati) di vivere un’avventura del tutto occasionale, ma piena e soddisfacente con qualche compiacente ‘pacchianella’. La realtà, invece, era ben diversa, a condurre il gioco erano le ‘mascherine’ che con il loro sdolcinato e smorfioso atteggiamento, ammaliavano gli uomini e li conquistavano. Si aveva un senso di libertà che non si realizzava mai in qualcosa di concreto, alla fine era solo una libertà di pensare, e questo ci bastava”. Questi e tanti altri episodi spontanei offerti dalla quotidianità, ha aggiunto Lino, sono stati i motivi ispiratori che hanno portato un gruppo di amici, amanti della musica e, in particolare del Carnevale, a scrivere testi (in vernacolo) e musica ispirati alla grande kermesse. Nascono così dieci canzoni e gli autori, buontemponi, superato ogni ostacolo decidono di organizzare il Primo Festival della canzone manfredoniana. Corre l’anno 1956. L’avvenimento fu registrato su nastro magnetico e poi mandato in onda attraverso altoparlanti posizionati sui balconi del Circolo Unione durante la sfilata dei carri e gruppi mascherati. Le dieci canzoni di quel festival, Ze Peppe Carnevéle, Carnevele Sipundine, U chiande de Seponde, Jisse e jèsse, U testamende de Ze Pèppe Carnevele, Baccanale sipontino, Carneval, Carneval, Carneval, Dimmi chi sei, Carnevéle uaste e aggioste, A sfuriete de Ze Pèppe, cantate da L. Trigiani, M. Di Turo e Maria Lorusso, sono rimaste nella storia del carnevale sipontino al punto che alcune vengono suonate ancora oggi durante il carnevale. Quella che noi conosciamo è la versione ammodernata da Franco Rinaldi che qualche anno fa ne fece un disco di grande successo. I testi di queste canzoni sono semplici racconti di quello che succedeva durante il carnevale, un esempio per tutte è la canzone “Jisse e jèsse” che narra la storia di una moglie che, mascherata, segue il marito in piazza e lo seduce facendolo cadere nella sua rete ammaliante. L’interessante chiacchierata con l’amico Lino si conclude con il nostalgico racconto della sua partecipazione alla trasmissione televisiva “Voci e Volti della Fortuna”, andata in onda su Rai Uno, nel mese di dicembre 1957, abbinata alla Lotteria di Capodanno. Torneo a squadre fra le Regioni italiane, selezioni organizzate con la collaborazione dell’ENAL. In quella occasione a rappresentare la Puglia ci furono Lino e sua sorella Nunzia interpretando una stupenda canzone. Queste belle storie, così come tante altre, non ancora conosciute, raccontate dai protagonisti, andrebbero riscoperte, perché le nuove generazioni, attraverso la conoscenza del passato possano costruire il futuro.

Matteo di Sabato

video di Saverio Papicchio

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