Giovedì 28 Marzo 2024

Umanizzazione della medicina

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Notevole interesse ha suscitato nel numeroso e qualificato pubblico che ha partecipato all’incontro tenutosi nei giorni scorsi presso l’Auditorium “Mons: V. Vailati” di Manfredonia, nel corso del quale è stato affrontato un argomento di notevole spessore socio-sanitario: “Medicina e nuova umanizzazione” dove, al centro dell’interesse comune si pone la umanizzazione della medicina. Il rapporto, tra medico e paziente, all’interno del quale, da un lato vi è la persona e i suoi bisogni e dall’altro il medico che non deve limitarsi alla sola prescrizione della medicina, bensì mettersi all’ascolto del suo assistito, al fine di lenirne la sofferenza. La lodevole iniziativa, ancora una volta, è stata promossa dall’Arcidiocesi di Manfredonia, Vieste, San  Giovanni Rotondo, dall’Ufficio per la Pastorale della salute e dall’AMCI (Associazione Medici cattolici), sez. “V. Vailati” di Manfredonia. A fare gli onori di casa il dott. Giuseppe Grasso, presidente dell’AMCI di Manfredonia il quale, dopo aver ringraziato i relatori, il vice presidente del consiglio regionale Avv. Giandiego Gatta, i medici e i presenti per la loro partecipazione, nel suo breve discorso introduttivo ha posto in essere l’affievolimento del rapporto medico-paziente dovuto principalmente all’aumento della tecnologia. Il rapporto umano, invece, è fondamentale per il medico. Abitare il quartiere alla pari, da persona a persona, educare, camminare insieme, questi gli ingredienti per creare una nuova umanizzazione della medicina. L’avv. Gatta, nella sua funzione istituzionale, dopo aver porto il saluto del consiglio regionale, organo al quale spetta legiferare in materia sanitaria, ha sostenuto che il rapporto tra medico e paziente non dev’essere improntato ad una semplice operazione algebrica. L’approccio umano non può prescindere dal rapporto medico paziente. “Purtroppo, – ha concluso Gatta- il nuovo Piano di riordino sanitario penalizza il cittadino”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento della dott.ssa Michela D’Errico, presidente dell’AMMI (Associazione mogli medici italiani), sodalizio nato 50anni fa da un gruppo di mogli di medici. “Non si può amare il malato senza portare conforto ai propri mariti al fine di affrontare al meglio la professione del medico”. A don Salvatore Miscio, rettore del Seminario di Manfredonia e direttore diocesano dell’Ufficio pastorale giovanile e vocazionale, il compito di affrontare il tema dell’umanesimo e umanizzazione della medicina, quale approccio unitario alla persona e ai suoi bisogni. Di notevole spessore socio-umanitario il suo intervento sviluppato su quattro punti cardini: ‘Attraversare il paese della sofferenza’, ‘L’ascolto della sofferenza dell’altro’, ‘Cammino verso la compassione’, ‘Relazioni vere’. “Vivere l’esperienza della sofferenza come l’ha affrontata Gesù Cristo. La sofferenza bisogna coglierla, assimilarla, per capirne le reazioni. La sofferenza ha bisogno di un proprio linguaggio, relazionarsi con il malato, stargli vicino, ascoltarlo. Guarire una persona comporta un prezzo in termini di sacrificio e non di guadagno. Umanizzare significa camminare verso la compassione, capace di capire, penetrare nell’altro per alleviarne la sofferenza”. Questo, in sostanza l’assunto dell’oratore attraverso il quale è scaturita la necessità di rinsaldare il rapporto tra medico e paziente. Non meno ricca di contenuti la relazione del dott. Aldo Bova, consigliere nazionale dell’Amci e presidente nazionale “Forum associazioni socio sanitarie cattoliche” il quale ha sviluppato il suo intervento sulla umanizzazione della medicina e umanizzazione dell’assistenza, struttura che studia e cura le patologie degli uomini, quella ospedaliera e territoriale, al centro della quale c’è l’Uomo, l’ammalato. “La persona sofferente – ha sottolineato l’oratore – non va vista come una macchina nella quale una componente non funziona, ma nella sua completezza. Nella sua realtà affascinante di soggetto con una fisicità, ma anche con una cultura propria, con una psicologia propria, un carattere, con una condizione economico-sociale tutta sua, con una capacità relazionale particolare, sapendo che viene da un ambiente familiare e territoriale particolare. Dinanzi a questa Persona – conclude il dott. Bova – è doveroso che la Persona Umana Medico si ponga con rispetto e buone condizioni empatiche dinanzi alla Persona Umana Ammalata. E’ indispensabile, quindi, nel rapporto con il paziente ascoltarlo, recepire elementi sulla sua storia personale, su quella clinica, capire le sue esigenze, i suoi desiderata, le sue aspettative,, visitarlo e programmare insieme lo studio e il trattamento della sua patologia. Solo così si potrà rendere più efficace, più umano il rapporto tra medico e paziente”.Dopo i saluti di P. Aldo Milazzo (camilliano), direttore diocesano per la pastorale della salute, sono seguiti brevi interventi del dott. Matteo Rinaldi, del dott. Lorenzo Pellegrino e della dott.ssa Anna Spagnuolo.

Matteo di Sabato

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