Venerdì 19 Aprile 2024

NATURA CREA ENERGAS DISTRUGGE (Mare)

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In altri nostri documenti abbiamo visto come l‟installazione del deposito di GPL a Santo Spiriticchio può distruggere, in maniera irreversibile, il sito su cui è destinato tale insediamento.

Con questo nuovo documento vogliamo fare alcune riflessioni, sia pure generiche, su cosa può succedere in mare durante le operazioni di scarico dei grossi quantitativi di GPL dalle navi gasiere. L‟impianto, che si vuole realizzare, è a circuito aperto.

Ci facciamo guidare dallo studio pubblicato dal WWF: L’utilizzo di acqua di mare negli impianti di rigassificazione del GNL, di cui riportiamo alcuni stralci della relazione che riguardano, in particolare, le conseguenze sull‟habitat marino.

La ricerca riguarda il GNL, ma il tipo di scambio termico, a circuito aperto, è lo stesso che prevede il progetto dell‟ENERGAS per il deposito di GPL a Santo Spiriticchio in Manfredonia.

“[…] L‟acqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione negli impianti a circuito aperto sarà restituita praticamente sterile, pertanto inutilizzabile per i servizi eco sistemici che la stessa rende all‟ambiente: habitat per le comunità planctoniche e pelagiche, processi di auto depurazione, regolazione dei cicli biogeochimici di fosforo/azoto/carbonio, assorbimento di CO2. Si ha la perdita quasi totale delle forme di vita veicolate dalla stessa (uova, larve e avannotti, organismi planctonici) e si induce artificialmente la selezione di quelle forme batteriche resistenti al processo di clorazione, formanti biofilm.

[…] In Europa ed in Italia, grazie alla direttiva quadro per la strategia marina 2008/56/CE, è stato promosso l‟approccio eco sistemico alla gestione delle attività antropiche in mare (Giupponi C. et al. 2009). Tale approccio è finalizzato ad assicurare che la pressione delle attività sia mantenuta entro limiti compatibili consentendo l‟uso sostenibile dei servizi eco sistemici ora e in futuro. La suddetta direttiva corrobora, inoltre, l‟impegno, assunto dalla medesima CE nell‟ambito della Convenzione per la Diversità Biologica, di arrestare la perdita di biodiversità marina, garantendone la conservazione ed un uso sostenibile‟‟.

Il progetto dell‟ENERGAS non riporta alcunché in merito all‟argomento e la cosa veramente preoccupante è che la delibera del Ministero dell‟Ambiente ignora totalmente questa problematica.

Sarebbe moralmente giusto che si facesse un monitoraggio preventivo, esteso nel tempo, serio, accurato, non di parte, ma da specialisti altamente qualificati non ammanicati ai carrozzoni politici o suggeriti dagli interessi dei petrolieri.

“[…] Il monitoraggio preventivo, che altrove viene effettuato, prevede la valutazione della densità di larve di pesce nell‟area di interesse. La proiezione nel tempo di questi dati, riportati al volume di acqua processato dall‟impianto, permette di ottenere l‟equivalente di una resa stimata di pesce.

Come faranno a garantire la conservazione della biodiversità senza opportuni interventi che chiariscano inoppugnabilmente le condizioni esistenti dell‟habitat marino attuale?

Nessun calcolo, nessun rimedio è stato individuato per evitare la continua e progressiva morte dei servizi ecosistemici.

Se il danno, causato con il sistema a circuito aperto, sarà inferiore ad una certa entità, si avrà il mantenimento della biodiversità. Però, se l‟entità del danno raggiungerà limiti superiori a quella giusta, di certo, nel tempo, si avrà uno sconvolgimento dell‟habitat marino con riduzione del pescato e aridità diffusa sui fondali del Golfo. Probabilmente scompariranno tante specie ittiche con la logica conseguenza di perdita di posti di lavoro.

Si sa, con inoppugnabile certezza, che negli impianti a circuito aperto la notevole quantità di acqua utilizzata subisce una riduzione di temperatura, diventa sterile e, per di più, addizionata col cloro. E‟ ovvio che una tale modificazione di stato genera significative modifiche nell‟habitat marino che, come quello del Golfo di Manfredonia, è luogo di riconosciuta riproduzione e ripopolamento ittico che alimenta l‟intero bacino del mare Adriatico.

E‟ opportuno ricordare anche che nel nostro mare ci sono praterie di Cymodocea nodosa che favoriscono notevolmente la riproduzione dei pesci e l‟ossigenazione del mare.

L‟inquinamento, prodotto a seguito delle operazioni di carico o di scarico del GPL dalle navi gasiere, sicuramente influirà sullo stato di salute di tale importante alga. Prolifererebbero solo batteri resistenti al processo di clorazione.

Questi batteri non sono amici dell‟uomo.

Perché i pescatori e le categorie che hanno a che fare con la pesca non dimostrano di essere preoccupate? Forse hanno ricevuto delle rassicurazioni in merito? Se è così, sarebbe opportuno che ci mettano al corrente del contenuto di tali assicurazioni.

La pesca è un settore base per l‟economia e per il lavoro a Manfredonia; è nostra grande preoccupazione di fronte allo scenario di un inquinamento selvaggio.

Il documento ISPRA (Controdeduzioni al rapporto sull’impatto transfrontaliero del terminale GNL di Zaule del Ministero dell’Ambiente e del territorio della repubblica di Slovenia), da noi consultato, riporta che: „„la sterilizzazione della massa d‟acqua in ingresso determina l‟eliminazione degli organismi costituenti lo zooplancton. Appare necessario in uno studio di VIA, quantificare l‟impatto di tale perdita degli organismi zooplanctonici in termini di effetti sulla produzione secondaria della baia di Muggia e, in senso più ampio, dell‟intero golfo di Trieste”.

Come si può notare, le cose che stiamo dicendo da tempo non sono nostre invenzioni. Il WWF, le Direttive EU fatte proprie dall‟Italia e ancora l‟ISPRA si sono espressi molto chiaramente per il golfo di Trieste, dove c‟è una situazione analoga a quella di Manfredonia.

Aggiungiamo che il Mediterraneo è tutelato dalla Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento, o Convenzione di Barcellona, in vigore dal 1978. Questo trattato, sottoscritto da tutti i paesi rivieraschi e dall‟Italia, è lo strumento giuridico e operativo del Piano di Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo.

Perché, nel nostro caso, è di fatto ignorato?

In definitiva, per gli impianti a circuito aperto l‟impatto sull‟ambiente è dovuto all‟effetto cumulativo del raffreddamento dell‟acqua di mare, della perdita dei servizi ecosistemici espletati dall‟habitat marino, della distruzione di plancton e larve (che nelle aree a più alta produttività si manifesta anche con la generazione di schiume), della selezione operata a favore di specie batteriche resistenti, del rilascio di sostanze tossiche ivi compreso il cloro libero residuo.

Di fronte a tali scenari non è possibile rimanere insensibili. Non possiamo accettare le dichiarazioni della società Energas che nascondono rischi e pericoli gravi per la salute e per la natura.

A costoro che si mostrano increduli e scettici sulla effettiva pericolosità di impianti di tal genere, vogliamo chiedere: “In futuro, quando ci accorgeremo che il pericolo è reale, cosa faremo?” Forse diremo all‟ENERGAS di andare via? E l‟ENERGAS se ne andrà? E tutto questo perché?

Non dobbiamo permettere ad una società di privati di non tener in alcun conto le aspirazioni di un paese, di puntare alla massimizzazione del guadagno, di arrecare danni agli interessi della comunità, di creare rischi rilevanti che annullerebbero l‟idea del vivere bene, di causare inquinamento del mare che è fonte di lavoro e di ricchezza.

A tutto questo bisogna aggiungere lo scempio che la costruzione del deposito farebbe in località Santo Spiriticchio con la distruzione di un sito archeologico, con il deturpamento di zone ZPS e SIC, con la creazione di un obiettivo sensibile per le attività terroristiche, specialmente se si considera che tale località si trova ad appena 9 km dall‟aeroporto militare di Amendola.

Al danno la beffa: l‟ENERGAS promette posti di lavoro che, in realtà, saranno del tutto irrilevanti rispetto a quelli che distruggerà.

CAONS (Comunicato Stampa del Comitato Associazioni Operanti nel Sociale)

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Commenti

  • A tutti i risvolti che questa realizzazione genererebbe si può applicare il principio sancito da Marco Tullio CICERONE: “Non può essere veramente onesto ciò che non è anche giusto”.
    I dati “scientifici negativi” che comporterebbe la realizzazione di tale impianto, appunto, non sono onesti e tanto meno giusti, ragion per cui “Go away”.

    poli 05/05/2016 8:54 Rispondi

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