Mercoledì 24 Aprile 2024

SPIAGGIA LIBERA?

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Una città affacciata sul mare come la nostra, con un’economia a caratura fortemente marittima e con un turismo stagionale estivo (spesso vacuamente esaltato ma mancante di strutture basilari) non potrebbe e non dovrebbe permettersi il lusso di mostrare quella ferita a cielo aperto che è l’attuale spiaggia libera. Ne va del buon nome della città agli occhi dei turisti ma anche del rispetto che si dovrebbe ai cittadini, primi beneficiari di questo spazio pubblico che dovrebbe essere gestito e pulito, da tutto ciò che il mare e l’incuria dell’uomo rilascia nel tempo, dalla pubblica amministrazione; contrariamente alle aree date in concessione che rientrano nelle cure dei concessionari (senza tuttavia precludere in tali aree la manutenzione comunale). Ma costeggiando la spiaggia libera, fino al 15 luglio giorno in cui l’Ase ha cominciato la regolare pulizia, in particolar modo quella antistante lo stadio, si stentava a credere che vi fosse stata una buona gestione, un’efficace pulizia. Sembrava quasi di trovarsi a metà strada tra una pineta di riviera, per via della vegetazione che sottrae sempre più terreno alla sabbia, e un quartiere dormitorio di una città metropolitana italiana pre-boom economico, dove fra acquitrini e discariche a cielo aperto giocano spensierati i bambini. Questo rendeva difficile godersi gratuitamente il proprio angolo di libertà estiva, fra erbacce e melme varie, in un’area cronicamente già insufficiente per la mole di persone che vi accede. Senza catastrofismi populistici, tanto di moda ultimamente, la questione in affare è interessante per riflettere in piccolo sui rapporti che si istaurano fra cittadini e Stato. Anche perché la spiaggia libera è esempio pratico del vivere democratico. È un bene pubblico; amministrato dal pubblico (nelle vesti dello Stato); vissuto dal pubblico (in primis i bagnanti). Un bene che se rettamente amministrato dovrebbe rendere la presenza dei vari stabilimenti balneari un’alternativa dettata dalla voglia di maggior tranquillità o confort e non un’inevitabile necessità. Se lo Stato non risponde, in tempo, alle giuste richieste dei cittadini, che legittimano la sua presenza, è naturale avvertire quella insoddisfazione, quella sfiducia che porta tanto alla rabbia e al senso di alienazione nei riguardi di tutto ciò che è istituzione quanto ad un civismo positivo ma incompleto. Non si vive in uno stato di volontariato dove ognuno contribuisce volontariamente, secondo i propri moti di coscienza, al personale e all’altrui benessere ma in un regime liberal-democratico in cui la rinuncia da parte del singolo di una porzione della propria libertà allo Stato avviene per ottenere dallo stesso sicurezza; giustizia; libertà e possibilità di sviluppare le proprie attitudini economiche; sociali ed umane.

Domenico Antonio Capone

Articolo presente in:
News · Piazza Duomo

Commenti

  • Solo per sottolineare che alle 18.30 sono passato per la spiggia libera di fronte al campo sportivo e..schifezza era .. schifezza resta.
    E’ una vergogna avere un paese ridotto in maldicenza.
    Comunque saranno almeno 6 anni che vi scrivo per queste cose ,nonostante adesso,pare che qualcosa si stia muovendo,rimane tantissssimo da fare.
    L’ase mi pare che ormai e’il toccasana di questo paese .
    Anzi e’ l’a(s)se piglia tutto.
    Tanto chi li controlla?
    il controllore (l’amministrazione comunale che gli da i soldi …che escono dalle ns tasche)vuole a sua volta essere controllata.
    Ma noi abbiamo un sindaco….?oppure se ne sbatte di tutto e tutti e compare solo quando (con quella specie di cadenza che si ritrova) fa i comizi per le elezioni comunali?
    IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE….
    SALUTI

    vergogna 19/07/2016 20:00 Rispondi

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