Mercoledì 24 Aprile 2024

La storia dei risarcimenti per il disastro ambientale Enichem… assurdo

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Il 26 settembre 1976 è una data emblematica per la città di Manfredonia, soprattutto per coloro che vissero in prima persona quel terribile incidente. Esplose la colonna di lavaggio dell’ammoniaca del petrolchimico ex Enichem di Manfredonia, provocando la fuoriuscita di una nube di anidride arseniosa. Le conseguenze sono ancora sotto gli occhi di tutti. Hanno pagato con la vita sia gli operai che vi lavoravano, sia l’ambiente non ancora del tutto bonificato. L’ “Enichem Agricoltura” non era stata accettata ma subìta per il ricatto del lavoro. Il paese si spaccò in due: i sostenitori da una parte, e i dissenzienti dall’altra che ostacolavano l’industria perché dannosa per la salute dei cittadini e dell’ambiente. È in quel contesto che si forgiò il “Movimento cittadino donne” che fece emergere la verità sul petrolchimico in Parlamento, invitandolo a porre rimedio al disastro ambientale. Il “Movimento delle donne” fu molto battagliero, infatti nel 1988 riuscì a presentare il caso della contaminazione del territorio alla Commissione per i Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Dopo ben dieci anni, il 19.02.1998, la Corte Europea riconobbe la violazione dell’art. 8 della Convenzione europea, che recita: “Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare e del suo domicilio”. Di conseguenza né lo Stato né qualsiasi fabbrica può danneggiare l’ambiente in cui una persona vive. Inoltre la Corte riconobbe alle prime 40 firmatarie del ricorso il diritto ad un risarcimento in danaro di circa 400 milioni delle vecchie lire. Una parte delle 40 donne a distanza di 10 anni decise di investire la quota del risarcimento nella fondazione dell’Associazione culturale “Bianca Lancia”. Un’altra parte, le cattoliche, lo investirono nell’acquisto della “MOC”, strumento diagnostico donato all’Ospedale San Camillo di Manfredonia. Ci racconta la prof.ssa, Iolanda D’Errico, membro dell’associazione, che “Il risarcimento fu impiegato in parte per sostenere le spese legali del ricorso proposto davanti alla Corte di Strasburgo e quantificabile in circa 20.000 euro. La restante parte del risarcimento è servita per fronteggiare le diverse battaglie per la tutela dell’ambiente nuovamente minacciato dal progetto embrionale del “Contratto d’Area”del ’98. A riguardo furono prodotti documenti, manifesti, dossier e organizzate assemblee, petizioni popolari e diversi convegni con la presenza di personalità della politica e della magistratura di spessore nazionale, tra cui “Il Respiro della terra” e “La salute è a rischio!”. L’Associazione ha, poi, sostenuto il ricorso al TAR Puglia contro la nostra Regione, perché ha concesso alla Vetreria Sangalli l’autorizzazione ad installarsi senza la Valutazione di Impatto Ambientale, nonostante fosse considerata un’industria insalubre di prima classe dalle leggi nazionali”. Grazie all’intervento dell’associazione “Bianca Lancia” l’obsoleto progetto della Vetreria fu revisionato da Sangalli per ammodernare alcune parti della fabbrica tra cui le colonne di scarico dei fumi. “Bianca Lancia” grazie a quel risarcimento riuscì a finanziare la propria costituzione a parte civile al Processo contro l’Enichem, insieme a “Medicina Democratica”, perché fosse ristabilita la verità sulla fabbrica di morte. Inoltre, nel 2008 sostenne, in appello, la famiglia Lovecchio contro la sentenza del processo di 1° grado dell’anno precedente che si concluse, a favore dei dirigenti dell’ex Enichem, con la formula: “Assolti perché il fatto non sussiste”. Invece il Comune di Manfredonia, asserisce l’allora sindaco Paolo Campo, “ricevette un risarcimento di 300.000 Euro, dopo un lungo patteggiamento e quasi a conclusione del processo, ormai perso, ritirò la propria costituzione di parte civile per motivi ‘tecnici e di opportunità economica’ ”. L’attuale sindaco, Angelo Riccardi, durante il Consiglio Comunale del 20 settembre u.s., ha esplicitato che i soldi del risarcimento dovevano in parte essere impiegati nella realizzazione di una fontana-obelisco rappresentante la “colonna della fabbrica” in ricordo di quell’esplosione.
Il progetto non fu mai realizzato, e la somma disponibile fu impiegata nelle opere di pubblica utilità (rifacimento di strade e piazze). Quarant’anni sono trascorsi da quel terribile incidente e le conseguenze sono oggetto di studio da parte dei ricercatori del CNR a cui il sindaco, Angelo Riccardi, ha incaricato l’anno scorso di svolgere uno “Studio epidemiologico sullo stato di salute della popolazione di Manfredonia”. Da una prima analisi è emerso che la mortalità per tumore al polmone, patologia associata ad esposizione ad arsenico, è in crescita sia negli uomini che nelle donne, registrando, rispetto alla media regionale, 2 decessi annui in più nell’ultimo periodo 2006-2011 (3 in più se ci riferiamo alla provincia di Foggia). Grande è la voglia di riscatto della popolazione di Manfredonia che vuol guardare avanti, imparando dagli errori del passato (Enichem e “contratto d’area”) e probabilmente dagli imminenti legati alla vicenda Energas, per costruire un futuro più prospero per le nuove generazioni, salvaguardando l’ambiente del nostro territorio.

Grazia Amoruso

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