Venerdì 29 Marzo 2024

UN NO TIRA L’ALTRO

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In un’ottica sipontina, il NO emerso a maggioranza bulgara dal referendum consultivo sull’installazione del deposito Energas potrebbe essere funzionalmente collegato all’esito del referendum costituzionale prossimo venturo. Non è questa la sede per addentrarsi in una disamina della riforma che chiamerà gli italiani alle urne il 4 dicembre; piuttosto, sembra opportuno tentare di collegare i diversi livelli su cui viaggiano eventi di scala locale e nazionale. I manfredoniani non avrebbero potuto esprimere più chiaramente il desiderio di un futuro pulito e, al tempo stesso, la paura di essere aggrediti da un capitale che ormai percepiscono come predatorio. Desideri e speranze, per di più, immediatamente visibili nel clima inedito di concordia cittadina, una sacra unione d’intenti che ha visto molti stringersi convintamente attorno alla dirigenza politica locale, promotrice assertiva e unanime del No. Assertiva, unanime e tardiva. Quanto il ritardo nel prendere posizione possa aver pesato in termini di influenza sulle decisioni a livello centrale, a questo punto potrà dircelo solo il sigillo del Ministero dello Sviluppo Economico, atteso dopo il prossimo referendum. Nonostante le primarie PD (Riccardi vs. Prencipe, dicembre 2014) e poi le elezioni comunali (primavera 2015), quest’amministrazione, ovvero quella precedente, decise di portare alle urne i cittadini senza esprimere il proprio parere su una questione tanto rilevante. Oltre a Riccardi, anche il governatore Emiliano, l’on. Bordo e il consigliere regionale Campo non si pronunciarono prima delle elezioni. Mentre l’iter burocratico del progetto Energas guadagnava un’approvazione dopo l’altra, la realpolitik sipontina, lasciando a lungo una città intera a camminare sul filo del rasoio, si è costruita una botte di ferro: se il progetto sarà affossato al MISE, potrà intestarsi una vittoria storica (e allora, onore al merito per l’arditezza); se il MISE darà invece l’imprimatur, poco o nulla potrà esserle rinfacciato, al di là di righe che, come queste, potranno essere agevolmente derubricate tra i SE e i MA. La premessa era doverosa per mettere sul tappeto la questione che qui (a torto o a ragione) preme. Con appena un briciolo di onestà intellettuale e di memoria storica, si può dire che la riforma costituzionale incide positivamente su alcune metastasi dell’architettura istituzionale: su tutte, il superamento del bicameralismo paritario accompagnato da un certo sfoltimento degli scranni parlamentari, nonché la correzione (forse) degli effetti deleteri della Riforma del Titolo V del 2001, quella che ha reso le Regioni gli attuali mostri di sprechi e corruzione. D’altro canto, tuttavia, il Senato viene pasticciato e, stante la mancanza di un meccanismo elettorale diretto, viene da chiedersi che natura avrà la Camera alta: quale l’efficacia legislativa di questi senatori/consiglieri regionali/sindaci? Sarà davvero semplice per essi districarsi tra i vari incarichi? Vista la mostruosa inefficienza delle Regioni, accertata peraltro dal fatto che gli si vogliono togliere competenze. Sarà sensato promuovere a senatori della Repubblica questi rappresentanti locali? Saranno i cittadini a bilanciare elementi positivi e negativi e, dunque, optare per il SI o per il NO. Un elemento appare incontrovertibile: la vittoria del Si puntellerà il governo Renzi, ossia il governo di colui che della legge cosiddetta “Sblocca Italia” ha fatto un manifesto politico e delle opere da mettere in cantiere, una precisa strategia di rilancio dell’economia da usare, ovviamente, come grancassa della propaganda. E’ lecito domandarsi se Renzi, in caso di vittoria del Si il 4 dicembre, legittimato dall’esito referendario, vorrà imprimere un’accelerazione ad opere come quella targata Energas, considerate di rilievo strategico nazionale. Avanziamo perlomeno l’ipotesi che, intascato il Si degli italiani, il verdetto del MISE possa venire politicizzato e “nazionalizzato” più di quanto non lo sia già, ricevendo spinte dall’alto affinché progetti simili si sblocchino su scala nazionale. Nella pur totale libertà di coscienza e di voto, qualcuno di questo governo cittadino dovrebbe manifestare la sua opinione in merito al referendum costituzionale e, soprattutto, tracciare un quadro onesto degli effetti che in qualche modo potrebbero riverberarsi su quanto più ci sta a cuore. Il collegamento tra i due referendum non pare essere inesistente e i cittadini votanti di Manfredonia, volenti o nolenti, potrebbero vedersi costretti a mettere insieme capra e cavoli.

Massimiliano Rinaldi

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Commenti

  • Ci sono anomalie a volte i No tirano i SI sembra folle ma è cosi..politici del Pd antienergas docet! Il massimo della incoerenza.

    Menaldonia 23/11/2016 13:40 Rispondi

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