Giovedì 25 Aprile 2024

Elogio della filosofia ossia del pensare

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Ogni qualvolta si parli di filosofia si ha una duplice e contrapposta reazione: da un lato una sincera curiosità per gli orizzonti mentali che essa apre, dall’altro timore, se non paura, per le conseguenze, specie a livello etico-comportamentale, legate a tale apertura. Della serie “più si sa, più si conosce, peggio si vive”. Un ragionamento questo valido sì ma fino a un certo punto: fino a quando la filosofia rimane racchiusa nell’ambito ristretto di quello che in italiano, in maniera non proprio positiva, indichiamo con il termine filosofeggiare, non certo quando ne diamo applicabilità nel concreto. Occorrerà forse ritornare più che sul generico significato della parola filosofia, spesso ripetuto solo come un mantra, su quello etimologico del sapere, oggetto d’interesse della filosofia. Se per sapere indichiamo il sale (l’oro bianco dei romani, elemento basilare nel passato non solo per la conservazione del cibo ma anche come forma di pagamento, l’ambito salarium) della nostra vita, ciò che ad essa dà sapore, noi tutti possiamo dedicarci alla filosofia; da leggersi, piuttosto che elucubrazione sul pensiero aristotelico o kantiano (operazione comunque importante ma affidabile ai “filosofi di professione”), come riflessione da farsi sul quotidiano. Un’operazione questa certo non facile ai giorni nostri in cui si ha il mito del fare pratico e dove si snobba l’agire teorico (roba da perditempo!); in cui si vive all’insegna della velocità (persino in politica, dove a colpi di referendum e di clic on-line rischiamo di trasformare la nostra Repubblica in una turbocrazia poca democratica); in cui è difficile l’arte greca del dialogo, della dialettica; in cui si assiste ad un impoverimento delle emozioni, ridotte spesso ad un like, e ad una iper-esposizione di sé sui social. Un’operazione dunque, quella del pensiero filosofico e della riflessione critica, estetica, etica, a cui forse ci si dovrebbe abituare fin da piccoli (a riguardo segnalo un’iniziativa, “A merenda con i filosofi”, laboratorio di filosofia per bambini curato dalla dott.ssa Rita Siliberti che tra breve partirà per un ciclo di sei incontri presso la Biblioteca Comunale) non tanto perché noi tutti iniziamo a porci domande “filosofiche” intorno ai 3 anni (perché nascono i bambini? perché piove? perché nonna è in cielo?) ma anche perché è più difficile un cambiamento di sé in età adulta. Solo educando i bambini al pensar bene (e quindi al rispetto dell’Altro e di tutte le differenze, sessuali; culturali; religiose di cui è portatore) ma soprattutto a pensare il Bene (non esclusivamente personale ma anche della collettività) piuttosto che ad un conformistico ben-pensare, potremmo sperare, non vi è infatti sicurezza di risultato, in un mondo migliore. Laozi, filosofo fondatore del Taoismo, del resto affermava: “Cura i tuoi pensieri perché diventano parole. Cura le tue parole perché diventano azioni. Cura le tue azioni perché diventano abitudini. Cura le tue abitudini perché diventano il tuo carattere e cura questo perché sarà il tuo destino. Noi siamo ciò che pensiamo.”

Domenico Antonio Capone

Articolo presente in:
News · Piazza Duomo

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