Sabato 20 Aprile 2024

Il Faro e il Porto di Manfredonia

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Il 24 marzo si è svolto, in presenza di un numeroso e qualificato pubblico, il convegno per il 150° anniversario del Faro di Manfredonia e per il trentennale della sezione locale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, in collaborazione con il Comune di Manfredonia e l’Archivio di Stato di Foggia. La riuscita dell’evento si deve all’attività di tutto il comitato organizzatore e, in particolare, all’arch. Franco Sammarco e all’ing. Salvatore Guglielmi, che hanno moderato e coordinato i lavori del convegno. Dopo i saluti del presidente dell’ANMI, cav. Leonardo Salice, e dell’assessore Dorella Zammarano, in rappresentanza del Sindaco, sono intervenuti il prof. Michele Ferri (Società di Storia Patria per la Puglia), la dott.ssa Enrica Simonetti, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, e il C. F. Giulio Carafa, comandante della Zona Fari della Marina Militare di Taranto. Nella sua relazione Michele Ferri ha ricostruito le vicende del porto di Manfredonia nel primo decennio postunitario, che fu decisivo per l’avvenire dello scalo. Dopo un promettente inizio (nel 1861 Manfredonia era divenuta sede di un Consolato di Marina), la città subì un declassamento istituzionale e, per la mancata realizzazione di un collegamento ferroviario e di adeguate opere marittime, il suo porto fu condannato a un lento declino. In una deliberazione decurionale del 30 dicembre 1860 si fece presente che non vi era neppure un faro e che mancava una banchina con adatto caricatoio. Le autorità municipali chiesero l’intervento del Ministero dei LL. PP. riuscendo a ottenere un primo stanziamento per il consolidamento e il prolungamento del molo, ma poi i lavori rimasero incompiuti. Per fortuna, nel 1868 venne realizzato il faro, che non poteva non essere costruito, dal momento che quello di Manfredonia era un porto di rifugio di seconda classe, essenziale per la sicurezza della navigazione. Il faro a ottica rotante, alto 18 metri sul livello del mare, fu progettato nel 1863 dell’ing. Francesco Arrio del Genio Civile e consiste di una torre su un edificio di due piani che si eleva alla radice del molo di levante. Purtroppo, la richiesta di una ferrovia e di adeguate opere marittime non fu accolta. La relazione è continuata con l’illustrazione di numerosi documenti archivistici che descrivono l’attività dello scalo in quel periodo storico. Si è appreso, tra l’altro, che i bastimenti presenti a Manfredonia nel 1865 consistevano in 9 pielaghi, 26 paranzelle, 9 barchette e 1 battello. Dall’elenco della gente di mare risulta che nel 1871 erano attivi 504 addetti, tra padroni marittimi, marinai, pescatori, maestri d’ascia e calafati. Dalla statistica del movimento dei cantieri risulta che a Manfredonia tra il 1863 e il 1870 furono costruite dieci imbarcazioni. La statistica del movimento dei legni documenta la consistenza di approdi e partenze per operazioni di commercio e di rilascio. In una relazione tecnica del 1870 si poneva, ancora una volta, l’esigenza di un collegamento ferroviario, del prolungamento del molo e di lavori di escavazione del bacino interno. Si chiese l’intervento del Governo e della Provincia, ma invano. Per ottenere i finanziamenti era necessario che il porto, ai fini commerciali, rientrasse almeno tra quelli di III classe. La giornalista Enrica Simonetti ha svolto una brillante relazione sui fari accesi dopo l’Unità d’Italia e, con l’ausilio di filmati, ha illustrato il valore paesaggistico e storico dei fari dislocati in varie parti d’Italia. Si può dire che essi simbolicamente illuminarono le coste del neonato Regno d’Italia. Ha, inoltre, messo in evidenza che il Faro di Manfredonia, a due passi dal centro cittadino, ha un particolare pregio architettonico. Il comandante Giulio Carafa si è soffermato sulle caratteristiche tecniche dei fari e sulla loro importanza per la sicurezza della navigazione, perfino oggi in cui ci si orienta con il GPS. Quindi, ha spiegato che ogni faro ha una sua particolare alternanza di luce e buio e che perciò diviene facilmente individuabile dal mare. Il faro, per la sua funzione simbolica, può essere definito una cattedrale laica e i fari della Marina Militare sono un patrimonio da salvaguardare. Egualmente interessante è stato, infine, l’intervento del Contrammiraglio Pasquale Guerra. I lavori sono stati conclusi dall’Ammiraglio Ispettore Capo Matteo Bisceglia. Ricordiamo che dal 7 al 14 aprile si potrà visitare la Mostra di documenti storici e di Modellismo navale presso il LUC di Manfredonia.

Michele Carpato

 

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