Martedì 16 Aprile 2024

Dopo 30 anni chiude l’associazione Delfino, per lo sport diversamente abile

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COMUNE DI MANFREDONIA E ISTITUZIONI PUBBLICHE E IMPRESE PRIVATE INSENSIBILI AGLI APPELLI. CHIUDE DOPO 30 ANNI LA DELFINO CHIUDE LO SPORT PER DIVERSAMENTE ABILI IN UNA CITTA’ FINTAMENTE SOLIDALE

“Un’altra grande vittoria…nell’ultimo anno di attività. La politica e le istituzioni continuano a fregarsene dei nostri appelli. Non hanno il benché minimo senso di pudore. Questa è la città di sinistra tanto vicina al sociale…a chiacchiere…..” Si tratta di un messaggio, di un mio post, pubblicato su Facebook nei giorni scorsi a significare quell’atteggiamento di persistente indifferenza, da parte delle istituzioni locali ed in primis del Comune di Manfredonia, che accompagna da qualche anno a questa parte le vicissitudini dell’Associazione Sportiva Delfino: una società sportiva costituita nel lontano 1989 con lo scopo di promuovere e divulgare lo sport per persone con differenti abilità. Una società sportiva della quale mi onoro di essere il Presidente, alla guida di un grande e corposo squadrone di atleti, che assomma a quasi 50 unità e al vertice di un gruppo di almeno 15 volontari che dedicano gratuitamente da anni il loro tempo libero per sostenere le attività di questi ragazzi.
La Delfino Manfredonia si appresta a tagliare il traguardo del suo trentesimo compleanno, corrispondente ai quasi 30 anni dalla sua fondazione e, proprio in occasione di questo anniversario, annuncia a malincuore la chiusura delle sue attività. Una chiusura che è determinata da quel clima di totale indifferenza, mista a menefreghismo, che deriva dal comportamento e dalle omissioni di chi dovrebbe mantenere viva l’attenzione per una entità che da tante parti in Italia ci viene invidiata e che in tutto lo stivale viene osannata per organizzazione, competenza e professionalità.
È incredibile e allo stesso tempo triste dover raccontare di una realtà che chiude; una realtà che sin dalla fine degli “80 a Manfredonia e nel territorio, ha sempre portato nel cuore le istanze della disabilità, non ultime quelle del diritto allo sport e all’esercizio fisico per persone con differenti abilità, come valida terapia di integrazione ed inserimento nel contesto sociale.
È triste dover raccontare di una società sportiva che, in tanti anni, ha permesso ad oltre 600 diversamente abili di integrarsi e di vivere lo sport, di associarsi alle emozioni della gara, di condividere la felicità di una vittoria, di esultare e gioire per l’amico che taglia il traguardo o per una palla che rotolando finisce nella porta avversaria. Lo sport a 360 gradi, lo sport non solo come gioco ma soprattutto come competizione, lo sport come crescita, lo sport come limite, lo sport per dare luogo al movimento e risanare la mente, l’anima, il corpo.
Abbiamo tolto dalla strada ragazzi che fino a trent’anni fa venivano considerati dalla grettezza umana come “gli imbecilli” del villaggio, abbiamo consegnato a tante famiglie soluzioni nuove derivanti dal progresso e dal senso di ritrovata fiducia manifestata dai loro figli, abbiamo consegnato loro momenti di gloria, d’amore, sorrisi ed esultanza. Abbiamo rivoluzionato un pensiero, che da negativo è stato trasformato in positivo, abbiamo dimostrato che lo sport, ancor più di qualsiasi altra iniziativa sociale e culturale, serve come collante, come medicina, come input per alzarsi e camminare, per correre, per esprimere al meglio le proprie capacità residue. Abbiamo consegnato a questi ragazzi e ai loro genitori la gioia di vivere e, come ci ripaga la città in cui viviamo? la città che amiamo? Con totale indifferenza, con disinteresse assoluto, con un cieco egoismo e con una apatica distrazione degna delle peggiori società individualiste.
Qualcuno mi ha raccontato che questa è una città di sinistra, una città che secondo canoni prestabiliti e precostituiti, dovrebbe essere attenta e solidale, collettivizzata e vicina alle istanze dei più deboli. Chiacchiere, solo chiacchiere. E la dimostrazione che siano solo chiacchiere viene dalle nostre continue richieste di aiuto, dai nostri accorati appelli rivolti pubblicamente al primo cittadino e ai suoi collaboratori, appelli rivolti ai politici locali, alle istituzioni pubbliche e private, alle imprese che elargiscono fior di contributi e sponsorizzazioni anche per servizi inutili o solo perché condizionate dalla spinta di turno.
Abbiamo chiesto non fondi diretti, perché sappiamo in quale stato di miseria giacciono le casse comunali, abbiamo chiesto ad alcuni dei politici locali di farsi da tramiti, di essere garanti verso le imprese più prolifiche per ottenere un minimo contributo, utile a permetterci di continuare a svolgere questo servizio gratuito e solidaristico. Niente. Eppure ci basterebbero pochissime migliaia di euro all’anno per continuare, non elemosina oppure oboli, come ci vengono a volte con fatica consegnati. Basterebbero poche migliaia di euro, ma nessuno risponde, neppure quelle imprese così zelanti con la loro presenza in occasione del Carnevale, di saggi e premi, feste patronali e di partito, così zelanti quando rispondono al potente di turno per finanziare anche esosamente attività sportive che comportano notevole dispendio economico, senza alcun riscontro sociale. Niente, i nostri appelli sono caduti nel vuoto, sono rimasti inascoltati. Aspettiamo qualcuno, ma intanto chiudiamo ed è ancor più triste dover chiudere nell’anno in cui abbiamo vinto i Campionati Regionali Fisdir e i Giochi Special Olympics di calcio; nell’anno in cui abbiamo ottenuto decine di medaglie e nuovi titoli in atletica leggera; nell’anno in cui stiamo vincendo il Campionato di calcio di IV Categoria; nell’anno in cui ben 5 nostri atleti sono stati convocati nelle Nazionali italiane Special Olympics di calcio a 11 e calcio a 5 per partecipare a competizioni mondiali, come sipontini, portando in alto il nome di Manfredonia nel prossimo luglio a Chicago, nell’Illinois, Stati Uniti d’America e nel marzo 2019 ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi.
Grazie per l’attenzione. Ma chiudiamo, in una città chiusa in cui ormai chiude tutto, anche se sappiamo benissimo che non chiudono i nostri atleti e i nostri volontari che, in questi 30 anni, hanno vissuto esperienze meravigliose, indimenticabili. Chiude invece l’ottusità e il menefreghismo delle istituzioni, che non hanno valorizzato e sponsorizzato questa bella e irripetibile realtà.

Prof. Avv. Vincenzo Di Staso

Articolo presente in:
News · SOS Cittadini

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