Sabato 20 Aprile 2024

Frammenti di Storia – Le Grotte Scaloria e Occhiopinto. Quale futuro?

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Si torna a parlare di Grotta Scaloria e Occhiopinto, grazie ad un illustre architetto e affermato artista genovese, Roberto Boero il quale ha avuto la sensibilità di mettere a disposizione il suo straordinario talento per consentire all’I. I. A. S. (Istituto Italiano per l’Archeologia Sperimentale) di Genova, di riprendere i lavori di scavo in Grotta Scaloria. Lo ha fatto in un modo originale, organizzando una mostra di suoi acquerelli presso il Chiostro di Palazzo S. Domenico, sede del Municipio, il cui ricavato sarà devoluto al suddetto Istituto quale contributo personale. L’inaugurazione avrà luogo il 3 novembre e la mostra resterà aperta al pubblico dal 5 al 9 novembre, dalle ore 10:00 alle 20:00. Attraverso i suoi dipinti l’artista, con occhi di sognatore, ha coniugato le bellezze di due città mediterranee legate da uno straordinario fil rouge, il mare e i traffici che, in un tempo molto remoto, hanno fatto grandi i due territori. Sorprendente e nobile il gesto dell’artista Boero da additare a coloro che, per reiterata insipienza, non sono ancora riusciti a dare il giusto valore ad un patrimonio culturale di inestimabile pregio che ricorda il nostro passato, considerato uno dei più importanti siti archeologici del Mediterraneo. Tanto che nel 2005 il Comune di Manfredonia decise che su quel sito, già sottoposto a vincolo agricolo – archeologico, si realizzasse l’area mercatale. Si parla di 23.000 m2. Per memoria storica diciamo che Grotta Scaloria fu scoperta casualmente dal prof. Quagliati nel 1931, in occasione della costruzione dell’Acquedotto Pugliese e dal prof. Rellini nel 1934. Tracce di altre esplorazioni risalgono al 10 luglio 1949, data dipinta su una parete della grotta, e all’8 novembre del 1963 ad opera del Gruppo scout dell’Asci (Ass. Scoutistica Cattolica Italiana), guidata da chi scrive, che con una rudimentale attrezzatura si avventurò nella esplorazione della Grotta “Occhiopinto”, chiamandola “Operazione temeraria”. Si ebbe modo di scoprire un sito unico nel panorama del neolitico ottenuto dalla straordinaria opera compiuta dallo stillicidio delle acque. Mesi dopo, con un altro gruppo ci portammo a Grotta Scaloria dove ci fermammo per diverse ore percorrendo quasi sempre carponi parecchie centinaia di metri. Per motivi tecnici non fu possibile andare avanti. Qualche tempo dopo apprendemmo dalla stampa che Luigi Coppolecchia con un gruppo di giovani scopriva la presenza del laghetto e circa un centinaio di vasi. La rabbia fu tanta. Se avessimo proseguito, quella scoperta l’avremmo fatta noi! Eravamo a poche decine di metri. Vasi portati poi alla luce dal CAI di Trieste (Gruppo Grotte “E. Boegan”). Ancora oggi non si conosce il luogo dove siano custoditi. Da quel momento non ci furono iniziative da parte del Comune e degli enti preposti al fine di valorizzare le grotte. Nel 1979 l’Università di Genova, in collaborazione con quella della California e del South Mississippi, l’Istituto Italiano per l’Archeologia Sperimentale (IIAS) fondato dallo studioso prof. Santo Tinè, primo a porre all’attenzione della comunità scientifica la presenza sul nostro territorio della grotta e della sua eccezionale testimonianza, ottiene dal Ministero dei Beni culturali e del Turismo la concessione ad effettuare le operazioni di scavo. Si rende così percorribile l’intero tratto e il recupero di ingente materiale ceramico risalente a varie fasi del Tardo Neolitico e alla conoscenza dei culti praticati dalle comunità preistoriche della Puglia risalenti a 7000 anni fa. L’indagine fu condotta dal prof. Santo Tinè e da Marija Gimbutas. Dopo 35 anni di attesa, finalmente la Soprintendenza Archeologica della Puglia decise di affidare in concessione i lavori di scavo all’I. I. A. S. (Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale) di Genova con la partecipazione dell’UCLA (Università della California) e dell’Università di Cambridge. I lavori proseguirono alacremente, anche grazie alla collaborazione del Comune di Manfredonia e alla partecipazione del “Gruppo Speleologico Città di Manfredonia”, primo scopritore della parte bassa della caverna. La direzione dei lavori fu affidata alla dott.ssa Eugenia Isetti, conoscitrice del territorio per aver partecipato alla campagna di scavo del 1978/79, e alla dott.ssa Anna Maria Tunzi della Soprintendenza Archeologica della Puglia. Nel corso di questa nuova campagna di scavi furono utilizzati strumenti geofisici, indagini pedologiche sulla formazione dei suoli antichi, analisi stratigrafiche e altre metodologie di nuova generazione per lo studio dell’archeologia preistorica. Ci auguriamo che l’iniziativa dell’arch. Boero sia di sprone perché si riprendano quanto prima i lavori, affinché Grotta Scaloria e Occhiopinto si aggiungano al vastissimo patrimonio culturale che il nostro territorio custodisce.

Matteo di Sabato

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