Sabato 20 Aprile 2024

Spelonga di Occhiopinto: un tesoro da difendere e da promuovere

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La ricognizione generale della Grotta Scaloria (o di Occhiopinto) ha dato risultati assai interessanti per lo studio della paleontologia garganica ed è consigliabile dichiarare di importante interesse archeologico il luogo, per difenderlo da ogni manomissione”. Così si esprimeva il prof. Quagliati, Soprintendente alle opere di antichità della Puglia, negli anni ’30. Oggi, a circa un secolo da tale perentorioinvito, pare proprio che né alla scoperta di tale tesoro, ad opera di un esploratore appositamente incaricato, in quegli anni, dalla Soprintendenza di Taranto e né al perentorio “invito” dello studioso, stiamo dando sostanza. Ed, a dispetto di tanto, in tutti questi anni, salvo rare eccezioni, si sono succedute “esplorazioni” sciagurate, ad opera di sprovveduti che interessati solo a recuperare qualche coccio, forse nella segreta speranza di trovare monete ed oggetti di valore, hanno prodotto uno scempio inimmaginabile, stalattiti e stalagmiti decapitate e vasi rottamati. Un’impronta di ordine e di promozione, però, vi hanno dato gli scout di Manfredonia, i quali nel novembre del 1962, avvalendosi della preziosa collaborazione del prof. Nicola Gramigna, capitano di lungo corso, si sono addentrati nella spelonga, per circa seicento metri, scoprendo che la grotta prosegue in altre gallerie che si immergono nelle viscere della colonna sub-Appeninica garganica. L’attenzione è stata rivolta anche ad alcuni frammenti di vasi conglomerati in stalattiti e a frammenti di selce lavorata. Il tutto ha fatto pensare che diversi altri oggetti archeologici potevano essere disseminati all’interno della grotta. E’ stata redatta una piantina topografica, arricchita da rilievi igrometrici e termici. Dell’impresa è stata dato ampio risalto dalla stampa, nella segreta speranza che servisse di impulso, in via prioritaria, a difendere il sito e, quindi, a promuovere un approfondimento dell’esplorazione per pervenire alla completa scoperta di un tesoro archeologico, forse incomparabile, da mostrare quale nuova attrattiva del Gargano e della nostra città. Risultato? Si è tentato di edificare sul soprasuolo della grotta e si sta contribuendo acchè l’edacia del tempo, contribuisca a mantenere sotterrato “il talento” che il Signore ci ha affidato in custodia. Evidentemente l’accorato invito del prof. Quagliati, inascoltato, deve continuare a rimanere nel dimenticatoio.

Onorino di Sabato

 

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