Venerdì 19 Aprile 2024

Sperimentare la libertà con gli “Uccelli” di Aristofane al Teatro Lucio Dalla!

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Un teatro. Un palco. Una pedana centrale che occupa tutto il primo settore. Attori e Musicisti professionisti. 150 bambini ed adolescenti accomunati da un condiviso desiderio di libertà. Questo e molto altro è stato “Uccelli”, lo  spettacolo targato Bottega degli Apocrifi andato in scena lo scorso 13-14-15 Giugno presso il Teatro Comunale Lucio Dalla di Manfredonia, concludendosi ogni sera con un sold out. Perchè “Uccelli”? Perchè Aristofane? Perchè una commedia del 414 a.C.? Questa la domanda divenuta filo conduttore del laboratorio teatrale e degli spettatori giunti a gustare un’esperienza unica. Lo spettacolo inizia con Pisetero e Evelpide, due uomini ateniesi delusi dalle leggi della loro città con il desiderio di fondarne una ideale. Utopia? O distopia? Giungono nel regno degli Uccelli, nati prima degli uomini e degli dei, i quali se in un primo momento si dimostrano restii a patteggiare con gli uomini, si lasciano poi corrompere dalla sete di potere. L’amore per il potere è un topos ricorrente nella letteratura greca. Siamo sicuri però che oggi le cose siano cambiate? Con loro al governo gli Uccelli saranno venerati come dei, fonderanno una città con muri invalicabili, dove per accedere occorre un documento. Non vi risulta familiare? Gli Uccelli prima indomiti, selvaggi, “bestie”- come li definisce l’Upupa, Tereo re di Tracia e poi trasformato in uccello, abbagliati dalla retorica di Pisetero che promette loro fama e gloria cambiano la loro natura; da gioviali e leggiadri si trasformano in spietati conquistatori del cielo e della Terra, facendo prevalere quella pulsione di morte di cui parla Freud. Via perciò le maglie colorate, i canti e le feste. E’ tempo di indossare felpe nere e cappucci, via il sorriso e l’allegria, sguardi seri e minacciosi circondano il perimetro della sala. Ad orchestrare il tutto, come un vero e proprio dittatore burattinaio Pisetero. Una voce fuori dal coro però emerge, una voce femminile che attuando un vero e proprio atto di disobbedienza civile, un po’ come l’Antigone di Sofocle, prova a dissuaderli, ma senza successo. Viene infatti cacciata dal regno. Un altro uccellino, il più piccino, si ribella. Qui lo spettacolo tocca punte di lirismo estremo. Nel frattempo Evelpide si dimostra quasi pentito, si lascia guidare dalla musica, piange ricordando il motivetto cantato all’inizio dal coro degli Uccelli. Queste le conseguenze secondo i greci della tracotanza, della ubris. La libertà va comunque contenuta in confini? Può trasformarsi in sregolatezza?  Il finale si presta a diverse interpretazioni. Gli Uccelli si ribellano? E come? Chi lo sa? Ciò che è certo è il messaggio di speranza che traspare. Bentornate maglie colorate! Bentornata libertà.

Angela la Torre

 

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