Venerdì 29 Marzo 2024

Manfredonia, dramma e speranza in “Ci voglio credere”

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MANFREDONIA (Fg) – Non si tratta di un saggio, ma di un romanzo avvincente. Il tema al centro di “Ci voglio credere”, il libro di Giovanni Forte presentato venerdì 13 settembre a Manfredonia, nella sala della Fabbrica dell’ex Convento di San Francesco, è il lavoro. Il lavoro al centro di sogni, aspirazioni e progetti, ma anche “epicentro” di contraddizioni che scuotono e lacerano la società, come accade a Taranto per l’Ilva, come è accaduto a Manfredonia con l’Enichem. Il dialogo tra l’autore Giovanni Forte, Franco Mastroluca e il giornalista Michele Apollonio, assieme alla lettura teatrale di alcune pagine del libro ad opera dell’attore Gigi Giuffrida, hanno fatto emergere lo spessore e la forza di un romanzo capace di svelare dramma e bellezza di una Puglia sempre divisa fra bellezza e tragedia, fra speranza e rassegnazione. L’evento è stato organizzato dallo SPI Cgil, il più grande Sindacato dei Pensionati Italiani. Giovanni Forte, nato a Castellaneta (Ta) e residente a Gioia del Colle (Ba), è il segretario generale dello SPI Cgil Puglia. Ha diretto la Federbraccianti e la Camera del Lavoro di Taranto, la Flai e la Cgil a livello regionale. Nel 1996, con Storie di braccianti, è iniziata la sua attività di scrittore che lo ha portato a pubblicare “Uno dei tanti” nel 2007 e “Sempre dalla stessa parte” nel 2016. “Ci voglio credere” è stato pubblicato a gennaio 2019. Si tratta di un romanzo breve, appena 173 pagine, con pagine di grande efficacia narrativa. Ci si commuove leggendo questo libro, si provano rabbia e tenerezza, ed emerge la speranza che i protagonisti cercano sempre di inseguire attraversando la Puglia.

La storia di una famiglia spaccata diventa uno spaccato di questa regione infinita. Franco e Michele Leonetti sono due fratelli agli antipodi: il primo decide di andare via, l’altro sceglie di restare nella sua terra. Nessuna delle due opzioni è migliore dell’altra. Ognuno fa i conti con se stesso e con le proprie aspirazioni, il proprio vissuto. In ogni caso, ci vuole coraggio. Che si parta o si decida di restare, bisogna credere fortemente nella propria scelta. Anche in questo romanzo la Puglia sta cambiando. Tra i muretti a secco, le feste patronali e la terra, le vicende di questi due fratelli s’incrociano con storie di criminalità.

SENZA IL LAVORO NON C’E’ CAMBIAMENTO. Si discute moltissimo di migranti e delle dinamiche che spingono milioni di persone, in tutto il mondo, a lasciare la propria terra. Non si approfondisce abbastanza, però, la lacerazione che attraversa anima e cuore di chi, italiano o straniero, è costretto suo malgrado ad abbandonare il proprio Paese. “Ci voglio credere” comincia proprio da questo, dalle vicende di una famiglia spaccata, da due fratelli italiani, pugliesi, che compiono scelte diametralmente opposte rispetto all’urgenza di vivere, di realizzarsi, di trovare la felicità o soltanto un equilibrio. “Il cambiamento senza lavoro non esiste”. La frase di uno dei protagonisti rimbomba nel vissuto, nell’attualità di una regione, la Puglia, che appare come uno scenario sempre in bilico tra bellezza, fiducia e orrore: la criminalità organizzata, l’inquinamento, l’opacità che rende inquietanti gli interessi attorno al ciclo dei rifiuti incombono su un paesaggio umano, naturale e urbano che suscita meraviglia, genera speranze, alimenta il senso di identità e di appartenenza di chi, nonostante tutto, non vuole darla vinta alla rassegnazione.

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