Mercoledì 24 Aprile 2024

La Mafia è

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Quanto la società deve in termini di riconoscenza, stima ed immensa gratitudine alle donne e uomini dello Stato che con una divisa o una toga operano affinché la legalità regni sovrana è indiscutibile. Il coraggio e l’abnegazione di persone che hanno anteposto la serenità e la sicurezza della collettività a quella personale è straordinariamente encomiabile anche per via delle difficoltà che molti di loro devono affrontare nel barcamenarsi in un sistema legislativo, burocratico e giurisprudenziale che spesso vanifica il difficile lavoro della sicurezza e del rispetto delle regole. La Mafia in Capitanata c’è e si sente: i notevoli traffici di stupefacenti, il dilagante fenomeno della prostituzione, il business degli appalti, il caporalato, l’usura, le estorsioni, il riciclaggio del denaro proveniente da attività illecite, il traffico di esseri umani dal sud del mondo. La Mafia è controllo capillare di un territorio che arriva fino alle pubbliche amministrazioni che o la combattono o ci convivono. Un argomento difficile da affrontare nella cronaca e nella vita quotidiana. Il punto di svolta è stato la risonanza mediatica nazionale che ha avuto  il quadruplo omicidio nelle campagne di San Marco in Lamis dello scorso 9 agosto 2017 dove persero la vita il boss Mario Luciano Romito, il cognato Matteo De Palma, ed i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori del posto assassinati per uno scambio di persona o perché testimoni scomodi dell’uccisione del boss. Se ne è parlato sabato 28 settembre a Manfredonia in occasione di un convegno: La Mafia della Capitanata tra nuove e vecchie dinamiche, alla presenza d’illustri personaggi della magistratura antimafia, autorità militari e del nostro Padre Franco che in occasione della festività di San Michele ha dichiarato: “Chi ha scelto la strada della criminalità ha ancora tempo per convertirsi, chi crede di essere nella strada giusta è in realtà con un piede nella fossa ed uno alla catena. Carissimi che vivete nell’illegalità, nella criminalità, credete di essere liberi in realtà vi state avvinghiando oltre che avvinghiare gli altri che è ancora peggio”. A breve Manfredonia saprà se le indagini amministrative condotte dalle autorità competenti per verificare se nel suo tessuto politico ci sono stati, nell’ultimo decennio, rapporti o privilegi verso le organizzazioni malavitose organizzate. Repressione da parte dello Stato che con grande difficoltà riesce a presidiare il vasto territorio della Capitanata e l’aspro comprensorio garganico che, per le sue caratteristiche orografiche garantisce protezione a chi delinque. Ma dopo la repressione occorre che la gente comune cambi mentalità verso queste organizzazioni che devono essere emarginate e non incluse nel tessuto sociale. Errore commesso anche nella nostra città dove per troppo tempo si è fatto finta di nulla. Riuscirà la gente di Manfredonia a cambiare assetto verso questi dilaganti fenomeni? Non aiuta l’economia locale in grandissima difficoltà, a causa di scelte strategiche e programmatiche politiche che non hanno agevolato lo sviluppo di diversi settori strategici come la pesca, il terziario, i servizi. Pensiamo ad un ospedale più efficiente che avrebbe potuto garantire, oltre che maggiore servizio all’utente, maggiori opportunità di lavoro. Il mercato ittico chiuso, le aree industriali abbandonate a se stesse. Un depuratore che doveva essere gestito meglio e che invece ha affossato l’industria del turismo oltre a mettere a repentaglio la nostra salute. Come possiamo dimenticare la beffa perpetrata da chi avrebbe dovuto raccogliere le tasse ed invece indisturbato ed in combutta con la politica ha fatto business personale. Ma non è stato mafioso quello Stato che ha autorizzato un Petrolchimico in un ambiente naturale incontaminato, a due passi da una città, annullando tutti i vincoli paesaggi previsti dalle leggi nazionali ed internazionali in una sola notte? Dopo 50 anni il problema è ancora lì, è ancora qui. La nostra Manfredonia vive uno dei momenti più bui della nostra storia perché qui lo Stato c’è stato solo per chi voleva rispettare le regole. Oggi lo Stato interviene a cocci quasi tutti frantumati cercando di ripulirsi una coscienza che spesso non ha, incaricando i suoi fedeli servitori, chiedendogli di ricostruire un equilibrio difficile da riconquistare. Manfredonia, città di un’Italia piena di contraddizioni, ma “un giorno questa terra sarà bellissima” (Paolo Borsellino).

di Raffaele di Sabato

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