Venerdì 29 Marzo 2024

Alla ricerca della vera Verità

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“Tutti i fatti descritti forniscono un quadro che, seppure non fondato su prove ma su elementi di valenza probatoria più modesta – letti nel loro complesso e in stretta correlazione con la realtà territoriale interessata, costituiscono elementi sintomatici, basando un giudizio prognostico di verosimiglianza fondato attendibilmente sulla logica del “più probabile che non”. Lo scorso 16 ottobre il Consiglio dei Ministri, sulla base di una dettagliata relazione, ha sciolto il Consiglio comunale di Manfredonia per Mafia, affidando l’amministrazione della città a tre commissari straordinari per i prossimi diciotto mesi. La città s’interroga sulla valenza di questo verdetto che macchia l’immagine di una città in cui tutti sapevano, tutti si conoscevano, ma che probabilmente per la troppa leggerezza, che potrebbe chiamarsi anche ostentazione, ha dato poco peso, la politica locale soprattutto, ai rapporti personali o professionali tessuti con persone presumibilmente legate al mondo della malavita. Molte delle persone coinvolte e descritte dalla relazione d’accesso stanno affidando la tutela della propria immagine a legali di fiducia per avere “giustizia”. Per cercare di ripristinare un minimo di giustizia mediatica, abbiamo voluto chiedere supporto all’autorevole giudizio dell’Avv. Stefano Foglia – Presidente dell’Unione regionale degli ordini degli Avvocati. Nella relazione consegnata al Consiglio dei Ministri, sullo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Manfredonia, si parla apertamente di “assidui rapporti” tra il mondo politico locale ed esponenti di rilievo della criminalità. Troppe volte la relazione usa termini quali: ritenuto, ipotizzabile, appartenente, riconducibile, presunto. Non ci sono constatazioni di reato. Tutti presunti innocenti o tutti presunti colpevoli? “Non era un’analisi tesa a verificare fattispecie di reato. L’analisi dettagliata è sui rapporti della politica con compagini malavitose che dovrebbe aver condizionato l’attività amministrativa, che non è stata scevra nelle sue scelte. La diffusione della relazione d’accesso, è di una gravita assoluta. In un paese dove la garanzia dei dati sensibili è un obiettivo primario, dove s’investe sulla privacy, oggi gli atti processuali arrivano prima nelle mani dei media e poi in quelle degli avvocati. Per questo sono molto indignato e credo che la procura debba avviare un’indagine della magistratura inquirente. Io non credo ci siano interconnessioni tra lo stato di dissesto finanziario politico e il successivo scioglimento comunale per Mafia. Oggi ci possono essere le repliche agli assiomi riportati nella relazione e poi ci possono essere le conseguenze dell’incandidabilità

delle persone coinvolte. Da cittadini abbiamo un dovere, quello di fare un’analisi politica. Nel 2000 un assessore fu costretto alle dimissioni per frequentazione con persone ritenute appartenenti a clan malavitosi. Ci furono manifestazioni contro la Mafia. Oggi si evince che quest’attenzione non si è più mantenuta. Bisogna chiedersi se sono cambiate le regole della politica. Vale ancora la regola della distanza da alcuni ambienti per dare la garanzia di attività amministrativa indipendente e non condizionata? Gli atti dicono il contrario. Oggi il vezzo quotidiano è quello di puntare il dito, occorre invece analizzare perché si è arrivati alle dimissioni di una compagine politica e perché si è arrivati ad uno scioglimento”. Su palazzo San Domenico sventolano bandiere nuove, terse, splendenti, l’inizio della rinascita. Il principio ispiratore della normativa sullo scioglimento, è la prevenzione (avanzata). Le istituzioni invitano a promuovere pubblici dibattiti facendo intervenire pubblico, associazioni, testate giornalistiche e conduttori di trasmissioni importanti, oltre che magistrati. La Prefettura dichiara che le connivenze constatate dalla relazione già bastano a creare un disvalore della classe politica. Si corre il rischio, però, che i più colpevoli vengano messi in ombra dalle tante persone citate nella relazione, magari lontane dalle dinamiche del malaffare ma “solo” imbrigliate, per necessità, opportunismo o superficialità, nella sbagliata accondiscendenza alle logiche della convivenza sociale che è innegabile abbia preso una piega sbagliata.

di Raffaele di Sabato

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Commenti

  • Pingback: Il Silenzio è Mafia

  • Una relazione diffusa in formato “word”, senza firme???
    Che relazione é?

    richetto 03/11/2019 6:50 Rispondi
  • Caro Raffaele, è il fare politica, che è mafioso visto che bisogna decidere e quindi favoritismi, scambi di favori, e interessi vari. Il fatto è che, queste persone non saranno mai chiamati a rispondere personalmente, delle eventuali loro malefatte e tutto finirà a (tarallucci e vino ).

    ANTONIO 01 51 02/11/2019 11:26 Rispondi

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