Giovedì 25 Aprile 2024

Genitori e figli: per l’uso consapevole dei cellulari

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GARANTIRE SICUREZZA- CONDIVIDERE L’EDUCAZIONE-  EVITARE LA DIPENDENZA

Si è recentemente svolto, presso l’auditorium dell’ITE “G. Toniolo” a Manfredonia, il seminario informativo “Occhio alla rete- Per l’uso consapevole dei dispositivi elettronici”

Rivolto ai genitori ed agli alunni, l’incontro è stato finalizzato ad incrementare l’informazione sulla pericolosità insita nello smodato e/o scorretto utilizzo dei moderni dispositivi di comunicazione digitale da parte di ragazzi e adulti. “Questo – come ha ribadito Concetta Granatiero, moderatrice dell’incontro e docente di lettere dell’ITE – allo scopo di creare un ponte educativo tra scuola e famiglia che consenta agli adulti di svolgere serenamente il proprio ruolo di educatori, senza incappare in errori grossolani, e ai più giovani di non sentirsi incompresi o, peggio ancora, predominanti su generazioni percepite vecchie e cyber analfabete”. Gli intervenuti, Pasquale Gabriele, docente di informatica presso l’ITE Toniolo, Massimiliano Arena, docente educatore, e Antonia Vera Chiara Facciorusso, psicologa, con le loro relazioni hanno affrontato rispettivamente l’aspetto della sicurezza informatica, dell’emergenza educativa e quello patologico, conseguenza dello sconsiderato uso dell’apparecchio cellulare, la nomofobia.

Pasquale Gabriele, esperto di sicurezza informatica, avviando i lavori, ha rilevato come “pericoloso” il costume invalso di postare tutto sui social, rendendo pubblica la nostra esistenza. Perentorio è stato il suo input a restare sempre vigili sulla qualità del materiale che si posta, sulla affidabilità della persona a cui lo indirizziamo, valutando l’uso che ne potrebbe fare. “Quello che si posta- ha rimarcato il relatore- resta per sempre e può diventare una cicatrice indelebile nella nostra vita. Un momento di goliardia, una sbornia, una bravata con amici, resi immortali dal web, qualche anno dopo possono dimostrarsi un capestro in cui abbiamo infilato la reputazione, la credibilità e le aspirazioni lavorative”. Necessario è, inoltre, saper gestire la posta elettronica non aprendo mai quella sospetta, soprattutto se presentata con inviti accattivanti. Il rischio è quello di cadere vittima di hacker o di cyber truffatori, che pescano le loro vittime facendo leva sulla curiosa ingenuità.

L’intervento dell’educatore Massimiliano Arena sulla complessa questione dell’educazione nel tempo del Web è partito da due considerazioni di fondo: la tastiera nasconde l’intero mondo con cui si entra in contatto e ci si confronta; le generazioni sono divise da un gap tra immigrati digitali, gli adulti, ed i nativi digitali, i giovanissimi. Il problema che ingenera la prima situazione è un confronto continuo con una realtà virtuale, che impone modelli di riferimento attraverso influencer seguiti da un pletora implorante di follower. Il sistema è retto da una sola regola: se non ti adegui, sei fuori; se non hai neppure un like sul tuo profilo, sei uno sfigato e allora, norma prima del narcisismo digitale, bisogna costruirsene uno ad hoc, non fa nulla se falso, l’importante che si appaia. Si dialoga, quindi, con il mondo intero, in modo falso, dietro un pc o tramite smartphone, abolendo così la relazione.

E poi c’è il confronto con gli adulti, un mondo lento, serio, rivolto al passato, fatto di pensiero sequenziale, di conoscenza di testi, un mondo analogico dove si medita e si lavora in isolamento, laddove i giovanissimi sono veloci, proiettati al futuro, con un pensiero multitasking, fatto di conoscenza per immagini e digitale, basata sull’azione e sulla connessione continua. Questi mondi sembrano escludersi a vicenda, ma in realtà, ultimamente, giocano a ruoli invertiti. Gli adulti oggi imparano dai giovani e fin qui, se la conoscenza si limitasse all’ambito informatico, non ci sarebbe nulla di male, ma il problema insorge quando ne imitano i comportamenti, anzi, proprio quegli atteggiamenti comportamentali che andrebbero corretti nei giovanissimi, diventano propri e irrinunciabili tra gli adulti, affetti ora dalla sindrome di Peter Pan. Quale la ricetta in un mondo in cui gli adulti imparano dai piccoli e i piccoli non hanno nulla da apprendere dai “vecchi”, che vecchi non sono e non vogliono diventarlo? Innanzitutto, ritrovare il tempo, per il dialogo, per lo stare insieme, senza negare emozioni e differenze, ma capire che queste differenze sono motivo di crescita per entrambi, adulti e giovanissimi. Possono essere maestri e discenti gli uni degli altri, facendo leva sul ritrovato valore di quelle virtù cardinali di sacra memoria: Giustizia: ad ognuno il suo ruolo. L’adulto insegna, (essendo modello), il giovane ascolta, donando la velocità; Fortezza: io valgo più dello strumento di cui dispongo; Temperanza: una sana miscela di esperienze; Prudenza: chiedersi sempre a cosa vado incontro. Nulla è senza conseguenze.

Prendendo spunto dall’emergenza educativa, Antonia Facciorusso, psicologa e psicoterapeuta, ha concluso la serie degli interventi, introducendo il concetto del modello A.C.E. che ormai vige nella nostra società e che è un acronimo di “accessibilità- controllo- eccitazione”: si può soddisfare i propri bisogni virtuali in pochissimo tempo, si ha la sensazione di controllare tutto e questo genera eccitazione. Si apre, così, una relazione morbosa con lo strumento che rende “padroni del mondo”, quasi un’ossessione. “Dimenticare di caricare il cellulare o dimenticare l’apparecchio a casa, ci manda in uno stato di apprensione confusionale, ci sentiamo isolati, senza il mondo attorno a noi, e diventiamo fobici. Oggi questa dipendenza ossessiva- ha rimarcato la psicologa- diventata una patologia, la nomofobia, si manifesta, oltre che con i sintomi già evidenziati, con il continuo verificare di essere connessi o di ricevere messaggi, anche di notte, facendo del nostro sonno un tormentato dormiveglia. Non ci stacchiamo mai dall’apparecchio, assunto al ruolo di nostro unico compagno di vita, tanto che riusciamo a fare a meno di dialogare con i nostri familiari, ma non con lui. E questo lo facciamo anche noi adulti. Dunque, al di là di qualsiasi proibizione o di minacciata punizione, in virtù del presupposto che, provenendo da noi genitori, sia giusta, dobbiamo guidare i nostri figli con la modalità più semplice, anche se attualmente più difficile: l’esempio. Mettiamo via i cellulari in casa, releghiamoli nella tasca di qualche borsa o cappotto e, se ne abbiamo necessità, per motivi di lavoro o altro, spieghiamolo ai nostri figli, facendo intendere loro che il cellulare è solo uno strumento che ci facilita la vita e non la nostra ragione di vita. Ritroviamo il tempo per loro”.

Il cellulare, dunque, esiste e non se ne può più fare a meno; demonizzarlo non serve, bisogna insegnare ai ragazzi, fin da quando sono bambini, che esistono tempi e modi per il suo corretto utilizzo. E questo compito spetta alla famiglia. Così come i genitori devono comprendere che il cellulare non può sostituire la mamma che raccontava la fiaba al bambino, non può essere utilizzato come il modo “per farlo stare zitto”, sottraendoli all’impegno di educatori. I genitori devono tornare ad essere per i figli un punto di riferimento, guide da lontano, che osservano con fermezza i loro comportamenti, accettando anche qualche sbaglio, pronti a confrontarsi con loro, spiegando il perché dei paletti messi alla loro vita, necessari a renderne il percorso più sicuro, ma non sostitutivi del loro senso di responsabilità. I genitori devono essere gli “occhi della mente”, quelli che aiutano a capire, necessari ad aprire nei ragazzi “gli occhi della fronte”, quelli che aiutano a vedere. Grazie alle loro guide, i nostri ragazzi avranno imparato a distinguere le minacce nel sentiero affascinante ma impervio della vita, in caso contrario, li avremo resi ciechi che camminano al buio.

Educare, nel senso etimologico di condurre fuori da un vicolo cieco di confusione di ruoli in cui è caduto il binomio portante della società, quello genitori-figli, è stato il cuore caldo del seminario che ha fornito ai presenti, genitori, alunni ed insegnanti, proficui e profondi spunti di riflessione.

Carlotta Fatone

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Comunicati · News

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