Giovedì 25 Aprile 2024

“Rinnoviamo i sogni e l’immaginario”

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Come ha scritto Mariantonietta Di Sabato, il Carnevale è una cosa seria. Tante le persone coinvolte, oltre al volenteroso team organizzativo, gruppi spontanei, associazioni, scuole… che si stanno impegnando affinché un’importante manifestazione civile non manchi alla città. Per dare l’idea che si può essere consapevoli del momento difficile (che, in realtà, dura da quanti decenni?) e, parimenti, mostrare che la comunità non vuole rinunciare a uno dei suoi eventi, fiori all’occhiello, più tradizionali, e quindi identitari ai propri occhi, come a quelli che, dall’esterno, guardano al Golfo.

Condivido che il Carnevale sia, nel suo complesso, un importante evento culturale che si declina, nei suoi elementi terminali in coriandoli, divertimento e colori… Proprio per questo, sarebbe, probabilmente, opportuno rinnovare l’immaginario della rappresentanza e particolarmente della rappresentanza al femminile. Infatti, puntuali come ogni anno, assieme alle chiacchiere e alle farrate, spuntano le Principesse, necessaria cornice ed elemento rappresentativo del Carnevale stesso. Non sarebbe ora, ormai per le prossime edizioni, di rinnovare e sperimentare nell’immaginario collettivo nuove espressioni del femminile?? Nuove immagini, più creative, originali.. ma sempre divertenti o tematiche? Non è un po’ consunto l’archetipo della Principessa, o sempre a quello dobbiamo continuare a ispirarci o a “votarci”?

Oppure, se proprio la Principessa è inossidabilmente rassicurativa.. perché non affiancarla ad un bel Principe del Carnevale? E ditemi a chi non viene immediatamente da ridere.

Perché non si pensa per le prossime edizioni a nuove maschere meno vincolate a binari immaginativi tradizionali, monocromatici, che potrebbero essere d’ispirazione per le più grandi, come per le più piccole? Ma per tutti in definitiva.

Il modello della Principessa, seppure in una cornice scherzosa e carnascialesca, rimanda ai codici della giovinezza, della bellezza convenzionale, delle qualità più tipiche associate al femminile (dalla grazia, all’eleganza, all’espressività artistica che incanta, alla capacità di accompagnare in senso ampio). In mezzo a questo, c’è un universo di “reale” che non possiamo trascurare, o fingere di non vedere o rappresentare.

Qualche tempo fa, una giornalista intervistata sui temi del femminile disse: “ Siamo state nello spazio, lavoriamo nelle miniere, partoriamo e ci occupiamo, nel lavoro di cura, di più generazioni contemporaneamente. Siamo (state) rivoluzionarie, terroriste, criminali, sante e scienziate di gran fama… Eppure, ancora oggi, la prima cosa che si chiede ad una donna è “sii bella”. Non è la prima aspettativa che piove, in automatico, addosso ad un uomo”.

Ma noi abbiamo Siponta.. Perché dall’anno venturo, non si fanno votare, magati ad una giuria di sole donne, 3-4 modelli di “Siponta”, intesa come donna energica e in qualunque modo emblematica o significativa per la storia di questa città (e noi ne abbiamo, da Bianca Lancia in avanti); per poi proporre al voto allargato il modello che ciascuno/a preferisce? E non facciamo sfilare lei in rappresentanza del femminile in cui ci riconosciamo? E’ una proposta. Ma spariglia e personalizza in senso comunitario (piuttosto che per stereotipi generalizzati) visioni e prospettive, e tanto basta. Siponta reginetta no Princess!

 

   Vittoria Gentile

 

 

 

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