Martedì 16 Aprile 2024

La testimonianza di Patrizia Paradisi, Infermiera Terapia Intensiva Ospedali Riuniti di Foggia

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Sono un’infermiera, esercito la mia professione da venti anni. Il mio percorso lavorativo è stato alimentato da una costante necessità di crescita professionale, che ha avuto inizio in ambito medico, poi chirurgico e da sei anni sono infermiera di Terapia Intensiva presso la Rianimazione degli Ospedali Riuniti di Foggia, oggi Rianimazione ‘Covid’. In un giorno tutto è cambiato. Varco la soglia del mio reparto e non lo riconosco. È stato come entrare in casa mia e trovare mobili e oggetti collocati in maniera diversa. Giunto il primo paziente positivo al Covid-19 abbiamo dovuto adattare la nostra struttura, ottimizzando tutte le risorse logistiche e materiali a disposizione, per creare un adeguato percorso unidirezionale: dalla zona-filtro pulita alla zona-filtro contaminata, nel rispetto il più possibile delle procedure. Nessun ospedale era pronto all’arrivo del Covid-19, non eravamo pronti all’impatto psicologico e fisico che ne deriva. Ci ritroviamo di colpo catapultati in trincea, ma siamo gli stessi professionisti di sempre: quelli che ricevono minacce, insulti, botte… quelli di cui pochi parenti di pazienti ricordano il nome, quelli che sono poco più di un numero per modulare una ‘turnistica’. Sembra che solo oggi siamo considerati indispensabili e responsabili per l’assistenza, la cura e la prevenzione. Siamo gli stessi che oggi, improvvisamente, sono diventati eroi. Ma non siamo eroi, siamo solo infermieri. Mentre a tutti viene chiesto di restare a casa, noi dobbiamo indossare la nostra ‘armatura’ e fare il nostro lavoro, il lavoro che abbiamo scelto. Il Coronavirus ha colto tutti di sorpresa, quasi non abbiamo avuto il tempo di sentirla come una realtà lontana da noi. Ci ha raggiunto velocemente, inglobandoci in dinamiche quasi surreali, di cui nessuno è in grado di pronosticarne la durata. Un’epidemia che in brevissimo tempo diviene pandemia. Non eravamo pronti per questa battaglia. Ma come si può essere pronti contro un nemico sconosciuto? Quante volte mi sono sentita dire: “Sei infermiera, lavori in Terapia Intensiva?” “Ma come fai, io non riuscirei mai”. È vero, è verissimo: non è un lavoro per tutti. In questo momento siamo come soldati, abbiamo scelto questo lavoro e mai avremmo immaginato, mai, di dover affrontare un nemico così forte. Ma sono soldati anche coloro che sono costretti a stare a casa, lontano dai propri cari, dal proprio lavoro, dalla propria normalità. Ma non solo noi che scendiamo in campo: ognuno di noi è un soldato, perché ognuno di noi da un contributo per vincere questa battaglia. Anche la nostra divisa è cambiata, sembriamo dei marziani, quasi irriconoscibili tra di noi. Abbiamo paura, paura di sbagliare, paura di essere contagiati e di contagiare, paura di non farcela ad andare avanti, paura di vedere i soldati che cadono mentre il nemico avanza. Ma è solo l’inizio. Dobbiamo essere forti, lucidi e concentrati; pronti a sostenere ritmi accelerati e turni intensi e interminabili. Ma non possiamo e non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla paura, altrimenti diventerebbe un ostacolo, che impedirebbe di andare avanti e correre più veloci del nemico. La paura è umana, ma dobbiamo combatterla con coraggio. In questi giorni ho provato emozioni forti, una sensazione significativa che mi rende più di sempre orgogliosa della divisa che indosso. Una divisa che ho sempre sentito come pelle. Siamo gli stessi colleghi di un mese fa, ma oggi vedo una squadra. Nessuno potrebbe comprendere i nostri stati d’animo in questo momento. Descrivendoli con parole, rischierei di sminuirli addirittura. Guardo i miei colleghi ed è come vedere me allo specchio, tutti la stessa espressione: stravolti, stanchi, pallidi e con occhi carichi di paure e angosce, ma con il coraggio di affrontare questa guerra battaglia dopo battaglia, per sconfiggere il nemico.

Patrizia Paradisi

Infermiera Terapia Intensiva OO.RR. Foggia

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Commenti

  • Siete più degli eroi grazie mille per il lavoro che svolgete grandissimi sarete ricompensati dalla vita.Grazie

    Filippo 17/03/2020 15:37 Rispondi
  • Ciò che sta accadendo non ha un senso, non lo si può dare uno perché la complessità é già una risposta.
    Se sei ancora lì era il posto giusto per te non puoi che esserne fiera le risposte sono già presenti facciamo il nostro meglio per capire come mai ma la scelta la fai a ogni tuo respiro grazie.

    Bonuomo Immacolata 17/03/2020 9:57 Rispondi
  • Forza ragazzi/e siete la noata speranza, ricordatevi che quando il gioco si fà duro i duri scendono in piazza.
    Grazie x tutto quello che fate a tutti i livelli Prof. Dott. Inf. Oss Ecc tutti insomma GRAZIE SE POPOTESSI VI ABBRACCIEREI TUTT..
    UNITI NELLE GIOIE E NEI DOLORI CE LA FAREMO G R A Z I E

    Salvatore Giovanni Di Viesti 16/03/2020 9:43 Rispondi
  • Condivido a pieno le tue percezioni e sensazioni. Per chi sta lavorando in sanità in questo periodo, le percezioni della stabilità della propria vita e del proprio lavoro cambiano. Non ci sentiamo più gli stessi e la paura si infiltra nella nostra professionalità minandone i principi basilari. Per non parlare dei sentimenti che vengono messi a dura prova. Però acquisiamo il primato di non ricevere riconoscimenti per quel che facciamo, per come lo facciamo e perchè lo facciamo. Proprio quest’ultimo punto ci fa perdere la bussola, l’etica ci ha insegnato che dobbiamo fare di tutto per curare il malato, tutelarlo, rassicurarlo. Invece molti di noi pensano a tutelare se stessi, vedono il malato di COVID 19 una minaccia e cercano in tutti i modi di allontanarlo da se stessi anche a costo di rimodellare la propria etica professionale. Grazie per aver descritto le nostre paure che riusciamo a nascondere dietro le nuove divise o addirittura dentro uno scafandro. Il malato deve solo percepire la nostra professionalità e l’amore di prendersi cura di chi è ammalato. Lungi dai veri professionisti quesi pseudo professionisti sanitari che diffondono allarmismi e si nascondono dietro false malattie.
    Dr. Luigi Valente

    Luigi 16/03/2020 9:09 Rispondi

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