Giovedì 18 Aprile 2024

Coronavirus: la carrellata di contraddizioni del mondo scientifico e delle autorità spianano la strada ai ciarlatani?

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Alla quasi-vigilia della riapertura dei confini regionali prevista per il 3 giugno e in piena “fase 2” dell’emergenza coronavirus scoppia la polemica tra virologi che non fa altro che alimentare un clima di sospetti, presunti complotti e infinita confusione.

Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e virologo, ha dichiarato, in più di un’ occasione che “non siamo usciti dall’epidemia, anche se i dati sono migliorati”. E al  Messaggero chiosa: «Diciamo che è stata una decisione precipitosa. Io avrei aspettato prima di fare ripartire i viaggi interregionali, in particolare dalla Lombardia dove ancora non c’è chiarezza sui dati. Non riaprirei le discoteche. Partiamo da un presupposto il rischio zero non esiste, un virologo risponderebbe che anche un solo caso positivo è troppo perché potenzialmente può diffondere il contagio. Ma in questa vicenda il problema con cui abbiamo a che fare in Lombardia è un altro: non sappiamo a quando si riferiscano quei tamponi positivi che comunicano ogni giorno, quando sono stati materialmente fatti o richiesti. Da quello che risulta, si va anche parecchio indietro nel tempo. In questo modo è molto difficile azzardare delle valutazioni».

A dare man forte alle dichiarazioni del prof. Crisanti, arrivano le incertezze e i dubbi sull’affidabilità dei numeri forniti quotidianamente dalla Regione Lombardia, da parte della Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta. La Fondazione ha accusato la Regione, che ha annunciato una querela, di combinare «magheggi sui numeri».

E proprio quando si pensa si aver fatto il punto della situazione in maniera obiettiva, ci si imbatte nelle declamazioni tranquillanti del primario del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva: «Mi viene veramente da ridere. Oggi è il 31 di maggio e circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio di giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus, praticamente, dal punto di vista clinico non esiste più».

La contraddittorietà dell’informazione da parte della comunità scientifica genera sfiducia e disaffezione, proprio ora che la gente, dopo mesi di incertezze, cerca una guida solida a cui aggrapparsi.

Un’illustre virologa italiana, Ilaria Capua dice: “Avremo a che fare con questo virus per un po’ di tempo. Ma usiamo tutti il cervello ed evitiamo che girino notizie stupide” .

In conclusione, riporto delle parole di Moisés Naím, giornalista venezuelano considerato tra i 100 pensatori più influenti al mondo, che ci danno un ottimo spunto per una preziosa riflessione: “Con la post-verità non si sa più in cosa credere e in cosa non credere, esperti e scienziati vengono contestati e disprezzati, e trionfano i ciarlatani. I ciarlatani sono sempre motivo di grande meraviglia, per il modo in cui parlano di cose che non capiscono e sono così in grado di promettere qualunque cosa. Ma secondo me dovrebbe suscitare ancora più meraviglia chi li segue”.

Stefania Consiglia Troiano

Nella foto un’opera di Tabita Frulli (Confusione nella testa)

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