Sabato 20 Aprile 2024

“COSÌ VICINI, COSÌ LONTANI”, la nuova pubblicazione a cura di Antonella Fiorio e del sipontino Vito Saracino sui rapporti tra la Puglia e l’Albania nella prima metà del ‘900

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Lo storico sipontino, ricercatore della Fondazione Gramsci di Puglia che recentemente ha ottenuto il riconoscimento di PhD Europeaus per la coerenza metodologica dei suoi lavori nell’ambito interadriatico, da tempo si dedica al ruolo storico e sociologico che i media tradizionali (stampa, cinema, televisione) e nuovi (social e web) hanno avuto nei rapporti intricati fra l’Italia e l’area balcanica e specialmente l’Albania, tenendo anche conto del gemellaggio ideale presente fra le comunità arbëreshë presenti in Capitanata e la realtà albanese.

La pubblicazione che vi consigliamo si inserisce nel più ampio progetto di ricerca “Tracce di Resistenza: la Brigata Gramsci in Albania 1943-1945”, finanziato dalla Regione Puglia (Assessorato all’industria turistica e culturale – Piano straordinario 2018 in materia di Cultura e Spettacolo) – e condotto dalla Fondazione Gramsci di Puglia insieme al Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (DISUM), all’Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea (IPSAIC) e al Museo Storico Nazionale di Tirana. Un progetto che ha visto impegnati giovani ricercatori universitari nel ricostruire le vicende delle relazioni tra l’Italia e l’Albania nel periodo delle guerre mondiali, con particolare riferimento alla partecipazione dei militari italiani alla Resistenza in Albania dopo l’8 settembre 1943. Un progetto che si è articolato in numerosi approfondimenti tematici e giornate di studio svolte nelle Università di Bari e di Lecce e in attività seminariali rivolte agli studenti e ai docenti delle scuole superiori della regione Puglia. La necessità, infatti, di approfondire tematiche legate alla storia del Novecento è evidente in relazione alle emergenze socioculturali della contemporaneità. Nel particolare le dinamiche interne alla Resistenza offrono spunti di riflessione sempre attuali nonché stimoli per nuovi approcci alla didattica della storia.     Ciò che ha mosso, nel particolare, la Fondazione Gramsci di Puglia a proporre un progetto di ricerca sulla storia della formazione partigiana “Antonio Gramsci” in Albania, nel 75° anniversario della liberazione, è stata la singolarità dell’esperienza di militari italiani che, partiti nel 1939 dall’Italia come occupatori del “Paese delle aquile”, ne sono tornati da liberatori, dopo essersi uniti ai partigiani albanesi nel 1943 e aver contribuito alla lotta contro le forze nazifasciste, sino alla completa liberazione di Tirana nel novembre 1944. Il contributo dato soprattutto dagli artiglieri fu fondamentale per l’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese e per le sorti della guerra mentre i medici e le infermiere italiane svolsero un ruolo fondamentale nell’assicurare l’assistenza sanitaria ai feriti. Sin dagli istanti immediatamente successivi al rimpatrio, tuttavia, i problemi che i militari italiani dovettero affrontare furono numerosi, non da ultimo il difficile riconoscimento del valore delle loro azioni, legato al collaborazionismo con il neonato governo comunista albanese, che poco si confaceva a un Paese come l’Italia che si preparava ad entrare nel blocco atlantico della Guerra fredda. L’intento è stato dunque quello di avviare riflessioni sulle dinamiche interne alla Resistenza, sulla difficile condizione dei militari all’estero, sulle politiche della memoria e sulla necessità del recupero delle memorie e di ricostruire vicende come quella della formazione partigiana “Antonio Gramsci” per far luce su luoghi e persone che altrimenti sarebbero rimasti in ombra.

Questa breve pubblicazione ha dunque la funzione di dare un primo inquadramento a tali vicende e di collocarle nel contesto delle decennali relazioni bilaterali, politiche e culturali, che hanno interessato l’Italia e l’Albania dal primo Novecento sino alla Resistenza, focus della ricerca. Nelle conclusioni sono inoltre presentati gli esiti del lavoro svolto nelle scuole per avvicinare i più giovani al tema, che hanno fornito nodi interessanti su cui riflettere per impostare attività future.

Si ringraziano a questo proposito tutti i partner del progetto e quanti, collaborando, hanno reso possibile la realizzazione delle attività previste. Un sincero ringraziamento va all’Archivio Storico Nazionale di Tirana che nella persona del dott. Armando Boçe ha contribuito in maniera fondamentale alla ricostruzione della storia del “Gramsci” con l’ausilio di fotografie e di documenti.

Nella scelta delle scuole i responsabili del progetto della Fondazione hanno deciso di prendere ispirazione dal tema del centro e delle periferie tanto caro ad Antonio Gramsci scegliendo come scuole campione solo un istituto di un capoluogo provinciale e preferendo soprattutto confrontarsi con realtà non capoluogo, ritenendo l’istituzione scolastica come il primo e probabilmente il più forte baluardo e stimolo culturale, insieme alla famiglia, in luoghi definiti “periferici”. Per rendere Tracce di Resistenza un progetto didattico globale e adatto alle diverse realtà scolastiche si è optato per il coinvolgimento di licei ed istituti tecnici, ritenendo entrambe le platee possibilmente interessate a tale operazione pedagogica in nome di quell’“autobiografia della democrazia”, parafrasando Gramsci, da offrire come fondamento della coscienza etico-civile alla nuova generazione a cui è destinato questo progetto.  I seminari, partecipati e fruttuosi, hanno suscitato interesse soprattutto negli studenti, confermato dalle risposte e dalle annotazioni riportate nei questionari somministrati al termine delle attività. Un dato fondamentale di partenza, emerso dai giudizi espressi dagli studenti, è la volontà di approfondire questi temi che, se raccontati con l’ausilio di fotografie e documenti originali, risultano certamente più coinvolgenti. Non secondaria l’importanza che argomenti simili hanno nell’ultimo anno di scuola superiore. Gli incontri formativi sono infatti stati condotti dai ricercatori della Fondazione Gramsci di Puglia, Antonella Fiorio e Vito Saracino, con classi quinte, in prevalenza; non sono mancate tuttavia occasioni di confronto con altre classi, altrettanto proficue. Sono, queste occasioni di approfondimento, di grande utilità poiché permettono di illuminare, seppur brevemente, aspetti della storia che spesso non si ha tempo di analizzare nel dettaglio. Nel caso specifico, infatti, l’80% circa degli studenti ha confermato di essere poco informato sull’argomento e la restante parte aveva nozioni di base apprese nelle ore di lezione o in maniera autonoma. Per tutti, l’incontro è stata una vera sorpresa: una modalità di avvicinarsi a una storia complessa e poco conosciuta come quella della Resistenza in Albania in modo innovativo. Tutto questo a dimostrare che, come negli anni passati, il manuale di storia sopravviva come strumento didattico ma, al suo fianco, nuovi strumenti si dimostrano assai efficaci grazie alla maggiore capacità di immedesimazione garantita agli studenti attraverso l’osservazione di documenti originali, fotografie dei protagonisti, video delle vicende, che agevolano la comprensione dei complessi fenomeni che si sono susseguiti nella prima metà del Novecento. Sono anzi state avanzate proposte per l’organizzazione di altri incontri, nel corso dell’anno, su temi storici che possano incontrare anche la mediazione di testimoni diretti, confermando come la presenza di un testimone possa essere d’aiuto agli studenti a capire che la storia non è qualcosa di astratto, teorico e lontano, ma è fatta di esperienze concrete di persone. Una consapevolezza che farà sentire gli studenti parte di un processo storico, a cui saranno chiamati a dare il loro responsabile contributo che rimarrà nella loro memoria e in quella collettiva. Un incontro costruttivo con gli adolescenti che ci fa affermare come questo tipo di iniziative di coinvolgimento positivo e partecipato possa trasformarsi da buone pratiche culturali in strumento didattico incisivo da inserire sempre più nelle iniziative scolastiche, per riuscire ad invertire la rotta che porta la storia a passare dall’essere definita la materia più amata dagli studenti nella Secondaria di I Grado all’essere la disciplina meno amata dagli studenti della Secondaria di II Grado.

a cura di Vito Saracino

                                                                                                                                                                    Giovanni Gatta

 

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