Giovedì 28 Marzo 2024

LA MEMORIA CORTA SUL GINO LISA

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Le recenti polemiche sul mancato decollo del Gino Lisa, scalo aeroportuale di fondamentale importanza per lo sviluppo e la crescita della Capitanata, hanno aperto uno squarcio pieno di dubbi circa la reale possibilità di entrare in un mercato molto difficile ma inevitabile da percorrere. Ora serve volare! Vorrei cercare di capire cosa è successo in questi giorni, con tutto quel chiasso urlato che ha fatto da cassa di risonanza negativa intorno ad un tema sin troppo delicato per essere lasciato cadere nella piazza come una “baruffa chiozzotta” di goldoniana memoria. E per farlo devo rimanere fuori dal coro in cui, per dirla tutta, mi è sembrato di ascoltare e leggere poche riflessioni pertinenti ed argute e tante, troppe amenità. Foggia e la Capitanata hanno finalmente un aeroporto che può definirsi tale, questo il punto di partenza. In vero esiste da una vita! È uno dei 32 scali presenti nella provincia sin dalla seconda guerra mondiale. Più che altro erano basi aeree usate dagli alleati durante la fase di conquista di un’Italia spampanata. Nel tempo, dopo alcuni tentativi di Alitalia nel 1971, di Aliblù nel 1989 e di Alidaunia, tutti falliti, fu il Comune di Foggia, con una goffa e spericolata azione finanziaria, a lanciarsi in volo creando una società privata, la Federico II Airways. Siamo nel 1998. Ma quattro anni dopo il Comune, guidato dal Paolo Agostinacchio, chiuse baracche e burattini, con un fallimento disastroso per la casse pubbliche e per le tasche dei foggiani. Non meno deludenti le sorti dello scalo negli anni seguenti prima con Myair, che vinse il bando per il riavvio dei servizi di linea e poi di Skybridgn, AirOps e Darwin Airline, tentativi tutti andati caduti in picchiata, uno dopo l’altro. Il resto è storia dei nostri giorni. Nel 2012 la Giunta Vendola sblocca un finanziamento statale di 14 milioni di euro con destinazione vincolata per i lavori di allungamento della pista esistente. Ma bisognerà attendere il 2019 per avviare i lavori completati nel luglio di quest’anno e che consegnano una pista di 2 mila metri. Fine dell’odissea? Solo in parte, perché è innegabile che senza quei lavori lo scalo sarebbe servito a poco o nulla. Dunque la Regione, con Michele Emiliano e soprattutto con Raffaele Piemontese nella sua doppia veste di assessore al bilancio e vice presidente, ha messo per la prima volta un punto fermo su una questione che ci siamo trascinati dietro come una palla al piede per decenni, in un mare di parole farlocche farcite di promesse utili per acchiappare i gonzi nelle baraonde elettorali, tanto nel centrodestra, quanto nel centrosinistra. Vogliamo fare i nomi, ricordare l’elenco degli alfieri del Gino Lisa nel tempo andato? Certo, non v’è dubbio che ora bisognerà pure attrezzarsi per mettere a sistema la struttura, definirne i dettagli tecnici ed operativi, studiare bene i servizi, calibrare tutte le sue reali capacità operative, effettive, dotando lo scalo di personale. E sarà oltremodo necessario cominciare anche a guardare il mercato nel tentativo di attrarre un vettore che voglia puntare sulle potenzialità di un impianto aeroportuale che potrebbe servire un’ampia fascia territoriale, che non interessa solo la Capitanata, ma tocca il Molise, l’Irpinia, la Basilicata e il nord della Puglia, tutte quelle terre che richiamano i confini della grande Daunia. Serve, in definitiva, uno studio di fattibilità, una seria analisi sistematica per capire su quali e quanti interessi si debba giocare la partita, perché non può essere solo il turismo la leva su cui spingere, ma tutta la rete infrastrutturale e dei servizi, come in maniera acuta ha osservato Damiano Gelsomino.  Del resto quella della domanda e dell’offerta è una legge fondamentale dell’economia politica. Su questo versante Michele Emiliano ha parlato come un imprenditore, secondo il condivisibile giudizio di Giancarlo Dimauro, numero uno di Confindustria. Tutte questioni che richiamano un corale impegno non solo delle istituzioni ma delle forze politiche, sociali e produttive. Senza dimenticare che quello scalo fu conferito dalla Camera di Commercio ad Aeroporti di Puglia che, in regime totale di concessione, gestisce il sistema aeroportuale pugliese. In definitiva, serve ora una sola cosa: fare sistema. Non casino, per favore!

di Micky dè Finis

Articolo presente in:
News · Venti ed Eventi

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