Sabato 20 Aprile 2024

Eolico off shore. Campo: “Tifo da stadio, ambientalismo ultraconservatore e ultras campanilisti vogliono bloccare la discussione sul futuro sostenibile e lo sviluppo industriale della Puglia”

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Dichiarazione di Paolo Campo, presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio regionale

Il tifo da stadio è l’ultima cosa utile nella discussione, assai seria e complessa, che ci deve impegnare rispetto all’inevitabile incremento di impianti che producono energia dal vento e dal sole. Né possiamo supinamente accettare i diktat di ambientalisti ultraconservatori e amministratori incapaci di guardare oltre i confini del territorio che amministrano.

La comunità pugliese, assieme a tutte le altre, è chiamata a svolgere la propria parte per ottenere una drastica riduzione delle emissioni di CO2 e un mix energetico più sostenibile e meno vincolante nei confronti dei Paesi che producono gas e petrolio. L’unica strada da percorrere, allora, è quella della realizzazione di impianti eolici off shore e campi agrivoltaici, da realizzare insieme a tutte le buone prassi sull’autoproduzione e la riduzione dei consumi.

È la strategia elaborata a livello europeo e nazionale a cui la Puglia è chiamata a partecipare compiendo i sacrifici necessari e cogliendo le opportunità connesse. Partecipazione positiva, dunque, e non formalistica opposizione a decisioni e atti su cui la Giunta e il Consiglio regionale non hanno alcuna competenza sostanziale. Chiunque affermi il contrario mente sapendo di mentire e lo fa esclusivamente per strumentalizzare politicamente e, talvolta, economicamente, il senso di insicurezza diffuso nell’opinione pubblica.

È quanto è, purtroppo, accaduto a proposito del Piano di Gestione dello Spazio Marittimo dell’Area Adriatico e Ionio e Mediterraneo Centrale: un atto di competenza esclusiva della Giunta che, grazie alla mia richiesta e alla disponibilità dell’assessore all’Ambiente Annagrazia Marasco, è stato illustrato e discusso in Commissione Ambiente.

Lo strumento di pianificazione elaborato dalla struttura tecnica regionale, approvato dalla Giunta e trasmesso al Governo è parte del processo di transizione energetica che prevede, tra le altre tante cose, la realizzazione di impianti eolici off shore. È un atto assai complesso, fondato su norme europee e nazionali come su elementi territoriali oggettivi rinvenienti dall’analisi della realtà di fatto delle coste pugliesi e degli usi del mare già esistenti e codificati.

La Giunta ha indicato dov’è oggettivamente più sostenibile un investimento privato nell’off shore; ma sempre di suggerimento si tratta e non certo di vincolo. Dove collocare, come realizzare e quale potenza installare non è materia su cui noi consiglieri regionali possiamo vincolare le decisioni del governo. Chi quel giorno ha gridato vittoria in Consiglio regionale, autoproclamandosi il salvatore del mare salentino, ha semplicemente preso in giro cittadini e amministratori.

Nulla è stato deciso perché nulla si poteva decidere.

Anzi, proprio quella pianificazione ha sancito che anche lo spazio pugliese dell’Adriatico ospiterà almeno un impianto eolico off shore. Notizia che dovrebbe essere accolta positivamente da tutti i consiglieri regionali, gli amministratori comunali, gli ambientalisti, gli imprenditori, i cittadini che da anni sostengono sia indispensabile installare in Puglia impianti di produzione idrogeno verde: idrogeno, cioè, prodotto da fonti rinnovabili. E qual è la principale fonte energetica ‘verde’ capace di garantire continuità e stabilità di approvvigionamento all’impianto che la trasforma in idrogeno stoccabile? Il vento, particolarmente quello che spira in alcuni specifici tratti di mare.

Oltre all’off shore, l’idrogeno verde può essere prodotto immagazzinando l’energia ricavata da grandi impianti agrivoltaici compatibili con le colture agricole esistenti e capaci di soddisfare, innanzitutto, il fabbisogno energetico di impianti di trasformazione agroindustriale.

Perché c’è un altro elemento strategico da valutare: la necessità che in Puglia riparta lo sviluppo di industrie manifatturiere ambientalmente sostenibili attorno a cui far nascere un indotto produttivo. Non possiamo mica pensare che pubblica amministrazione, turismo e commercio soddisfino la domanda di lavoro dei giovani pugliesi.

E torniamo alle centrali di idrogeno verde da realizzare in aree industriali, magari in quelle perimetrate come Zone Economiche Speciali, per favorire la localizzazione di impianti produttivi in prossimità di scali ferroviari e portuali grazie alla realizzazione di piattaforme eoliche off shore.

Ecco perché la Puglia non ha bisogno di ultras campanilisti e ha bisogno di una seria discussione su come affrontare questo tempo e questo contesto geopolitico nel modo più razionale e utile.

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