Venerdì 19 Aprile 2024

Stabilizzati gli ultimi LSU

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È FINITA. La lunga penosa controversa storia contrassegnata dalla angosciante sigla “LSU” vale a dire lavoratori socialmente utili, è approdata al sospirato giusto epilogo: dal governo è arrivato l’ok alla stabilizzazione degli ultimi residuali componenti di quel fatidico elenco di lavoratori in bilico tra lavoro e non-lavoro. Ne erano rimasti 463 disseminati tra le regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia con il comune di Manfredonia che ne presentava il maggior numero (cento; nel 1995 ne erano mille e duecento) rispetto a Cellino San Marco, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio, Cavallino, Cursi, Nociglia, San Marzano di San Giuseppe che complessivamente ne presentavano sedici.

IL DECRETO presidenziale stabilisce che «le risorse destinate ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili, sono ripartite, tra le regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia con contributo annuo a regime di importo pari a euro 9.296,22 cumulabile con eventuali contributi regionali ed erogabile a decorrere dalla data di assunzione a tempo indeterminato, per ogni lavoratore assunto».

DETERMINANTE per la felice conclusione di una vicenda che si trascinava da anni, evidenzia il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, «la proroga del termine per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori socialmente utili a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione alla data del 31 marzo 2022 disposta, da ultimo, con la citata legge n. 15 del 2022 in sede di conversione del decreto legge n. 228 del 2021, unitamente alla disponibilità già presente di risorse finanziarie sufficienti a favorire la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili appartenenti al bacino storico». Le risorse sono assegnate alle Regioni tramite il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che ne disciplina le modalità di trasferimento. Saranno le Regioni e i comuni interessati ad attivare le procedure conclusive.

FINE di una storia iniziata nel 1981 allorquando si ideò quella categoria siglata “lsu” con l’intento di impiegare quei senza lavoro in attività utili socialmente pagati con un assegno dell’Inps in attesa di essere assunti (stabilizzati) in un lavoro che invariabilmente era presso enti pubblici. Un’onda umana che ha vagato a lungo. Tante sono state le speculazioni e le strumentalizzazioni. Le varie amministrazioni comunali hanno usato l’”arma” della stabilizzazione per finalità politiche. In ogni caso gli lsu hanno costituito una categoria di lavoratori “privilegiati” rispetto a tanti altri loro colleghi che non sono riusciti mai ad accostarsi ad un lavoro stabile e regolare e che, dati le situazioni di crisi correnti, hanno scarse possibilità di inserirsi nel sistema lavorativo. Chi non si è rassegnato ha lasciato la città, ha preso altre vie determinando non solo una deleteria diminuzione della popolazione (quella effettiva è ben al di sotto di quella ufficiale delle statistiche numeriche) ma un impoverimento generale della comunità che non riesce a produrre gli antidoti giusti per sovvertire un declino allarmante tanto più ingiustificato in quanto il territorio è dotato di riferimenti di grande valore (due aree industriali, un sistema portuale diversificato, caratteristiche ambientali straordinarie, e via dicendo) che rimangono neglette inoperose.

  Michele Apollonio

 

 

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