Venerdì 29 Marzo 2024

Il Comune candida lo Stadio “Scaloria” al PNRR

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DOPO il Palazzetto abbandonato, l’amministrazione Rotice candida ad un finanziamento pubblico del Piano nazionale ripersa e resilienza (l’ormai famosa sigla PNRR), anche lo stadio “Scaloria” anche questo avviato sin dagli Anni 80 e mai terminato e men che meno utilizzato. Il progetto prevede la riqualificazione e l’adeguamento di quella struttura che comprende anche la pista per l’atletica. L’importo richiesto è di tre milioni di euro dei quali solo poco più di due milioni destinati alle opere; 521 mila euro sono per l’IVA, il resto a disposizione dell’amministrazione.
«L’INTERVENTO mira – ha spiegato l’assessore alle opere pubbliche Angelo Salvemini – a rendere finalmente fruibile un’importante struttura rimasta incompleta da decenni e si affianca a quello della riqualificazione dell’adiacente “nuovo” Palazzetto, anch’esso rimasto incompiuto e mai utilizzato, nell’ottica di una vera e propria cittadella dello sport, come da programma di governo proposto da questa Amministrazione comunale».
UNA NOTIZIA confortante che tuttavia è stata accolta dalla gente con misurata prudenza e incrociando le dita. I più attenti hanno ricordato la dichiarazione che nel maggio 2017 l’allora assessore alle opere pubbliche Giuseppe La Torre, rese in consiglio comunale in risposta ad una interrogazione del consigliere Italo Magno. «È intenzione di questa amministrazione – affermò solennemente – delocalizzare l’impianto sportivo Miramare con, addirittura la creazione di una cittadella dello sport. Cittadella che prevede l’ultimazione del campo sportivo Scaloria, l’ultimazione dell’altro palazzetto abbandonato, con strade che colleghino il cuore della città». Paiono l’una fotocopia dell’altra. Ma c’è anche chi ricorda come gli stessi proponimenti furono espressi alla fine degli Anni 80 in occasione dell’avvio dei lavori di quella struttura che è rimasta incompiuta. L’ennesima opera sospesa in città.
IN TUTTI questi anni quei progetti sono rimasti abbandonati ai venti e al sole, tutti quei finanziamenti finiti nelle ortiche che hanno invaso stadio e palazzetto. Che nel tempo – lo dicono i tecnici – sono divenuti obsoleti nella concezione progettuale. Le problematiche, ambientali e tecniche evidenziate sono tante e sostanziali, tant’è che la domanda che oggi si pone è: vale la pena insistere su quel corpo morto senza un piano organico di quello che si vuole realizzare tenendo presente la nuova realtà dei luoghi?
IN QUESTI oltre quarant’anni Manfredonia è cambiata nella struttura e nella cultura urbana. Non molto in quella politica, come dimostrerebbe la “successione” riguardante le strutture sportive: una pedissequa ripetizione di un tema “antico” che oggi si mette in discussione a fronte di problematiche ben più assillanti che coinvolgono la popolazione nelle esigenze di vita quotidiana. Sarebbe stata opportuna – è la richiesta che viene dalla strada – una consultazione con la popolazione, un confronto con le sue espressioni rappresentative. Gli stessi amministratoti potrebbero trarre spunti utili. Non è più tempo che tutto avvenga – insiste la gente – nelle segrete stanze di Palazzo San Domenico, tra i pochi di una amministrazione chiusa in sé stessa.
Michele Apollonio
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