Giovedì 25 Aprile 2024

Un Centro Cultura del Mare dedicato al delfino Filippo

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PER OLTRE una dozzina di anni è stato l’”inquilino” privilegiato del porto storico di Manfredonia del quale era divenuto l’emblema gioioso e accattivante, l’amico di tutti, dei ragazzi in particolare. Gli era stato dato anche un nome confidenziale, Filippo. Una presenza straordinaria la cui fama ha varcato i confini del golfo adriatico. Una storia avvincente, una fiaba alla Walt Disney che si è purtroppo troncata tragicamente il 6 agosto 2004 quando quel simpatico tursiops truncatus fu trovato morto. Travolto dall’elica di un motoscafo, si disse. Una spiegazione che non convinse.

A DISTANZA di diciotto anni da quel tragico epilogo di una amicizia consolidata, è venuta a galla la verità appurata scientificamente attraverso l’esame autoptico della carcassa del delfino Filippo. A rivelarla il professor Nicola Zizzo, docente di Anatomia Patologica Dipartimento Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Bari, che ha affabilmente seguito Filippo in vita, e che effettuò i rilievi che stabilirono l’esatta causa del decesso del delfino. In base alle lesioni riscontrate il prof. Zizzo ha potuto affermare che Filippo è morto a seguito della esplosione di ordigni subacquei.

UNA RIVELAZIONE che ha toccato e impressionato i numerosi partecipanti al memorial dedicato al tursiope di Manfredonia organizzato dal Centro cultura del mare in collaborazione con la Lega navale italiana e il patrocinio del Comune di Manfredonia, tenutosi nella esplanade in riva al mare della sede operativa della Lega navale italiana messa a disposizione dal presidente Luigi Olivieri. Quella di una esplosione subacquea era stata considerata a suo tempo, ma la si ritenne poco credibile dato l’affetto generale che circondava quel simpatico delfino al quale piaceva seguire le barche fin sul limitare del porto, che si intratteneva a giocare con le persone che volentieri gli si avvicinavano. Insomma, pareva del tutto inverosimile che ci fosse stato qualcuno che abbia voluto la morte di Filippo. Ma tant’è.

SULLA sua esistenza e sulla sua fine sono fiorite storie e filastrocche ricordate da Francesco Granatiero e Franco Rinaldi nel corso del memorial condotto da Donato D’Andrea; lo scrittore Italo Magno ha narrato le vicende del delfino Filippo in un libro che ha riscosso grande successo e adottato nelle scuole della provincia. Vicende che sono state rievocate, supportate dalle affascinanti immagini originali curate da Andrea Colaianni di “Manfredoniatv”, e commentate da Vincenzo Prunella, responsabile del settore tartarughe e mammiferi marini del WWF di Taranto, e da Giovanni Simone, presidente e curatore del Centro cultura del mare presso cui è esposto l’apparato scheletrico del delfino Filippo.

UN CENTRO che raccoglie ed espone una infinità di testimonianze arrivate dal mare (spettacolari le mostre dedicate alle conchiglie) o che evidenziano le varie attività legate al mare dagli attrezzi per la navigazione alla utensileria per la pesca. Un vero e proprio museo del mare che si colloca al fianco dei musei nazionale archeologico, diocesano, civico, dei pompieri e della Croce rossa, etnografico. Una variegata ed esaltante panoramica della memoria storica della cultura sipontina.

  Michele Apollonio

 

 

 

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