Giovedì 28 Marzo 2024

La Capitanata tra angosce e speranze 

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Il calendario ci ricorda che siamo a dicembre e che tra un po’saremo a Natale. Sta per chiudersi un anno con non poche novità ma sempre carico di angosce vecchie e nuove di cui dovrà farsi carico il 2023. La guerra in Ucraina non riesce a fermarsi, il covid rimane in silenzioso agguato, l’economia annaspa tra equilibri internazionali sempre più precari. A Palazzo Chigi Giorgia Meloni guida un governo di centrodestra che ha vinto a mani basse con un centrosinistra spampanato lontano anni luce dalla sua migliore storia. Calenda e Renzi provano a cementarsi in un soggetto federato che vorrebbe delineare un terzo polo liberale e moderato, ipotesi direi facile da immaginare ma molto complicata da mettere in opera. E in Puglia Michele Emiliano resiste non senza fatica nella guida di un governo pieno di nubi. Troppi dissapori interni, troppe insidie, troppe contraddizioni rendono il suo cammino difficile. La sua mal celata intesa con i pentastellati di Giuseppe Conte potrebbe essere destinata a sbocciare definitivamente. Èuna strada che immagino obbligata per lui e per il suo futuro. Se questo feeling terrà, nei due capoluoghi pugliesi dove tra qualche mese si andrà al voto – Foggia e Brindisi – lo scenario politico che si presenterà sarà del tutto nuovo. Anche per questo  il centrodestra si riorganizza in lungo e in largo, dal Salento alla Capitanata. È Raffaele Fitto il gran tessitore, colui che cerca di riannodare le fila dal rango di Ministro, nel tentativo di recuperare vecchie amicizie e nuove leve. In calendario c’è anche l’elezione del presidente della Provincia di Foggia dove si voterà a gennaio con il sistema del voto ponderato. Qui l’uscente Nicola Gatta correrà nuovamente giocando chances non da poco per vincere la partita con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. È questo un match molto importante anche perché il voto per Palazzo Dogana anticipa di poco quello per la città di Foggia dove tutti i partiti, dalla destra alla sinistra, navigano ancora a vista. La ragione è semplice. Il Comune di Foggia, sciolto per infiltrazioni mafiose, era retto dal centrodestra. L’ex sindaco Franco Landella, decapitato dalle inchieste giudiziarie, ha travolto nel suo tracollo tutta la coalizione in un buio pesto che sarà complicato far diradare nei pochi mesi che restano per decidere sul da farsi. E da quelle parti non c’è, ora come ora, un personaggio capace di prendersi sulle spalle un fardello tanto pesante quanto bollente, perché la giustizia va avanti senza sconti. Ma anche il centrosinistra appare disorientato. Il Pd riparte con un congresso di svolta mentre il Movimento Cinque Stelle è alle prese con una delicata fase di riorganizzazione di cui Conte si è fatto carico per strutturare la formazione nel territorio. Insieme Pd e 5 Stelle potrebbero immaginare la riconquista del Comune di Foggia. Ma in quali mani affidare quest’ardua prova rimane un dilemma perché anche qui, al momento, manca la testa di serie. In vero alcuni nomi hanno preso a circolare, ma mi sembrano tutti improbabili per la causa. Foggia è importante, troppo importante se si vuole rimettere in pista la terra di Capitanata. Un nuovo fallimento della politica sul Capoluogo sarebbe un boomerang negativo per tutta la provincia. Posso sbagliare ma credo che per uscire dall’attuale impasse servano almeno due cose, due fatti nuovi che azzarderei ad affacciare. In primis che tutti i partiti, che sono poi i veri responsabili del vuoto politico che si registra a Foggia, facciano un passo indietro, aprendo alla società civile senza stare a cincischiare con vecchie liturgie. Non è più il tempo. Il secondo aspetto riguarda la necessità che scenda in campo una larghissima coalizione di salute pubblica capace di interpretare la voglia di riscatto che si può cogliere nel fermento sparso un po’ dovunque, ma che bisogna saper guidare e ricondurre in una logica di coesione e condivisione. Una coalizione ampia, inclusiva della cittadinanza attiva, del mondo associativo e delle giovani generazioni, non condizionata dagli storici schieramenti di destra e di sinistra che dovranno invece avere l’umiltà di aprirsi per riscattare tutta la politica paludata andata in scena negli anni andati. Serve, questo il punto, una persona capace di dedicarsi a questa città, senza improvvisazioni perché il lavoro che si richiede al nuovo sindaco di Foggia deve avere il sapore della rinascita e del riscatto. Penso a Mario Furore, Rosa Barone e Raffaele Piemontese se vorranno cogliere questa sfida per il futuro di Foggia. Mi sembrano persone di qualità spendibili per l’esperienza maturata sul campo. Ma penso anche a imprenditori, intellettuali e professionisti di primissimo piano che hanno dato prova si saper fare e dare. In vero avrei qualche nome che la lingua sa…ma non vuol dire! Un punto deve essere chiaro: serve girare pagina davvero. Si può. Anzi, si deve.

di Micky dè Finis

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News · Venti ed Eventi

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