Giovedì 18 Aprile 2024

Seasif, Totaro: “Riaffiorano i fantasmi del passato, in barba ad uno sviluppo identitario e sostenibile”

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E’ nota la profonda sensibilità verso le tematiche afferenti la tutela della salute e l’ambiente che circonda la nostra quotidianità. A maggior ragione quando parliamo di area Enichem, le questioni diventano urgenti, dunque di estrema importanza considerate le morti di cancro (e non solo) che stiamo subendo da decenni.
Per questo motivo abbiamo interrogato il Sindaco sull’indirizzo politico-economico dell’area Enichem a luglio 2022.
Riteniamo Manfredonia abbia bisogno di un completamento della bonifica, un potenziamento sanitario che studi, monitori la diffusione epidemiologica correlata al disastro ambientale enichem, un DH oncologico presso il nostro nosocomio e sopratutto una programmazione condivisa circa lo sviluppo produttivo identitario dell’area enichem.
Invece non solo assistiamo allo stato allarmante della zona di riferimento, non solo siamo ancora in attesa di ricevere risposte dal sindaco di Monte Pierpaolo d’Arienzo per un incontro politico partecipato circa gli impianti futuri che prevedono di installare sull’area, ma continuiamo ad assistere ad un medio immobilismo (o mancato trasferimento di informazioni) dell’attuale giunta comunale sipontina sulle possibilità concrete per l’area, il tutto contornato dalle notizie negative che provengono da Roma su Energas e tanto altro.
Più volte abbiamo sostenuto che la salvezza di quell’area passasse dallo strumento di pianificazione previsto dell’APPEA, cioè un’area Produttiva Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzata che permetterebbe dei processi decisionali condivisi sullo sviluppo dell’area, attraendo investimenti ad alta sostenibilità ambientale.
Ampiamente discussa anche l’ipotesi che prevede l’attivazione di un dialogo da parte dell’ente che porti a far comprendere il governo la necessità di avere un Commissario straordinario per la bonifica sia delle aree ex Enichem e SIN, cosi come accaduto in altri SIN d’Italia a noi vicini, essendoci tra l’altro tutti i presupposti.
Invece assistiamo, purtroppo, ad una mancanza di atti o passi politici verso questa direzione. Di contro, le uniche risposte sono “sappiamo zero da Monte”, “ vogliamo la sostenibilità”, “ abbiamo le idee chiare”, “valutiamo i progetti finali”.
Al danno si aggiunge la beffa, se consideriamo l’orientamento nazionale, ritrovandoci purtroppo alcuni parlamentari, arrivati sul territorio per appoggiare l’attuale squadra di governo, che si sono fatti promotori, sin dal decreto recovery per la riperimetrazione, a livello nazionale, delle aree sin per un ampliamento industriale “necessario” e fino ad ora “bloccato da leggi non più vicine alle necessità del territorio”.
Evidentemente qualcuno all’epoca ha mal compreso le necessità dei territori colpiti dai SIN, che ripeto ancora una volta sono BONIFICA, SALUTE E SVILUPPO IDENTITARIO.
Infine se dovessimo concentrarci su seasif, critichiamo fortemente l’assenza di trasparenza a partire dall’illustrazione del progetto e del coinvolgimento politico sull’ area.
Credo siano note le ulteriori preoccupazioni ambientali e sulla salute dei cittadini, già solo considerando le variabili che coinvolgono il progetto Energas, tra cui il deposito e commercio di fonti energetiche che non verranno più utilizzate (passiamo da 60 mila mc di gpl a 55 mila mc di gasolio).
E per concludere una produzione di metanolo per le industrie chimiche d’Italia e del mondo.
E che non si dica che non ci mettiamo a disposizione per la produzione energetica della nazione, basta vedere il progetto di installazione di pale eoliche che stiamo accogliendo nel nostro golfo, dunque non ci sottriamo ma il concetto è un altro.
Non pensiamo al nostro sviluppo produttivo industriale identitario e sostenibile che va su un altro binario.
Ripeto ancora una volta, quanto detto in consiglio comunale: dobbiamo avere una visione sistemica, strutturata e di lungo periodo.
Appea, commissariamento per ciò che non è stato bonificato ed infine creazioni delle condizioni che favoriscano l’insediamento di aziende più identitarie, considerando anche i numeri del nostro porto per quanto riguarda il commercio della componentistica legata agli impianti di produzione di energia rinnovabile e non solo.
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