Mercoledì 24 Aprile 2024

Caratù su nomina amministratori Ase: “E’ colpa della politica”

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Dunque, circa la selezione del consiglio di amministrazione A.s.e., eravamo rimasti al disastro dal punto di vista politico.

La politica, che doveva decidere le sorti dell’A.s.e. molto prima, non solo non ha deciso ma persevera nella non decisione, nascondendosi  dietro la scelta apparentemente tecnica di non variare il meccanismo di selezione del personale, voluto dai commissari, ma decidendo solo di passare da un amministratore unico ad un cda.

Dunque si affida ad un meccanismo di selezione che è pure espressione di una tecnocrazia lontana dalla concretezza di cui l’A.s.e. avrebbe bisogno in questo momento. Ma se volevamo continuare una gestione tecnica burocratica tecnocratica, l’avevamo già con il Dott. Rossi, persona che non solo ha il miglior curriculum del mercato ma che si avvaleva anche di una vasta schiera di consulenti ben retribuiti. Tant’è che abbiamo raggiunto il record delle spese in consulenza.

 

Ora con la decisione dei soci moltiplichiamo per 3 il rischio di affidarci a persone capacissime ma poco utili alle reali esigenze dell’A.s.e., per la loro residenza anagrafica e preparazione professionale più rivolta al mondo finanziario. Difatti l’esplicita ricerca di un esperto in controllo e finanza denota la mancata conoscenza dei reali problemi dell’A.s.e. e dei meccanismi decisionali da parte dell’assemblea dei soci.

L’ A.s.e. non ha bisogno di un esperto di controllo e finanza nel cda. Un atto del cda viene assoggettato a molteplici controlli preventivi e successivi alla sua emanazione, per cui un ulteriore controllore pare superfluo, soprattutto dato il fatto che l’A.s.e. si avvale di molteplici consulenti (tutti ben retributi).

Dunque un qualunque atto del cda viene vagliato preliminarmente da consulenti esterni ed interni, poi passa al vaglio dei revisori dei conti, per poi passare al comune che effettua il “controllo analogo”.

Ma non è finita qui. Segue infatti la verifica dei certificatori, che è un organismo esterno che viene anch’esso ben retribuito dall’A.s.e. Poi c’è anche il controllo di Ager Puglia, che obbliga determinate scelte e ne definisce i costi ed infine determina le tariffe della tari. In ultimo c’è il controllo sia preventivo che consuntivo dell’assemblea dei soci (che sono i proprietari dell’A.s.e.)-

Dopo tutto questo meccanismo, si sente davvero l’esigenza di un esperto in finanza e controllo?

 

Da tantissimi anni, i bilanci A.s.e.  sono in equilibrio, addirittura ammortizzano perdite da crediti vantati nei confronti del comune di Vieste e Zapponeta.

Gestire l’A.s.e., ovvero la più  grossa azienda del territorio che fattura poco meno di 11 milioni di euro e quasi 100 dipendenti, è una cosa complessa. Gestire il personale, il confronto con le organizzazioni sindacali, il

confronto con la committenza, gestire la qualità e quantità  del servizio, gestire al meglio l’utizzo delle risorse presenti in azienda ( in azienda è presente un impianto di selezione dei rifiuti  costato un milione di euro e mai entrato in funzione) significa ricercare nuove commesse partecipando alle gare di appalto di altri comuni. In modo particolare della area A.R.O., insieme di diversi comuni della zona, di cui il comune di Manfredonia è capofila.

L’A.s.e. per fare  bisogno tutto ciò ha bisogno di una guida che esegua le indicazioni e direttive dei soci.

In pratica, come facciamo a meglio gestire le risorse umane dell’azienda?

Come facciamo ad aumentare  la produttività dei dipendenti a parità di ore lavorative?

Come facciamo  a  migliorare la raccolta dei rifiuti in tutte le zone della città che non vedono da anni un netturbino?

Come facciamo ad eliminare il degrado delle periferie?

Come facciamo ad aumentare la raccolta differenziata?

Abbiamo bisogno di una scelta tecnica ben precisa, perché un buon governo del personale da parte di una figura esperta può migliorare, a parità di costi e ore lavorative, la produttività dei dipendenti, che oggi è scarsissima.

Questo ad esempio può essere fatto adoperando gli stessi dipendenti che oggi finiscono normalmente le loro mansioni prima del termine dell’orario lavorativo e che non vengono utilizzati per altre zone.

Aumentare la raccolta differenziata vuol dire risparmiare, perché più si differenzia meno indifferenziato va in discarica, quindi il Comune pagherebbe meno per il conferimento dei rifiuti in discarica e ne ricaverebbe un utile.

Il costo maggiore della Tari è rappresentato infatti proprio dal conferimento dei rifiuti indifferenziati in discarica, quindi meno si conferisce e più si risparmia. Questo è l’unico vero meccanismo di riduzione della Tari, il resto sono solo promesse elettorali.

Con la gestione precedente del Dott. Rossi la percentuale di differenziata era scesa, mentre precedentemente avevamo delle percentuali invidiabili.

È del tutto evidente che ciò che serve non è un controllore, ma un gestore di impresa. Non ha importanza se laureato, con master o specializzazioni varie, ma ciò che è davvero importante è il piglio imprenditoriale e la capacità di gestione del personale dipendente. Per questo il cda, che è un organo di indirizzo e controllo, deve essere composto da persone scelte dalla politica, possibilmente con indicazione da parte della maggioranza ed un componente della minoranza. Una gestione politica dell’A.s.e. da’ conto oltre all’assemblea dei soci anche alla popolazione che ne paga il funzionamento e che ha il diritto di sapere con chi prendersela per delle eventuali mancanze, figura che non può essere ricoperta da persone non residenti e quindi estranee alle problematiche del territorio.

Da che mondo è mondo, gli amministratori devono innanzitutto avere la fiducia della proprietà e non superare un meccanismo di selezione che si avvale solamente della valutazione del curriculum.

Il sindaco nomina delle persone di fiducia in tutte le cariche, essendo il Sindaco stesso rappresentante dell’assemblea dei soci, perché non fa lo stesso con l’A.s.e.? Ovviamente scegliendo  fra i capaci ed i meritevoli.

 

La frase che più inquieta è nelle considerazioni dell’avviso pubblico dove viene espressamente recitato che la figura professionale scelta debba assicurare che “[…] sussistano stabile prospettive di continuità per la società”.

O forse è questo il programma politico? Assicurare la stabilità dell’azienda, e non la sua crescita, per farne valutare la dismissione e messa a bando del servizio?

Non sta a me rispondere a queste domande, ma sarebbe opportuno ricevere delle risposte.

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