Sabato 20 Aprile 2024

Le profetiche parole di Vincenzo Padalino

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La mostra Manfredonia: forma e struttura del centro storico, organizzata dal Comune di Manfredonia ed ospitata nel chiostro di Palazzo San Domenico (Palazzo di Città), mi ha fatto riflettere su alcune profetiche quanto attuali parole del saggista – pubblicista foggiano Vincenzo Padalino.

Parole contenute nella monografia “Siponto-Manfredonia” (Foggia, Tipografia economica, 1900).

Scritto risalente, dunque, a ben centotredici anni fa.

Saggio  (attualmente: risorsa digitale presente nel Portale “Internet Culturale”) nella cui introduzione, a proposito del nostro patrimonio storico e artistico-culturale, l’Autore diceva:

 

[…] La nostra Provincia racchiude veri tesori di antichità, i quali – scoverti e portati alla luce – hanno diritto di reclamare a sé l’attenzione di chi in alto siede, perché non restino ignorati dalla presente e dalle generazioni avvenire. Essi sono il nostro retaggio avito, il più sacro deposito che noi abbiamo l’obbligo di custodire o di tramandare a’ posteri con gelosa cura. […]

 

[…] L’apatia dei più, la mancanza d’iniziativa de’ molti, la mancanza e l’abbandono di ogni cosa nostra per parte del Governo – il quale ordinariamente tien conto de’ bisogni e delle aspirazioni di un popolo in proporzione diretta dei voti che i rappresentanti di quel popolo gli danno – han fatto sempre dimenticare questi nostri luoghi. […]

 

E nel paragrafo “Vandalismo”, poi:

 

[…] E delle mura che n’è? Che n’è del fossato? Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini. I manfredoniani hanno fatto quello che non fecero i turchi. Nelle mura vi erano le Porte di Foggia, di Montesantangelo e del Porto, le quali – non si sa perché – furono fatte diroccare ed abbattere per ordine del Municipio. Così verso il 1864 la via alle Mura restò interrotta. Quest’esempio ebbe – pur troppo – imitatori e quindi le mura furono abbattute agli sbocchi delle vie Ospedale, Campanile, Stella ed altri siti. Alcuni vi addossarono de’ fabbricati, altri acquistarono, dal Demanio dello Stato, i bastioni, o per farne ovili, o mulini, o depositi. […]

 

Circa quindici anni fa inviai al fraterno amico Michelangelo Mercurio, valente pittore originario di Manfredonia e residente a Santa Maria degli Angeli (Assisi) da molti anni,  una copia anastatica di una cartolina d’epoca raffigurante parte delle antiche mura della nostra Città.

Ebbene, sul retro di quella cartolina, oltre ai consueti saluti, scrivevo che quelle mura non sono quasi mai servite, in quanto i veri nemici di questa città sono stati (e, in parte, continuano ad essere) gli stessi manfredoniani.

All’epoca non conoscevo né il Padalino né tanto meno la predetta opera.

E’ impressionante vedere le brutture e gli scempi subìti, negli anni, dal nostro centro storico.

Ecco perché, secondo il mio parere, il cosiddetto “Recupero del Centro Storico” diventa,  oggi più che mai, alquanto difficile (se non pressoché utopistico).

L’interessante e lodevole mostra “Manfredonia: forma e struttura del centro storico”, tuttavia, ha – secondo il mio parere – soprattutto il pregio di ricordare agli ancora “viventi” manfredoniani (me incluso, ovviamente), dei sec. XX e XXI, l’originaria bellezza della nostra città.

Una mostra, dunque, che aiuta a ricordare, a conoscere, a riflettere e – soprattutto – a produrre maggior quantità di bile…

In chi? In chi proprio – nonostante tutto – non vuole rassegnarsi all’incuria, alla “secolare” e notoria apatia di noi manfredoniani, al degrado del centro storico (e non solo) di questa città.

Città la cui prima mappa si ebbe, come risaputo, il 22 aprile 1787.

Periodo in cui, ironia della sorte,  l’acquerellista preferito della regina  Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, ossia Claude Chatelet, realizzava l’opera “View of Manfredonia in Puglia”.

Acquerello che mostra soprattutto l’originaria integrità delle antiche mura e di alcune “Porte” di Manfredonia.

Opera che, come noto, la nostra Amministrazione Comunale ha volontà di acquisire da una importante galleria d’arte londinese.

Riapparirà, allora, il ritratto della “vittima” in casa dell’ “assassino”, pardon… degli “assassini”.

A qualcuno (degli “assassini”) nell’osservare quella pregevole opera, forse, scapperà qualche lacrima.

Non basterà, certamente, a riscattare la storia e la bellezza perdute.

…I manfredoniani hanno fatto quello che non fecero i turchi…

 Francesco Granatiero

Francesco Granatiero

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Commenti

  • TI DIRO’, TI DIRO’… CARO FRANCESCO GRANATIERO… VOGLIO CONGRATULARMI PER LA TUA SOLITA E SIMPATICA ARGUZIA CON LA QUALE EVIDENZIANDO POETICAMENTE LE NOSTRE MAGAGNE CONTRIBUISCI AL RISVEGLIO CULTURALE E CIVILE DELLA NOSTRA CITTA’… PERMETTIMI CHE TI CONSIDERI AMICHEVOLMENTE COME IL … TRILUSSA SIPONTINO!

    FRANCO B. 16/01/2014 19:11 Rispondi
  • Carissimo Francesco,
    non ti sei smentito anche questo volta per la sagacia e la tua intelligenza

    Matteo Rinaldi 14/01/2014 17:04 Rispondi
  • Matteo, tanto pessimismo, però non aiuta: c’è tanto da recuperare e sono d’accordo sul tasso culturale. Bisogna che la cultura venga incentivata attraverso la sensibilizzazione già a partire dalle scuole elementari….e senza chiedere nulla in cambio. Ci sono Associazioni che si stanno muovendo in tale direzione…e soprattutto bisogna che i cittadini mandino ai posti di responsabilità persone capaci e oneste.

    aldo 12/01/2014 17:42 Rispondi
  • Sarebbe stata, senza alcun dubbio, la più bella Città della Puglia : si è fatto e si sta purtroppo facendo ancora di tutto per toglierle anche il ricordo storico. Ma c’è ancora tantissimo da salvare; che questa bella mostra faccia prendere coscienza di quanto ancora c’è di bello e nascosto e di quello che c’è da salvare senza stravolgere nulla.
    aldo caroleo archeoclub Siponto

    aldo 12/01/2014 17:04 Rispondi
  • ….di storico è rimasto il castello e le due chiese romaniche di S Leonardo e S. Maria di Siponto. Non capisco a cosa serva il piano di recupero. Per recuperare gli edifici nel centro storico realizzati durante la speculazione edilizia degli anni 60-70? Stanno aspettando con ansia il crollo naturale di Villa Rosa al fine di spianare l’area; ultimo bene architettonico pervenutoci dagli inizi del sec scorso. Non esiste la cultura a Manfredonia della salvaguardia dei beni storici e paesaggistici. Ciò perchè il livello culturale medio a Manfredonia è mostruosamente basso. La maggioranza dei manfredoniani porta l’anello al naso.

    matteo 12/01/2014 14:40 Rispondi
    • INFATTI, CARO MATTEO, E’ PROPRIO VERO CHE LA MAGGIORANZA DEI MANFREDONIANI PORTA L’ANELLO AL NASO. PURTROPPO SI FA DI TUTTO AFFINCHE’ RIMANGANO TALI POICHE’ FA COMODO AD UNA CLASSE DI BORGHESI CORROTTI, PARASSITI ED ASCARI CHE CONTINUANO INDISTURBATI A FARE I CAZZI LORO DA QUANDO E’ STATA FATTA QUESTA PSEUDO UNITA’ D’ITALIA CON LA COMPLICITA’ DEI RAMPANTI BORGHESI CAPITALISTI DEL NORD ITALIA CHE FAVORIRONO LO SVILUPPO DEL NORD AI DANNI DEL MERIDIONE CHE SOTTO I BORBONE, CONTRARIAMENTE A CERTA VULGATA , NON SI STAVA POI COSI’ MALE.

      FRANCO B. 16/01/2014 19:07 Rispondi

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