Venerdì 26 Aprile 2024

Speciale Festa Patronale 2014 – i ricordi di Matteo di Sabato giornalista (VIDEO)

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Matteo Di Sabato, 76 anni, Giornalista

“Il mio primo ricordo della Festa della Madonna è legato a mio padre, Raffaello Di Sabato. Io e mio fratello maggiore eravamo molto piccoli l’anno prima che morisse, nel 1944, ma io ricordo che ci prendeva per mano e ci portava entrambi alla processione della Madonna di Siponto. Questo ricordo, legato ai racconti di mia madre e alle opere sull’icona della Madonna di Siponto, da lui lasciateci, hanno trasmesso in noi una profonda devozione verso la Madonna dallo “sguardo infinitamente triste e rassegnato” come mio padre l’aveva definita. Negli anni mi sono impegnato a diffondere il suo culto, anche ripubblicando il saggio storico-critico, La Madonna di Siponto, scritto da mio padre nel 1935. Negli anni ’90 invece cominciai una dura battaglia per far sì che il quadro originale della nostra patrona non uscisse più in processione. Gli scossoni e i sobbalzi, ai quali veniva sottoposta l’icona ogni anno nel lunghissimo percorso della processione, danneggiavano sempre di più le tre tavole sulle quali è dipinta la sacra immagine. Pubblicai anche un volumetto per sensibilizzare l’opinione pubblica, in cui spiegavo le ragioni per cui il quadro originale non dovesse uscire più. Il timore dei presuli del tempo, infatti, era legato proprio alle reazioni dei devoti che potevano non accettare che in processione si portasse una copia, tra l’altro molto fedele, realizzata dal compianto prof. Aronne del Vecchio. Solo nel 2000, grazie all’intervento di Mons. D’Addario, il Sacro Tavolo restò in Cattedrale e ad uscire in processione fu la copia. La cosa stupefacente fu la reazione dei devoti; tutti compresero l’importanza di preservare un capolavoro storico e tutti si resero conto del fatto che la Madonna alberga nei nostri cuori, mentre quella sul quadro è solo una sua raffigurazione. Tutto questo mi commosse. Un tempo il quadro della Madonna usciva in processione accompagnata dalle statue di San Lorenzo Maiorano, San Michele e San Filippo, i cosidetti sande tarléte, ma dal 1969 questa tradizione si è persa. Ho fatto tante richieste perché venga ripristinata, ma senza successo. Durante il restauro della Sacra Icona, ad opera del prof. Aronne del Vecchio e durante il vescovado di Mons. Cesarano, vennero trovati conficcati, nelle tavole che compongono il quadro, dei chiodi lunghi circa 10 cm. A differenza di ciò che si pensava, che servissero a tenere unite le tre tavole, questi chiodi erano ex voto conficcati da devoti per grazia ricevuta. Quando Matteo Piemontese, il sagrestano della Cattedrale del tempo, me li mostrò restai esterrefatto. Per un verso pensai all’ignoranza di persone che non si preoccupavano di danneggiare una tale opera d’arte, per l’altro meditai sulle tante grazie ottenute e sulla profonda devozione verso la nostra Santa Patrona”.

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  • ma i chiodi trovati, non potrebbero essere i residui dei frequenti cambi di cornici nel corso dei secoli?

    gino 11/10/2014 11:45 Rispondi

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