Giovedì 28 Marzo 2024

Rete Oncologica pugliese, Aress, Asl Ba, Policlinico e Irccs oncologico e De Bellis insieme per i malati oncologici al tempo del Covid-19

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L’attività chirurgica per i malati oncologici pugliesi non si è mai fermata per l’emergenza Covid-19. Grazie alla rete oncologica pugliese sono al via nuovi percorsi ospedalieri per dividere in maniera ancor più marcata i pazienti oncologici da quelli Covid 19 in modo da ridurre i rischi per malati e operatori.

Come modello per la Puglia intera, da replicare su scala regionale, sono partiti una serie di accordi tra Aress, Rete oncologica regionale, Asl Bari, Policlinico di Bari e Irccs “Giovanni Paolo II” e “De Bellis”.

Con questi accordi saranno le equipe chirurgiche di Asl e Policlinico a spostarsi, recandosi in quegli ospedali dove sarà concentrata l’attività per i malati oncologici non Covid, per garantire qualità di cure e sicurezza.

Si è partiti subito con la chirurgia addominale e con quella senologica, ma il tavolo di lavoro ha analizzato le necessità per proseguire con le urologie, le ginecologie, le neurochirurgie e le chirurgie toraciche.

Nella proposta ci sono anche le indicazioni di sicurezza per tutelare dal rischio infettivo i pazienti oncologici che accedono alle strutture sanitarie e le circostanze tassative che consentono di concedere accesso a prestazioni diagnostiche, ricoveri medici e chemioterapie.

Questo porterà al riallineamento delle liste di attesa.

La prima convenzione è stata siglata tra la Asl Bari, il Policlinico di Bari e l’oncologico Irccs “Giovanni Paolo II” per usare spazi e risorse dell’Oncologico per la cura di pazienti oncologici della Asl Ba e del Policlinico.

La seconda convenzione è stata stipulata tra l’Irccs “De Bellis” di Castellana Grotte e il Policlinico di Bari per usare spazi e risorse dell’Irccs di Castellana per i pazienti oncologici in ambito gastroenterologico in lista di attesa al Policlinico di Bari.

Già da questa settimana le pazienti di senologia saranno trattate dalla equipe di Chirurgia Senologica del San Paolo (Asl Bari), diretta dal dott. Olindo Custodero, presso l’Irccs Oncologico di Bari. Le altre discipline chirurgiche partiranno nei prossimi giorni.

“Si lavora incessantemente per garantire la migliore assistenza possibile a tutti i cittadini in questo momento di emergenza – dice il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano

– stiamo lavorando con grande tempestività per progettare e implementare soluzioni assistenziali inedite che potranno essere utili anche per il futuro”.

“Abbiamo individuato i centri COVID free da utilizzare per delocalizzare la casistica oncologica non rinviabile – dice Giammarco Surico, coordinatore regionale della Rete Oncologica – e dall’analisi territoriale effettuata mi sento di poter rassicurare sulla regolare accessibilità dei Centri di Orientamento Oncologico e sulla continuità assistenziale delle chemioterapie che, però, vanno eseguite con la massima sicurezza infettiva per i pazienti; ci sarebbe piaciuto collaudare i meccanismi di rete regionale con più calma e invece ci troviamo a farlo rapidamente anche se non è detto che sia un aspetto negativo”.

“Con la ROP stiamo elaborando un modello organizzativo che consentirà di delocalizzare attività mediche e chirurgiche a seguito di impedimenti operativi derivanti da emergenze sanitarie, come quelle che stiamo vivendo, o più semplicemente dalla necessità di ristrutturare o sanificare intere aree ospedaliere – dice Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Salute – In altri termini, una riorganizzazione della rete ospedaliera e assistenziale che consenta di non interrompere l’attività, favorendo lo scorrimento delle agende di prenotazione”.

“La delocalizzazione delle cure per i pazienti oncologici potrà fare un ulteriore salto nelle prossime ore – dice Giovanni Gorgoni, direttore generale di AReSS Puglia – con l’avvio di soluzioni regionali di telemonitoraggio le cui potenzialità tecnologiche potranno essere sfruttate in forma più ampia proprio da loro, per questa contingenza particolare e anche per il futuro più tranquillo; e sarà sempre la necessità a imporre quella collegialità interprofessionale attorno al paziente così complicata da praticare in tempi di pace”.

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