Martedì 23 Aprile 2024

Salvatore Castrignano un cittadino esemplare

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Salvatore Castrignano è morto il 21 marzo 2018, tre anni fa, lasciando una tristezza profonda e un grande vuoto nei familiari, negli amici e in tutti quelli che si sono impegnati con lui nelle tante iniziative sindacali, politiche, sociali e culturali promosse sul nostro territorio con dinamismo, passione e senso di comunità, per il suo sviluppo economico e la sua crescita etica.

È stato un cittadino esemplare, partecipe e protagonista della vita pubblica della nostra città, Manfredonia, al di là dei ruoli istituzionali e formali, pure svolti (è stato dirigente sindacale CGIL, prima come Segretario della Camera del Lavoro di Manfredonia dal 1979 al 1989 e poi come Segretario Confederale Provinciale dal 2003 al 2010, oltre che Consigliere Comunale e Assessore).

Ha lasciato, perciò, anche un vuoto nella nostra città, vuoto che negli ultimi tempi si è oggettivamente acuito, prima con il commissariamento dell’Amministrazione Comunale per il rischio di infiltrazioni mafiose e poi con la pandemia da Covid-19. Eventi drammatici che hanno fortemente ridimensionato una partecipazione democratica viva, reale, diretta e personale, fondamentale per costruire una comunità solidale senza la quale non è possibile uno sviluppo economico che sia anche etico, equo e sostenibile. Insieme a tutto ciò, ha lasciato, però, anche un esempio di vita, trasmettendo segni di speranza e di fiducia nel futuro stesso e dimostrando una grande forza interiore. Gli ultimi
mesi della sua vita, pur nella debolezza e nella fragilità che ogni malattia crea, tanto più se senza prospettiva di guarigione, sono stati dedicati con tenacia e passione alla scrittura del libro BANDIERE E PRIMAVERE.

Con questo libro Salvatore ha raccontato eventi che hanno rappresentato tappe significative della recente storia locale, evidenziando il brulicare di attività in quei significativi momenti di sviluppo locale, ma anche le contraddizioni, l’aria di cambiamenti e di conquiste che si respirava, la centralità del lavoro per la dignità delle persone, l’altruismo dei protagonisti della vita sociale, le ragioni di fondo che sfociavano nell’impegno e nella solidarietà. Il suo auspicio era quello di far conoscere il passato per capire il presente e rilanciare il futuro della nostra città, attraverso la più ampia e consapevole partecipazione dei cittadini alla costruzione di una società più giusta, di una comunità solidale. Questo libro, perciò, non è un semplice libro di storia locale; è un modo materiale ed ideale di dare un senso coerente e compiuto alla propria esistenza, l’umano desiderio di lasciare un segno positivo del nostro passaggio terreno, un segnale concreto per indicare la via della speranza e della fiducia nel futuro. La vita, infatti, non termina con la nostra personale esistenza, non solo per quanto il Cristianesimo ci ha introiettato, ma anche perché la vita prosegue nella comunità, è individuale e personale ma anche sociale e comunitaria.

Salvatore ha espresso tutto questo, con il libro e ancor più con il suo esempio di vita. Il libro è storicamente un’opera compiuta in sé perché racconta un periodo di vita personale e cittadina, ma, contemporaneamente, è opera incompiuta, nel suo doppio significato, letterale e ideale. Letteralmente, nel senso che Salvatore avrebbe potuto come individuo raccontare e dire la sua su tanti altri aspetti se avesse avuto più tempo, alla luce della sua esperienza e
dell’enorme materiale documentativo raccolto nel suo archivio. Idealmente, nel senso che noi, cittadini di ieri e di oggi, possiamo trovare elementi, esempi, ragioni, motivazioni per promuovere idee e iniziative per una città più giusta ed equa, nelle forme attualmente possibili. Perciò il libro è e può ridiventare vita reale, che si completa nel vivere stesso degli altri e della comunità tutta, nel contributo di tutti e di ciascuno al bene comune.

COSTRUIRE UNA COMUNITÀ SOLIDALE PUÒ ESSERE UN OBIETTIVO PER IL PRESENTE E IL FUTURO DELLA NOSTRA CITTÀ? Oggi più che mai, nelle condizioni critiche che la pandemia da Covid-19 ha determinato,
cogliere questo significato del libro, e soprattutto della vita che è dentro e fuori del libro, può essere molto utile. Come uscire da questa cappa che fa vivere tanti di noi in un presente di angoscioso isolamento, in quasi totale contrasto con la dimensione naturale del vivere, che è sociale o non è? Come uscire dalle nuove miserie dell’oggi, dalle nuove ed accentuate disuguaglianze, e promuovere uno sviluppo economico diverso, più sano,
più in armonia con l’uomo e la natura? Riscoprendo e rafforzando il valore della comunità e della solidarietà ad ogni livello, quella solidarietà familiare, di ceto, di classe che ha storicamente avuto un ruolo fondamentale
per lo sviluppo economico e civile della nostra città e della nostra Italia. La comunità solidale è, infatti, un fattore materiale, concreto, che crea ricchezza e, contemporaneamente, un valore umano che dà senso all’esistenza e la proietta verso un mondo più giusto; la tutela dei più deboli è e resta il senso fondante nella storia della civiltà
umana. Lo so che è difficile, soprattutto per i più giovani, capire il ruolo che nel dopoguerra, e successivamente negli anni ’60 e ’70, ha avuto storicamente la solidarietà comunitaria per lo sviluppo economico e civile di Manfredonia e dell’Italia, solidarietà che si è espressa in vari luoghi e forme, dal vicinato alla famiglia alle organizzazioni sociali di massa. Anche laddove vi siano stati conflitti sociali, a ben guardare, sono comunque emersi elementi di costruzione, ricostruzione, rigenerazione e rafforzamento complessivo della nostra comunità. Solidarietà comunitaria che ha trovato nelle famiglie il senso forse più compiuto e profondo e perciò, se si parte da esse, è più facile comprenderla anche per chi vive nel qui ed ora, nell’oggi: le famiglie hanno avuto, e hanno tutt’oggi, pur se in forme diverse, un ruolo decisivo nello stimolare i figli a studiare e a formarsi per costruirsi un futuro migliore, a conquistarsi il prima possibile l’autonomia e ad emanciparsi dalla subalternità e dalla sudditanza. Era un imperativo morale per i genitori mettere i propri figli nelle condizioni migliori per realizzarsi, a costo di ogni personale sacrificio.

C’era una solidarietà familiare che si rafforzava all’interno, sostenuta e spinta dalle necessità e dalle “povere” condizioni di vita, che non era mai egoistica e che, all’esterno, si inseriva nella solidarietà comunitaria presente sul territorio o nel ceto di appartenenza, rinvigorendosi reciprocamente. La famiglia era la forza e la spinta per riuscire nel mondo, il luogo di costruzione dell’etica del lavoro, della responsabilità, dell’impegno. È chiaro che in questo contesto poi si sviluppano le caratteristiche personali, le proprie doti, le proprie idealità. La vita personale e sociale di Salvatore Castrignano, rappresentata nel libro, fa capire immediatamente questa dimensione e mostra un quadro di cosa sia la solidarietà comunitaria, anzi ne è espressione diretta.

Silvio Cavicchia

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