NON E’ una notizia ma la semplice e scontata conferma della incandidabilità dell’ex sindaco di Manfredonia (2010-2019) decretata dalla Suprema Corte di Cassazione. Ma la vicenda giudiziaria personale di Riccardi non si chiude qui: come egli stesso ha annunciato ricorrerà alla Corte di giustizia europea. Un ultimo, estremo ma anche fioco spiraglio per la sopravvivenza delle speranze ormai agli sgoccioli di un molto improbabile sovvertimento di ben tre giudizi di incandidabilità emessi dai tribunali di Foggia e Bari e dalla Cassazione. L’ex sindaco lamenta come anche la Cassazione definisce il provvedimento “preventivo e non sanzionatorio” facendo intendere che seguiranno le sanzioni? Al momento rimane, come denuncia lo stesso ex sindaco, «la mortificazione umana e civile dei soggetti interessati al provvedimento».
LA DEFINITIVA non candidabilità alle elezioni di Riccardi, si aggiunge a quella dell’ex consigliere comunale Antonio Conoscitore per il quale la Cassazione ha riformato l’affrancatura da quella sanzione decretata dal Tribunale di Foggia il 9 agosto scorso; rimane il giudizio definitivo del già decretato incandidabile ex vice sindaco Salvatore Zingariello, che tutto lascia ritenere sarà copia degli altri due.
ASSIEME ad altri personaggi rimasti nell’ombra, sono tre protagonisti che hanno movimentato una stagione politico-amministrativa di Manfredonia tutta da indagare, svelare e capire. E che tanto ha nuociuto alla città. Nove anni nei quali le speranze di forti exploit lungimiranti emerse nel primo mandato Riccardi, hanno ceduto il passo alle cocenti delusioni esplose nella seconda parte. La città è rimasta a guardare come imbambolata. E a subire eventi ermeticamente dissimulati, sui quali ancora oggi ci si interroga.
POCO o niente hanno rivelato le sedute consiliari sempre più ingarbugliate, roventi e guerreggiate: non erano che l’espressione velata di quello che succedeva nelle stanze del potere inteso nel senso più personalizzato. Non va dimenticato e sottovalutato che il sindaco Riccardi è stato costretto alle dimissioni a seguito della perdita della maggioranza in consiglio comunale. L’epilogo di lotte intestine sulle quali tutti i protagonisti coinvolti a vario titolo e interesse, hanno mantenuto un solidale silenzio. Gli scheletri riposti negli armadi. Il Prefetto di Foggia è intervenuto sciogliendo l’assemblea consiliare e inviando un commissario prefettizio. Un provvedimento cui ha fatto seguito quello del Ministro dell’interno dello scioglimento del consiglio comunale per “infiltrazioni mafiose”, che la Corte di Cassazione ha così sintetizzato «sussiste per colpa dello stesso amministratore, una situazione di cattiva gestione della cosa pubblica, aperta alle ingerenze esterne e asservita alle pressini inquinanti delle associazioni criminali operanti sul territorio». Un quadro fosco ma esplicativo.
UNA STAGIONE di buio impenetrabile che non accenna a diradarsi ma che pare riverberi i sui sinistri effetti sull’attualità. Si era confidato che la elezione di una nuova dirigenza politico-amministrativa della città portasse ad un totale cambiamento di registro e dunque ad un più aperto e costruttivo modo di concepire il governo della città dando impulso ai valori fondanti di una comunità rimasta al palo: una attesa che è ancora tutta da verificare.
Michele Apollonio