Sabato 27 Aprile 2024

Il Parco Archeologico che verrà

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Quella appena conclusasi è stata la terza campagna di scavo nell’area archeologica di Siponto che ha consegnato all’attenzione degli studiosi e del pubblico, un Parco ricco di tracce importanti delle due città sovrapposte, quella romana e l’altra medievale. Per tanti versi una conferma in concreto di quanto, molto dettagliatamente ma naturalmente ipotizzato, è stato raccontato nei libri di storia e archeologia. Immagini e idee che ora, dopo gli interventi di scavo effettuati, che hanno trovato ampio riscontro sul campo, anzi sono andati molto al di là delle tesi elaborate. Le Università di Bari e di Foggia, con gli archeologi Giuliano Volpe, Roberto Goffredo, Maria Turchiano, hanno creduto nel “progetto Parco archeologico di Siponto” supportati dalle prospezioni geofisiche e magnetometriche condotte, che hanno dato una sostanziale indicazione di massima di quello che la coltre plurisecolare di terra teneva nascosto. Si sono pertanto messi all’opera con convinzione e impegno seguiti una sessantina di studenti archeologi, riuscendo a tracciare un profilo reale delle civiltà che si sono avvicendate su quell’area in oltre due mila anni. Sono state riportate alla luce tratti delle poderose mura urbiche romane con una torre quadrangolare (Secondo secolo a.C.), alcune domus del centro della città medievale, i poderosi locali portuali, i resti dell’anfiteatro augusteo capace di accogliere ottomila spettatori, una serie di edifici romani al di sotto di quelli medievali, una grande cisterna, una chiesa pavimentata con lastre di pietra calcarea con abside e altare, numerosi pezzi di intonaco affrescato riproducenti la sagoma di un vescovo con mitria e una scritta “Balduin…” probabilmente un Priore dei Teutonici, ritrovamento che apre un interessante scenario di collegamento con il non lontana abbazia San Leonardo di Siponto. Insomma gli archeologi impegnati sono riusciti a rendere visibile quello che era invisibile, a dare certezza dell’esistenza di vestigia che hanno scritto una storia meravigliosa che continua nei nostri giorni con l’erede Manfredonia. Il moderno che ritrova il suo passato, le sue radici. Per tanti versi un prodigio che ora va protetto, studiato e offerto al pubblico. Un cimelio di vita che guarda lontano. Un Parco che va sostenuto con un progetto ben mirato. Innanzi tutto occorre che gli scavi siano condotti stabilmente e con prospettive più larghe. Fino ad ora è stata indagata l’area intorno alle basiliche: la Siponto archeologica è ben più estesa. Andrebbe localizzata, recintata e protetta. Le Università hanno svolto il loro compito con grande competenza e passione, ma ora è necessario che gli enti superiori preposti si attivino per assicurare dignità storica e culturale ad una realtà che ha dimostrato di avere tutte le prerogative per essere annoverata al pari di quelle maggiormente presenti sul territorio nazionale. Peraltro a Manfredonia è localizzato un Museo nazionale archeologico che custodisce straordinari reperti di un’ampia area archeologica tra cui le originali e uniche stele daunie. L’appello è pertanto rivolto al Ministero ai beni culturali, alla Soprintendenza archeologica, alla Direzione regionale all’archeologia, alla Direzione regionale dei Parchi archeologici e non ultima alla Regione Puglia. I fondi non mancherebbero, si tratterebbe di destinarli con progetti mirati. Intanto è da risolvere la proprietà dell’area su cui insiste l’anfiteatro recentemente acquisita da un privato, e da stabilire una sede per gli uffici di servizio. Un Parco archeologico non è circoscritto all’area di scavo, ma è comprensivo di una serie articolata di servizi che rendono il Parco razionalmente praticabile. Per il Parco archeologico di Siponto da tempo sono stati predisposti progetti riguardanti la strada di accesso, i parcheggi, la sede per i laboratori e la conservazione dei reperti, progetti che rimangono nei cassetti di chissà quale ufficio a far concorrenza ai reperti archeologici. Un Parco archeologico attrezzato e ospitale è anche una cospicua opportunità economica capace di supportare un flusso turistico ragguardevole. Ma a Manfredonia se ne sono accorti?

di Michele Apollonio

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