Venerdì 26 Aprile 2024

I Centri di Accoglienza dei Richiedenti Asilo in Puglia il C.A.R.A. di Borgo Mezzanone

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La cosiddetta “Legge Puglia”, del 1995, autorizzava l’istituzione dei Centri di prima Accoglienza, dislocati lungo le coste pugliesi per contrastare l’immigrazione “clandestina” legata all’elevato numero di sbarchi. All’epoca c’erano le roulottopoli di Foggia e Bari, entrambe site nelle aree delle due basi militari dismesse di Borgo Mezzanone e di Bari Palese, che tra il 2005 e il 2007 furono sostituite con gli attuali moduli abitativi prefabbricati. Il Centro di Borgo Mezzanone da struttura d’emergenza (1999) divenne nel 2005 un Centro di accoglienza permanente, acquisendo l’attuale denominazione. Lo spiazzo centrale in cemento che divide le due aree degli alloggi (strutture prefabbricate e una in muratura) ospita una terza zona del modulo mensa/moschea e di quello ludico/ricreativo (calcio, pallavolo, ping-pong). Diversi sono i servizi offerti: assistenza socio-psicologica, medica, infermieristica, legale e alfabetizzazione della lingua italiana. Dai recenti servizi televisivi e dai dati forniti dall’Osservatorio migranti (www.osservatoriomigranti.org) mostrano una realtà del tutto diversa da quella che sembra in apparenza. A causa della mancanza dei controlli da parte dello Stato italiano, nel tempo si è andato formando alle spalle del CARA un villaggio abusivo, costituito dagli ex moduli prefabbricati in stato di abbandono ed occupati illegalmente da alcune centinaia di stranieri. Il numero degli ospiti effettivi, impossibile da verificare, aumenta notevolmente durante le stagioni di raccolta nelle campagne circostanti, diventando preda privilegiata dei “caporali”. (Borgo Mezzanone, baraccopoli dimenticata dallo Stato – www.youtube.com/watch?v=TBU71r-pm8A). A causa delle lungaggini burocratiche, gli immigrati permangono nei CARA oltre il tempo previsto di 6 mesi, attendendo anche più di un anno. Ciò causa delle tensioni emotive tra i vari gruppi di etnie, sfociando in risse. Un’altra criticità riguarda il transito incontrollato di migranti, provenienti dal ghetto della zona abusiva, che attraversando i valichi della recinzione rotta giungono nella struttura del CARA, delinquendo e usurpando i servizi forniti nel centro autorizzato. Perché lo Stato non interviene per arginare queste problematiche? Perché mancano i controlli ai valichi? Esiste un’altra realtà parallela che tenta di correggere gli errori commessi dallo Stato, accogliendo i migranti nella Casa Speranza gestita dalla Caritas della parrocchia di Santa Maria del Grano e San Matteo Apostolo di Borgo Mezzanone. Il Parroco, don Stefano Mazzone, racconta ai nostri microfoni “è una struttura nata dieci anni fa che accoglie 12 profughi con lo scopo di favorire processi di integrazione socio-lavorativa.” Don Stefano gestisce a Manfredonia la Casa della Carità adibita in parte all’accoglienza dei migranti attraverso determinati progetti (affidati al Consorzio Aranea). Continua don Stefano “la nostra struttura accoglie famiglie e donne sole con bambini che possono sostare per brevi periodi o anche più di un anno quando si dilungano i tempi del ricorso avverso il diniego alla loro domanda di asilo. I migranti sono più propensi ad essere accolti in strutture più a misura d’uomo come le nostre (di Manfredonia) rispetto ai grandi centri di prima accoglienza. Quello di Borgo Mezzanone accoglie solo uomini che spesso sono insofferenti a causa del clima di sovraffollamento”. Attualmente il CARA di Borgo Mezzanone ospita circa un migliaio di migranti oltre la capienza consentita di 856 persone. Seppur in diminuzione rispetto al periodo della primavera araba (2011), ad oggi gli sbarchi registrati (2016) in Italia sono 153.000 rispetto agli 851.000 della Grecia. L’Italia, porta d’Oriente, potrebbe giocare, nell’ambito delle politiche migratorie, un ruolo determinate nello scacchiere europeo se insieme ai paesi comunitari riuscisse a realizzare delle efficaci intese con i territori da cui la popolazione scappa, arginando così i flussi migratori verso l’Europa.

Grazia Amoruso

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